Il 7 aprile 1614 moriva a Toledo Domínikos Theotokópoulos, conosciuto come “El Greco”, uno dei più grandi pittori nella storia dell’arte.
El Greco, oppure
il Greco, nome d'arte di Domínikos Theotokópoulos (Δομήνικος
Θεοτοκόπουλος)— (Candia, 1541 – Toledo, 7 aprile 1614), è
stato un pittore, scultore e architetto greco vissuto in Italia e in Spagna. È
tra le figure più importanti del tardo Rinascimento spagnolo, e spesso
considerato il primo maestro del Siglo de Oro.
Nacque a Creta,
che all'epoca faceva parte della Repubblica di Venezia ed era il centro di un
importante movimento pittorico post-bizantino, chiamato Scuola cretese. Dopo
l'apprendistato come pittore di icone diventò maestro d'arte seguendo il corso
di quella tradizione artistica, prima di intraprendere, all'età di 26 anni, il
viaggio verso Venezia, usuale meta tra i pittori greci dell'epoca. Infatti
nel 1567 si trasferì nella Serenissima, lasciando Creta e la propria moglie,
probabilmente per trovare nuovi sbocchi di mercato e per confrontarsi
direttamente con le famose botteghe di Tiziano, Bassano, Tintoretto e
Veronese. Nel 1570 si recò anche a Roma dove aprì una bottega e dipinse una
serie di opere.
Durante il
soggiorno in Italia El Greco modificò il suo stile in modo sostanziale,
arricchendolo con elementi tratti dal manierismo e dal Rinascimento veneziano,
ispirati soprattutto al Tintoretto nelle linee sinuose e allungate, nel senso
del movimento e nella drammaticità dell'illuminazione, e al tardo Tiziano
nell'uso del colore.Nel 1577 si trasferì a Toledo, in Spagna, dove visse e
lavorò fino al giorno della morte. Proprio a Toledo El Greco ricevette numerose
importanti commissioni e realizzò alcune delle sue opere più importanti e
conosciute.
Lo stile
drammatico ed espressionistico di El Greco era guardato con perplessità dai
suoi contemporanei ma è stato molto apprezzato e rivalutato nel corso del XX
secolo. La sua personalità e le sue opere sono diventate fonte di ispirazione
per poeti e scrittori come Rainer Maria Rilke e Nikos Kazantzakis. Alcuni
studiosi moderni hanno definito El Greco come un artista assai singolare e
difficilmente inquadrabile nelle scuole pittoriche tradizionali. È famoso
per le sue figure umane sinuosamente allungate e per i colori originali e
fantasiosi di cui spesso si serviva, frutto dell'incontro tra l'arte bizantina
e la pittura occidentale.
La Dormizione
della Vergine (anteriore al 1567, tempera e oro su pannello 61,4 × 45 cm,
Cattedrale della Dormizione della Vergine, Ermoupoli, Syra)
Nato nel 1541, o
nel villaggio di Fodele o a Candia (denominazione veneziana di Chandax, oggi
Heraklion) a Creta, Il dibattito circa il luogo di nascita di El Greco è ancora
aperto. La maggior parte dei ricercatori e degli studiosi lo identificano in
Candia. El Greco faceva parte di una ricca famiglia di città
probabilmente trasferitasi a Candia tra il 1526 e il 1528, una volta fuggita
dalla Canea in seguito a una rivolta contro i veneziani Il padre di El
Greco, Geórgios Theotokópoulos (morto nel 1556) era un mercante e esattore
delle imposte. Nulla si sa della madre, se non che anch'essa era greca. Il fratello maggiore, Manoússos Theotokópoulos (1531 – 13 dicembre 1604),
diventò a sua volta un agiato mercante e trascorse gli ultimi anni della sua
vita nella casa di El Greco a Toledo.
El Greco iniziò
il proprio apprendistato artistico come pittore di icone della Scuola cretese,
dove si era sviluppato il nucleo principale dell'arte post-bizantina. Oltre
alla pittura, studiò probabilmente i testi classici dell'antica Grecia e forse
anche quelli latini; alla sua morte lasciò una raccolta di 130 testi personali
tra cui la Bibbia in greco e una copia commentata de Le vite de' più eccellenti
pittori, scultori e architettori del Vasari.Candia era un centro di
attività artistica in cui le culture orientale e occidentale coesistevano in
armonia, dove nel XVI secolo risiedevano circa duecento pittori in attività che
si erano organizzati in una gilda sul modello di quelle italiane. Nel 1563,
a ventidue anni, El Greco venne definito in un documento come un
"maestro" ("maestro Domenigo"), il che significa che era
già maestro della gilda e quindi presumibilmente gestiva una propria
bottega.Tre anni dopo, nel giugno 1566, come testimonia un contratto,
firmava come μαΐστρος Μένεγος Θεοτοκόπουλος σγουράφος, ovvero "Maestro
Menégos Theotokópoulos, pittore".
La maggior parte
degli studiosi ritiene che "la famiglia Theotokópoulos fosse quasi
certamente di religione greco-ortodossa" anche se alcune fonti lo
vogliono nato cattolico. Al pari di molti emigranti
ortodossi in Europa dell'epoca, dopo il suo arrivo apparentemente si convertì
al cattolicesimo, e sicuramente lo professò in Spagna, dove nel suo testamento
si descrisse come un "devoto cattolico". Le approfondite ricerche
d'archivio condotte fin dall'inizio degli anni sessanta da ricercatori come
Nikolaos Panayotakis, Pandelis Prevelakis e Maria Constantoudaki suggeriscono
comunque che la famiglia e gli antenati di El Greco fossero greco-ortodossi.
Uno dei suoi zii era un prete ortodosso e il suo nome non viene menzionato
nell'archivio dei registri battesimali di Creta. Prevelakis si spinge oltre,
esprimendo il dubbio che in realtà l'artista non abbia mai praticato il
cattolicesimo.
Il periodo
italiano
Ritratto di
Giorgio Giulio Clovio, il più antico ritratto realizzato da El Greco giunto
fino a noi (c. 1570, olio su tela, 58 × 86 cm, Museo di Capodimonte, Napoli).
Nel ritratto di Clovio, amico e sostenitore del giovane artista cretese nel
periodo romano, è già evidente il talento di El Greco come ritrattista.
Adorazione dei
Magi, 1568, Museo Soumaya, Città del Messico
Dal momento che
Creta era, fin dal 1211, un possedimento della Repubblica di Venezia, fu
naturale per il giovane El Greco continuare la propria carriera a Venezia.[2]
Anche se l'anno esatto del trasferimento non è noto, la maggior parte degli
studiosi concorda nel stabilirlo attorno al 1567. Secondo altro materiale d'archivio, ovvero dei disegni che El Greco mandò a un
cartografo cretese, l'artista nel 1568 si trovava a Venezia.Non si sa
molto degli anni trascorsi in Italia da El Greco. Visse a Venezia fino al 1570
e, secondo quanto scritto in una lettera da un suo più anziano amico, il più
grande miniaturista dell'epoca il croato Giulio Clovio, fu
"discepolo" di Tiziano, che allora aveva circa ottant'anni, ma era
ancora in attività. Questo potrebbe significare che abbia lavorato nella grande
bottega di Tiziano, ma ciò non è sicuro. Clovio descrisse El Greco come «un
talento raro nell'arte della pittura».
Nel 1570 El Greco
si trasferì a Roma, dove eseguì una serie di opere fortemente caratterizzate
dallo stile appreso nel suo apprendistato veneziano.[ Non si sa quanto a
lungo sia rimasto a Roma, anche se potrebbe essere tornato a Venezia (verso il
1575-76) prima di partire per la Spagna.A Roma, dietro raccomandazione di
Giulio Clovio,] fu accolto come ospite a Palazzo Farnese, che il cardinale
Alessandro Farnese aveva trasformato nel centro artistico e intellettuale della
città. Lì entrò in contatto con l'élite intellettuale romana, tra cui l'erudito
Fulvio Orsini, la cui collezione in seguito incluse sette dipinti dell'artista
(tra cui Veduta del Monte Sinai e un ritratto di Clovio).
Diversamente da
altri artisti cretesi trasferitisi a Venezia, El Greco modificò il suo stile in
modo sostanziale e cercò di distinguersi inventando interpretazioni nuove e
insolite dei soggetti religiosi tradizionali. Le opere dipinte in Italia
furono influenzate dallo stile del rinascimento veneziano dell'epoca e
presentano figure allungate che rievocano quelle del Tintoretto e un uso del
colore che riconduce a Tiziano. I pittori veneziani gli insegnarono anche ad
organizzare sulla tela le sue composizioni di varie figure, creando scenari
pieni di vita e con una luce capace di creare atmosfera.
Grazie al periodo
trascorso a Roma i suoi dipinti si arricchirono di caratteristiche tipiche del
manierismo dell'epoca.All'epoca del suo arrivo in città, Michelangelo e
Raffaello erano già morti, ma il loro esempio continuava ad essere estremamente
importante, praticamente inevitabile per tutti i giovani pittori. El Greco era
deciso a lasciare la propria traccia a Roma, difendendo le sue convinzioni
artistiche, le sue idee e il suo stile. Apprezzò molto il lavoro del
Correggio e del Parmigianino ma non esitò a criticare duramente il Giudizio
universale di Michelangelo realizzato nella Cappella Sistina; fece
a papa Pio V la proposta di lasciarlo ridipingere interamente l'affresco
secondo i dettami della nuova e più rigida dottrina cattolica. Quando,
successivamente, gli venne chiesto che cosa pensasse di Michelangelo El Greco
rispose che «era un brav'uomo, ma non sapeva dipingere».Si è quindi posti
di fronte a un paradosso: si sa che El Greco rigettò con forza o addirittura condannò
l'opera di Michelangelo, ma allo stesso tempo gli fu impossibile sfuggire alla
sua influenza. L'influenza di Buonarroti infatti si può vedere in opere più
tarde di El Greco, come l'Allegoria della Lega Santa. Realizzando i
ritratti di Michelangelo, Tiziano, Clovio e, presumibilmente, Raffaello in uno
dei suoi dipinti (La purificazione del tempio), El Greco non solo espresse la
sua gratitudine nei loro confronti, ma di fatto reclamò di poter essere messo
sullo stesso piano di quei grandi maestri. Come si può leggere nei suoi stessi
commentari, El Greco vedeva quegli artisti come modelli da emulare. Nelle
sue Cronache, scritte nel XVII secolo, Giulio Mancini incluse El Greco tra i
pittori che avevano promosso, in vari modi, una rivalutazione degli
insegnamenti di Michelangelo.
A causa delle sue
convinzioni artistiche non convenzionali e della sua forte personalità, ben
presto a Roma si procurò dei nemici. L'architetto e scrittore Pirro Ligorio lo
definì uno «stupido straniero» e materiale d'archivio recentemente scoperto
racconta di una lite con Farnese, che costrinse il giovane artista ad
abbandonare il suo palazzo.[Il 6 luglio 1572, El Greco fece una protesta
ufficiale per questo fatto e pochi mesi dopo, il 18 settembre 1572, pagò la
propria quota d'iscrizione alla Gilda di San Luca come pittore
miniaturista. Alla fine dell'anno El Greco aprì la propria bottega e
ingaggiò come assistenti i pittori Lattanzio Bonastri de Lucignano e Francisco
Preboste.
La
Spagna
Il trasferimento
a Toledo
L'Assunzione
della Vergine (1577–1579, olio su tela, 401 × 228 cm, Art Institute of Chicago)
è uno dei nove dipinti che El Greco completò per il Monastero di San Domenico
di Silos a Toledo, la prima commissione che ricevette in Spagna.
Nel 1577 El Greco
emigrò dapprima a Madrid, quindi a Toledo, dove realizzò le sue opere più
mature. A quell'epoca Toledo era la capitale religiosa della Spagna e una
città molto popolosa dall'«illustre passato, prospero presente e
incerto futuro». A Roma, El Greco, si era guadagnato il rispetto di vari
intellettuali, ma aveva anche dovuto affrontare l'ostilità di alcuni
critici. Nel decennio del 1570 l'immenso monastero-palazzo de El Escorial
era ancora in costruzione e Filippo II di Spagna incontrava difficoltà nel
trovare validi artisti che realizzassero i molti dipinti di grandi dimensioni
che dovevano decorarlo. Tiziano era morto, mentre Tintoretto, Veronese e
Antonio Moro avevano tutti rifiutato di andare in Spagna. Filippo aveva dovuto
ripiegare su Juan Fernández de Navarrete, artista di minore talento, le cui
gravedad y decoro (serietà e dignità) erano però apprezzate dal re stesso.
Navarrete però morì nel 1579; il fatto si rivelò un'occasione propizia per El
Greco. Tramite Clovio e Orsini El Greco incontrò Benito Arias Montano, un
umanista spagnolo nonché agente per conto di Filippo, il religioso Pedro Chacón
e Luis de Castilla, figlio di Diego de Castilla il diacono della Cattedrale di
Toledo. Grazie all'amicizia stretta con de Castilla El Greco si assicurò la
sua prima grande commissione a Toledo. Arrivò in città nel luglio 1577 e firmò
un contratto per realizzare un gruppo di dipinti che dovevano decorare il
Monastero di San Domenico di Silos a Toledo e la celebre Spoliazione di
Cristo. Entro settembre del 1579 terminò i nove dipinti per il convento,
tra cui La Trinità e L'Assunzione della Vergine. Tali opere fissarono la
reputazione di El Greco a Toledo come pittore di alto livello.
El Greco non
aveva progettato di stabilirsi definitivamente a Toledo, in quanto il suo
obiettivo era di conquistarsi il favore di Filippo e riuscire a lasciare il
segno come artista a corte. Per questo riuscì a fare in modo di assicurarsi
due importanti commissioni dal re: l'Allegoria della Lega Santa e il Martirio
di San Maurizio. Tuttavia tali opere non piacquero al re, che decise di
sistemare la pala di San Maurizio nella sala capitolare invece che all'interno
della cappella per cui era stata commissionata. Pertanto decise di non affidare
più commissioni a El Greco. I motivi esatti dell'insoddisfazione del re non
sono chiari. Alcuni studiosi hanno suggerito che a Filippo non fosse piaciuta
l'inclusione di persone viventi in una scena a soggetto religioso; altri
che l'opera di El Greco avesse contravvenuto a una regola fondamentale
dell'epoca della controriforma, ovvero che in un'immagine il contenuto fosse
predominante rispetto allo stile. Filippo seguiva con grande interesse le
commissioni artistiche e aveva dei gusti molto definiti: anche una scultura
raffigurante una Crocifissione di Benvenuto Cellini, opera che si fece
attendere a lungo, non incontrò il suo gusto e venne sistemata in un luogo meno
rilevante. Il successivo esperimento di Filippo, che si rivolse a Federico
Zuccari, ebbe successo ancor minore. Comunque sia andata, l'insoddisfazione
di Filippo pose fine ad ogni speranza che El Greco avesse avuto di ottenere il
patronato reale.
Le opere della
maturità e gli ultimi anni
La Sepoltura del
conte di Orgaz (1586–1588, olio su tela, 480 × 360 cm, Santo Tomé, Toledo), è
ai giorni nostri l'opera più famosa di El Greco, e illustra una leggenda popolare
locale. Si tratta di un dipinto molto grande e chiaramente diviso in due zone:
la parte celeste superiore e la parte "terrena" in basso, fuse
insieme dalla composizione del quadro.
Privo del
sostegno del Re, El Greco si vide costretto a restare a Toledo, dove fin dal
suo arrivo nel 1577 era considerato un grande pittore. Secondo Hortensio
Félix Paravicino, un predicatore e poeta spagnolo del XVII secolo, «Creta gli
diede i natali e l'abilità di pittore, Toledo gli diede una patria migliore,
dove nel cammino verso la morte iniziò a conquistarsi la vita eterna». Nel
1585 sembra avesse ingaggiato un assistente, il pittore italiano Francesco
Preboste, e possedeva una bottega in grado di produrre oltre a dipinti anche
statue e cornici d'altare. Il 12 marzo 1586 ottenne una commissione per
realizzare la Sepoltura del conte di Orgaz, che oggi è diventata la sua opera
più celebre. Il decennio che va dal 1597 al 1607 per El Greco fu un periodo
di intensa attività. In quegli anni ricevette varie commissioni importanti e la
sua bottega realizzò gruppi pittorici e scultorei per diverse istituzioni
religiose. Tra le commissioni più rilevanti del periodo ci sono tre altari
realizzati per la Cappella di San Giuseppe a Toledo (1597–1599), tre dipinti per
il Collegio de Doña María di Aragona (1596–1600), un monastero agostiniano di
Madrid, e l'altare maggiore con quattro altari laterali e il dipinto di San
Ildefonso per la cappella Maggiore dell'Hospital de la Caridad di Illescas
(1603-1605). La minuta della commissione per la Vergine dell'Immacolata
Concezione (1607–1613), scritta dal personale dell'amministrazione cittadina,
descrive El Greco come "uno degli uomini più grandi sia all'interno del
regno che fuori".
Tra il 1607 e il
1608 El Greco rimase coinvolto in una lunga disputa legale, riguardante il
pagamento dei suoi lavori, con i responsabile dell'Hospital de la Caridad di
Illetas; questa, oltre ad altre controversie legali,
contribuirono a portarlo verso le difficoltà economiche che incontrò verso la
fine della sua vita. nel 1608 ricevette l'ultima grande commissione, per
conto dell'Hospital di San Giovanni Battista a Toledo.
El Greco aveva
eletto Toledo a sua patria. Contratti giunti fino a noi lo citano come proprietario
dal 1585 in poi di un complesso di tre appartamenti e ventiquattro stanze
appartenute al Marchese di Villena. Fu proprio in quegli appartamenti, che
gli servivano anche come laboratorio e bottega, che trascorse il resto della
sua vita, dipingendo e studiando. Tenne uno stile di vita piuttosto elevato e
spesso ingaggiava dei musicisti che lo intrattenessero mentre cenava. Non ci
sono conferme del fatto che convivesse con la sua compagna spagnola, Jerónima
de Las Cuevas, che probabilmente non sposò mai. La donna fu la madre del suo
unico figlio, Jorge Manuel, nato nel 1578, che diventò a sua volta un pittore
aiutando il padre e continuando a imitare il suo stile compositivo per anni
dopo averne ereditato la bottega. Nel 1604 Jorge Manuel e Alfonsa de
los Morales diventarono genitori del nipote di El Greco, Gabriel, che fu
battezzato da Gregorio Angulo, governatore di Toledo e amico personale
dell'artista.
Mentre lavorava a
un'opera commissionatagli dall'Hospital de Tavera El Greco si ammalò gravemente
e, un mese dopo, il 7 aprile 1614, morì. Pochi giorni prima, il 31 marzo, aveva
incaricato il figlio di porre in atto le sue ultime volontà. Testimoni di
quest'atto furono due suoi amici greci (El Greco non aveva mai perso del tutto
il contatto con le sue origini). Fu sepolto nella chiesa di San Domenico di
Antigua. Ma nel 1618 le sue spoglie vennero traslate nel Monastero di
S.Torquato, che venne a sua volta distrutto nel 1868.
La sua
arte
Tecnica e
stile
La Spoliazione di
Cristo (El Espolio) (1577–1579, olio su tela 285 × 173 cm, Sacrestia della
Cattedrale, Toledo) è una delle più celebri pale d'altare di El Greco. Le pale
d'altare di El Greco sono famose per le loro composizioni dinamiche e il loro
carattere innovativo.
Uno dei principi
fondamentali dello stile di El Greco è il primato dell'immaginazione e
dell'intuizione sulla rappresentazione soggettiva della creazione. El Greco
rifiutò i principi classicisti come misura e proporzione. Credeva che la grazia
fosse l'obiettivo principale dell'arte, ma il pittore ha raggiunto la grazia
solo se riesce a risolvere le problematiche più complesse con facilità e
disinvoltura.
El Greco pensava
che il colore fosse l'elemento più importante e allo stesso tempo meno
governabile di un dipinto, e dichiarò che il colore aveva la supremazia
rispetto all'immagine. Francisco Pacheco del Río, un pittore che fece
visita a El Greco nel 1611, scrisse che all'artista piacevano «grandi macchie
di colori puri e non mescolati, come fossero immodesti segni della sua
abilità».
Lo storico
dell'arte Max Dvořák è stato il primo studioso a mettere in relazione l'arte di
El Greco con il manierismo e l'antinaturalismo. Gli studiosi moderni
definiscono la dottrina dei El Greco come «tipicamente manierista» e
individuano le sue origini nel neoplatonismo rinascimentale.(Jonathan
Brown ritiene che El Greco si sia sforzato di creare una forma d'arte
raffinata; secondo Nicholas Penny «giunto in Spagna, El Greco fu capace di
inventare un proprio stile personale che sconfessava la maggior parte delle
ambizioni descrittive della pittura».
Nelle opere della
maturità El Greco dimostrò una caratteristica tendenza a drammatizzare
piuttosto che a descrivere;un forte turbamento spirituale si trasferisce
dal dipinto direttamente agli osservatori. Secondo Pacheco il perturbato,
distorto e talvolta apparentemente poco curato tratto di El Greco era in realtà
dovuto al suo meditato impegno nel tentare di acquisire una libertà di
stile. La preferenza di El Greco per le figure molto alte e snelle e per le
composizioni verticalmente allungate, capaci sia di soddisfare i suoi scopi
espressivi che di obbedire ala sua dottrina estetica, lo portò a trascurare le
leggi di natura e ad allungare sempre di più le sue composizioni, in
particolare quando erano destinate a delle pale d'altare.Nelle opere della
sua maturità l'anatomia umana venne sempre più trasfigurata; per La Vergine
dell'Immacolata Concezione El Greco chiese di allungare la pala stessa di circa
mezzo metro «perché in questo modo la sua immagine sarà perfetta e non ridotta,
che è la cosa peggiore che può capitare a una figura». Una delle innovazioni
più significative delle opere della maturità di El Greco fu l'integrazione tra
immagini e spazio; viene sviluppata una reciproca relazione che unifica
completamente la superficie dipinta. Un'integrazione simile sarebbe riemersa
solo tre secoli dopo, nelle opere di Cézanne e Picasso.
Altra
caratteristica del tardo stile di El Greco è l'uso della luce. Come nota
Jonathan Brown, «ogni figura sembra avere la propria luce dentro di sé oppure
riflette la luce che proviene da una sorgente invisibile». Fernando Marias
e Agustín Bustamante García, gli studiosi che hanno trascritto le annotazioni
manoscritte di El Greco, associano la forza che il pittore dona alla luce con
l'ideale alla base del neoplatonismo cristiano.
La critica
moderna pone l'attenzione sull'importanza che ebbe Toledo per il completo
sviluppo dello stile di El Greco e pone in rilievo la capacità dell'artista di
adattare il suo stile all'ambiente che lo circondava. Harold Wethey
sostiene che «anche se era greco di origine e italiano come preparazione
artistica, l'artista si immerse così a fondo nell'ambiente profondamente
religioso spagnolo da diventare l'artista visuale più rappresentativo del
misticismo spagnolo»; egli crede che nelle opere più mature di El Greco «la sua
attitudine profondamente spirituale riflette lo spirito della chiesa cattolica
romana di Spagna del periodo della Controriforma».
El Greco fu anche
un eccellente ritrattista, capace di mettere sulla tela le sembianze di chi
posava, di comunicare il suo carattere. Eseguì numericamente meno ritratti
rispetto ai dipinti di argomento religioso, ma la loro qualità è egualmente
elevata. Wethey afferma che "in modo semplice l'artista creava caratterizzazioni
memorabili che lo pongono tra i ritrattisti più gradi, insieme a Tiziano e
Rembrandt".
Possibili
affinità con l'arte bizantina
Veduta di Toledo
(c. 1596–1600, olio su tela, 47,75 × 42,75 cm, Metropolitan Museum of Art, New
York) è una delle due vedute della città realizzate da El Greco giunte fino a
noi.
A partire dagli
inizi del XX secolo, gli studiosi hanno iniziato a chiedersi se lo stile di El
Greco potesse avere le sue origini nell'arte bizantina. Alcuni storici
dell'arte hanno sostenuto che le radici artistiche di El Greco affondavano
profondamente nella tradizione bizantina, e che le sue caratteristiche più
peculiari discendono in maniera diretta dall'arte dei suoi antenati, altri
al contrario hanno affermato che l'arte bizantina non può essere messa in
relazione con le opere di El Greco della fine della sua carriera.
La scoperta della
Dormizione della Vergine sull'isola di Siro, opera autentica e firmata
dall'artista del suo periodo cretese, e le approfondite ricerche d'archivio dei
primi anni sessanta, hanno contribuito a riaccendere il dibattito e a
rivalutare queste teorie. Nonostante segua diverse delle convenzioni
stilistiche proprie delle icone bizantine, alcuni aspetti del dipinto mostrano
senza dubbio l'influenza dell'arte veneziana e la composizione, che mostra la
morte di Maria, fonde le differenti dottrine della dormizione ortodossa e
dell'assunzione cattolica.
Importanti lavori
critici della seconda metà del XX secolo dedicati a El Greco rivalutano alcune
delle interpretazioni della sua opera, tra cui le supposte radici bizantine.[3]
Basandosi sugli appunti scritti da El Greco stesso, con il suo tipico stile, e
sul fatto che l'artista scrivesse la sua firma in caratteri greci, si può individuare
una continuità organica tra la pittura bizantina e la sua arte. Secondo
Marina Lambraki-Plaka «lontano dall'influenza dell'Italia, in un luogo neutrale
e simile sotto il profilo intellettuale al suo luogo di nascita, Candia, gli
elementi bizantini della sua formazione emersero ed ebbero un ruolo importante
nella nuova concezione dell'immagine che ci viene presentata nelle sue opere
della maturità». Con questo giudizio la Lambraki-Plaka si pone in
contrapposizione ai professori dell'Università di Oxford Cyril Mango e
Elizabeth Jeffreys, che sostengono che «nonostante si affermi il contrario,
l'unico elemento bizantino dei suoi più celebri dipinti era la firma in
caratteri greci». Nikos Hadjinikolaou afferma che a partire dal 1570 la pittura
di El Greco è «né bizantina né post-bizantina, ma occidentale. Le opere che
realizzò in Italia appartengono alla storia dell'arte italiana, e quelle che
produsse in Spagna alla storia dell'arte spagnola».
Lo storico
dell'arte britannico David Davies cerca le origini dello stile di El Greco nella
sua educazione greco-cristiana e nel suo ricordo degli aspetti liturgici e
cerimoniali della Chiesa ortodossa. Davies crede che l'atmosfera religiosa del
periodo della controriforma e l'estetica del manierismo abbiano agito da
catalizzatori nella creazione della sua tecnica personale. Egli afferma inoltre
che le filosofie platonica e neoplatonica, le opere di Plotino e dello
Pseudo-Dionigi l'Areopagita, i testi dei Padri della Chiesa e la liturgia
offrono le chiavi per comprendere lo stile di El Greco.Riassumendo le
varie discussioni su questo punto, José Álvarez Lopera, curatore del Museo del
Prado di Madrid, conclude che la presenza dei "ricordi bizantini" è
evidente nelle opere di El Greco della maturità, anche se ci sono ancora dei punti
oscuri riguardo alle sue origini bizantine che avrebbero bisogno di ulteriori
chiarimenti.
Architettura e
scultura
El Greco fu
notevolmente apprezzato dai suoi contemporanei anche come architetto e
scultore.[80] Era solito progettare e realizzare per intero le composizioni
artistiche che decoravano gli altari non solo intervenendo come pittore, come
fece, ad esempio per l'Hospital de la Caridad. Decorò infatti la cappella
dell'Hospital, ma l'altare ligneo e le sculture sono con ogni probabilità
andati perduti. Per l'El Espolio l'artista progettò l'altare originale di
legno dorato che è andato distrutto, ma il piccolo gruppo scultoreo del
Miracolo di San Ildefonso è arrivato fino a noi.
La sua più
importante opera architettonica furono la chiesa e il monastero di Santo
Domingo el Antiguo, edifici per cui realizzò anche sculture e dipinti. El
Greco è considerato un pittore che tende ad incorporare l'architettura nei suoi
dipinti. Si ritiene che nel periodo trascorso a Toledo fosse solito anche
realizzare le complesse cornici dei suoi dipinti; Pacheco lo definisce uno
«scrittore di pittura, scultura e architettura».
Nei marginalia
che El Greco aggiunse alla sua copia della traduzione del De Architectura di
Vitruvio fatta da Daniele Barbaro, l'artista rifiuta l'attaccamento che
Vitruvio manifesta verso le rovine archeologiche, le proporzioni canoniche, la
prospettiva e la matematica. El Greco avversava il concetto stesso di regola in
architettura; credeva soprattutto nella libertà di inventare e difendeva le
novità, la varietà e la complessità. Queste idee furono però di gran lunga
troppo azzardate per la sua epoca e non riuscirono ad avere alcuna risonanza
nell'immediato.
L'eredità
La considerazione
postuma da parte dei critici
La Santa Trinità
(1577–1579, 300 × 178 cm, olio su tela, Museo del Prado, Madrid, Spagna) Faceva
parte di un gruppo di opere dipinte per la chiesa di "Santo Domingo el
Antiguo".
El Greco fu molto
poco considerato dalle generazioni immediatamente successive, perché il suo
lavoro sotto molti aspetti era opposto ai principi del primo stile barocco che
iniziò ad imporsi verso gli inizi del XVII secolo e che presto finì per
soppiantare gli ultimi fuochi del manierismo del XVI secolo. El Greco fu
giudicato incomprensibile e non ebbe seguaci di rilievo. Solo suo figlio e
alcuni altri sconosciuti pittori realizzarono delle poco valide imitazioni dei
suoi lavori. Tra la fine del XVII secolo e l'inizio del XVIII dei critici
spagnoli iniziarono a lodare la sua abilità, criticando però al contempo il suo
stile anti-naturalistico e la sua complessa iconografia. Alcuni di questi
studiosi, come Acislo Antonio Palomino de Castro y Velasco e Juan Agustín Ceán
Bermúdez, descrissero le sue opere della maturità come «disprezzabili»,
«ridicole» e «meritevoli di disprezzo».[85] Il punto di vista di Palomino e
Bermúdez venne frequentemente ripreso nella storiografia spagnola, con
l'aggiunta di termini come «strano», «bizzarro», «originale», «eccentrico» e
«stravagante».
Con l'arrivo del
romanticismo alla fine del XVIII secolo, le opere di El Greco furono valutate
di nuovo e in maniera diversa. Secondo lo scrittore francese Théophile
Gautier, El Greco fu il precursore del movimento romantico europeo nella sua
ricerca della stranezza e dell'estremo.
Gautier giudicava
El Greco come l'eroe romantico ideale (il «talentuoso», l'«incompreso», il
«folle»), e fu il primo ad esprimere esplicitamente la sua ammirazione per
la tecnica di El Greco delle sue ultime opere. I critici d'arte francesi
Zacharie Astruc e Paul Lefort contribuirono a promuovere un diffuso rinnovato
interesse verso la sua pittura. Nel decennio del 1890, vari pittori spagnoli
residenti a Parigi lo adottarono come propria guida e punto di riferimento.
Nel 1908, lo
storico dell'arte spagnolo Manuel Bartolomé Cossío pubblicò il primo catalogo
generale delle opere di El Greco; nel testo El Greco fu presentato come il
fondatore della scuola spagnola. Nello stesso anno Julius Meier-Graefe,
studioso dell'impressionismo francese, fece un viaggio in Spagna con l'intento
di studiare Velásquez, ma rimase invece affascinato da El Greco; raccontò le
sue esperienze in Spanische Reise, il libro che finì per imporre
definitivamente El Greco come grande pittore del passato anche al di fuori di
ristretti circoli. Nell'opera di El Greco Meier-Graefe vede i prodromi
dell'arte moderna.
Nel 1920
l'artista e critico d'arte inglese Roger Fry scrisse che El Greco fu un tipico
genio che agiva come meglio pareva a lui «del tutto indifferente all'effetto
che il modo di esprimersi che riteneva corretto avrebbe potuto produrre sul
pubblico». Fry lo descrisse come «un antico maestro, che non solo è comunque
moderno, ma di fatto sembra essere ancora molti passi avanti a noi e si volta
indietro per mostrarci la via».
Nello stesso
periodo altri ricercatori svilupparono teorie alternative e più radicali. I
medici August Goldschmidt e Germán Beritens ipotizzarono che El Greco
dipingesse figure umane così allungate perché aveva problemi di vista (forse un
astigmatismo o strabismo progressivo) che gli facevano vedere i corpi più
lunghi di quanto fossero e con un'angolatura più verticale. Un altro medico, Arturo Perera, attribuì invece il suo particolare
stile all'uso di marijuana. Michael Kimmelman, critico del The New York
Times, sostenne che «per i greci diventò la quintessenza del pittore greco e
per gli spagnoli la quintessenza di quello spagnolo».
Come dimostrato
dal felice esito della campagna di raccolta fondi lanciata dalla Pinacoteca
Nazionale di Atene nel 1995 per l'acquisto del San Pietro, El Greco è
apprezzato non solo dagli esperti e amanti dell'arte, ma anche dalla gente
comune; grazie alle donazioni di singoli individui e di fondazioni di
beneficenza La pinacoteca riuscì a raccogliere 1,2 milioni di dollari,
acquistando così il dipinto.
Influenza su
altri artisti
L'Apertura del
quinto sigillo dell'Apocalisse (1608–1614, olio, 225 × 193 cm., New York,
Metropolitan Museum of Art) è probabilmente stata una delle prime fonti di
ispirazione per Les Demoiselles d'Avignon di Picasso.
La rivalutazione
dell'arte di El Greco non fu limitata ai soli studiosi. Secondo Efi
Foundoulaki, «pittori e teorici fin dall'inizio del XX secolo 'scoprirono' un
nuovo El Greco ma, nel mentre, scoprirono anche se stessi». La sua capacità
espressiva e il suo uso del colore influenzarono Eugène Delacroix e Édouard
Manet.
Secondo il gruppo
di artisti Der Blaue Reiter, formatosi a Monaco di Baviera nel 1911, El Greco
simboleggiava la «struttura mistica interiore» la riscoperta della quale era
l'obiettivo della loro generazione. Il primo pittore che sembra essersi
interessato al codice strutturale della morfologia dei dipinti dell'El Greco
della maturità fu Paul Cézanne, uno dei precursori del cubismo. Analisi
morfologiche comparative dell'opera dei due pittori rivelano i loro elementi
comuni, come la distorsione della figura umana, gli sfondi rossastri e (solo in
apparenza) poco elaborati e le somiglianze nell'utilizzo e nella
rappresentazione degli spazi.Secondo Brown, «Cézanne ed El Greco sono
spiritualmente fratelli, a dispetto dei secoli che li separano».
I simbolisti, e
Pablo Picasso nel suo periodo blu, si ispirarono alle tonalità fredde di El
Greco, servendosi anche della stessa anatomia delle sue figure ascetiche.
Mentre Picasso stava lavorando a Les Demoiselles d'Avignon, fece visita
all'amico Ignacio Zuloaga nel suo atelier di Parigi e studiò l'Apertura del
quinto sigillo dell'Apocalisse di El Greco (che era di proprietà di Zuloaga dal
1897). Il rapporto tra Les Demoiselles d'Avignon e l'Apertura del quinto
sigillo dell'Apocalisse venne messa in evidenza nel primi anni ottanta, quando
le similitudini stilistiche e le correlazioni tra gli elementi base dei due
dipinti vennero attentamente analizzate.
Ritratto di Jorge
Manuel Theotocópuli (1600–1605, olio su tela, 81 × 56 cm, Museo Provinciale di
Belle Arti, Siviglia).
I primi
esperimenti cubisti di Picasso avrebbero poi svelato altre caratteristiche
tipiche delle opere di El Greco: l'analisi strutturale delle sue composizioni,
la rifrazione multiforme delle immagini, l'intreccio di forme e spazio e gli
speciali effetti causati dalle zone di massima luce. Diversi aspetti del
cubismo, come le distorsioni e l'interpretazione fisica del tempo trovano
analogie nelle opere di El Greco. Secondo Picasso la struttura delle opere di
El Greco è cubista. Il 22 febbraio 1950 Picasso inaugurò la sua serie di
parafrasi di opere di altri pittori con Il ritratto di un pittore dopo El
Greco. Foundoulaki dice che Picasso «completò [...] il processo di
rivitalizzazione dei valori pittorici di El Greco che era stato iniziato da
Manet e portato avanti da Cézanne».
Gli
espressionisti concentrarono l'attenzione sulle distorsioni espressive di El
Greco. Franz Marc, uno dei principali rappresentanti del movimento
espressionista tedesco, disse «Ci rifacciamo con piacere e risolutezza a El
Greco, perché la fama di questo pittore è strettamente legata all'evoluzione
delle nostre nuove intuizioni artistiche». Anche Jackson Pollock, grande
esponente della corrente dell'espressionismo astratto, fu influenzato da El
Greco. Prima della fine del 1943 Pollock aveva realizzato sessanta composizioni
a disegno sulla scia di quelle di El Greco e possedeva tre libri sulle opere
del maestro cretese.
La personalità e
il lavoro di El Greco furono fonte di ispirazione per il poeta Rainer Maria
Rilke. Un gruppo di poesie di Rilke (Himmelfahrt Mariae I.II., 1913) furono
direttamente basate sull'Immacolata Concezione del pittore.
Lo scrittore
greco Nikos Kazantzakis, che sentiva una grande affinità spirituale con il
pittore, intitolò la propria autobiografia Rapporto a El Greco e scrisse
inoltre un tributo all'artista di origine cretese.
Nel 1998 il
compositore di musica elettronica e artista Vangelis pubblicò El Greco, un
album sinfonico ispirato all'artista. L'album rappresenta un'espansione di un
precedente lavoro di Vangelis Foros Timis Ston Greco (Φόρος Τιμής Στον Γρέκο,
It. "Un tributo a El Greco").
La vita
dell'artista nato a Creta è stata anche il soggetto del film El Greco,
coproduzione greco - spagnolo - britannica. Il primo ciak della pellicola
diretta da Yannis Smaragdis fu dato a Creta nell'ottobre 2006; El Greco è
stato interpretato dall'attore britannico Nick Ashdon.
Altri film e
documentari
documentario
Toledo y El Greco di Ignacio F. Iquino (1935)
cortometraggio
Evocación de El Greco di Manuel Hernández Sanjuán (1944)
cortometraggio El
Greco en Toledo di Arturo Ruiz Castillo (1945)
documentario El
Greco di José María Elorrieta (1948)
documentario El
Greco en Toledo di Leonardo Martín (1951)
documentario El
Greco en su obra maestra: El entierro del Conde Orgaz di Juan Serra (1953)
documentario El
Greco en Toledo di Pío Caro Baroja (1959)
documentario El
Greco, un pintor, un río, una ciudad di Jesús Fernández Santos (1960)
lungometraggio El
Greco di Luciano Salce (1966)
documentario El
Greco di José María Elorrieta (1973)
lungometraggio El
caballero de la mano en el pecho di Juan Guerrero Zamora (1976)
serie tv
Dominikos Theotokopoulos Kris epoiei di Antonis Papadoupoulos (2008)
Il dibattito
sulle attribuzioni
Trittico di
Modena (1568, tempera su legno, 37 × 23,8 cm (centrale), 24 × 18 cm (pannelli
laterali), Galleria Estense, Modena) è una piccola composizione attribuita ad
El Greco.
«Δομήνικος
Θεοτοκόπουλος ἐποίει» sono le parole che El Greco usava per firmare i suoi
dipinti. Dopo il suo nome aggiungeva la parola "ἐποίει" che significa
"lo fece".
Il numero esatto
delle opere di El Greco è una questione che ha provocato molte discussioni. Nel
1937, un celebre studio dello storico dell'arte Rodolfo Pallucchini ebbe
l'effetto di aumentare grandemente il numero dei dipinti accettati come di mano
dell'artista. Pallucchini attribuì a El Greco un piccolo trittico che si trova
nella Galleria Estense di Modena basandosi su una firma che si trova sul retro
del pannello centrale dell'opera, Χείρ Δομήνιχου ("Creata dalla mano di
Domenico"). Si trovò così consenso sull'idea che il trittico fosse
davvero un'opera giovanile di El Greco e la pubblicazione di Pallucchini
diventò in pratica il metro di giudizio usato per attribuire opere
all'artista. Tuttavia, Wethey negò che il Trittico di Modena avesse qualcosa
a che spartire con l'artista e, nel 1962, scrisse un catalogo ragionato
riducendo molto il numero di opere di El Greco riconosciute come tali. Mentre
lo storico dell'arte José Camón Aznar aveva attribuito al maestro cretese tra
787 e 829 dipinti, Wethey si limitò a riconoscere come autentiche 285 opere:
Halldor Sœhner, uno studioso tedesco dell'arte spagnola, ne riconobbe solo
137.
Wethey e altri
studiosi rifiutarono il concetto che Creta avesse avuto un qualsiasi ruolo
nella sua formazione, rifiutando così una serie di opere ritenute appartenenti
alla gioventù di El Greco.
A partire dal
1962, la scoperta della Dormizione, e le approfondite ricerche di archivio
hanno convinto gli studiosi che le valutazioni di Wethey non erano del tutto
corrette e che le scelte che aveva fatto per costruire il suo catalogo
probabilmente avevano distorto la completa percezione della natura, delle
origini, dello sviluppo e degli inizi dell'arte di El Greco. La scoperta della
Dormizione condusse all'attribuzione a El Greco di altre tre opere firmate
Δομήνικος (Trittico di Modena, San Luca con la Vergine e il bambino e
l'Adorazione dei Magi) e in seguito all'accettazione come autentiche di altre
opere - alcune firmate altre no (come la Passione di Cristo dipinta nel
1566) - che furono inserite nel gruppo delle opere del primo periodo di El
Greco. El Greco oggi è visto come un artista che ha avuto un'esperienza
artistica formativa a Creta. Una serie di opere illustrano il suo primo stile,
alcune dipinte proprio a Creta, altre nel primo periodo veneziano, altre ancora
durante la permanenza a Roma.[ Anche Wethey finì per accettare che
«probabilmente dipinse il piccolo e molto discusso trittico della Galleria
Estense di Modena prima di lasciare Creta». Nondimeno la disputa sul numero
esatto delle autentiche opere di El Greco resta irrisolta e l'attendibilità del
catalogo di Wethey è al centro di tali discussioni.
Poche sculture
sono state attribuite a El Greco, tra le quali Epimeteo e Pandora. Questa attribuzione
dubbia è basata sulla testimonianza di Pacheco (egli vide nello studio di El
Greco una serie di figurine, ma potrebbero essere state semplicemente dei
modelli di prova). Tra le opere di El Greco giunte fino a noi ci sono anche
quattro disegni; tre di questi sono lavori preparatori per la pala d'altare di
Santo Domingo el Antiguo, mentre il quarto è uno studio per uno dei suoi
dipinti, La crocifissione.
Opere a Creta
(fino al 1567)
Cronologia della
vita di El Greco
1567: San Luca
dipinge la Vergine col Bambino, tempera e olio su tela attaccata su tavola,
41,6 x 33 cm, Atene, Museo Benaki.
1570 circa:
Deposizione nel sepolcro, olio e tempera su tavola, 51,5 x 43 cm, Atene,
Alexandros Soutzos Museum.
Il periodo a
Venezia (1567-1570)
1567 circa:
Guarigione del cieco nato, olio su tavola, 65,5 x 84 cm, Dresda,
Gemäldegalerie.
1568 circa:
Trittico di Modena, 1568 circa, tempera su tavola, 37 x 23,8 cm (centrale), 24
x 18 cm (laterali) raffiguranti l'Adorazione dei pastori, e il Battesimo di
Cristo; il recto è composto da Il Monte Sinai (pannello centrale) e dai
pannelli laterali con l'Annunciazione e da Adamo ed Eva nel paradiso terrestre,
Modena, Galleria Estense.
1568 circa:
Ultima cena, olio su tavola, 43 x 52 cm, Bologna, Pinacoteca nazionale.
1570 circa:
Annunciazione, tempera su tavola, 26,7 x 20 cm, Madrid, Museo del Prado.
1570 circa:
Purificazione del Tempio, olio su tavola di pioppo, 65 x 83 cm, Washington,
National Gallery of Art.
1570 circa:
Cristo guarisce il cieco, olio su tela, 119 x 146 cm, New York, Metropolitan
Museum of Art.
1570-1572: Adorazione
dei pastori, olio su tela, 114 x 105 cm, Collezione privata.
1570-1572:
Stimmate di san Francesco, tempera su tavola, 28,2 x 20,6 cm, Collezione
privata.
1570-1572: Il
monte Sinai, olio e tempera su tavola, 41 x 47,5 cm, Candia, Historical Museum
of Crete.
1570-1575:
Guarigione del cieco, olio su tela, 50 x 61 cm, Parma, Galleria nazionale.
Il soggiorno
romano (1570-1575)
1570-1575:
Ragazzo che soffia su un tizzone acceso, olio su tela, 72,2 x 68 cm, Napoli,
Gallerie nazionali di Capodimonte.
1571-1572:
Ritratto di Giulio Clovio, olio su tela, 58 x 86 cm, Napoli, Gallerie nazionali
di Capodimonte.
Opere spagnole
(1577-1614)[modifica | modifica wikitesto]
Assunzione della
Vergine (1577), Olio su tela, Chicago, Art Institute.
La Trinità
(1577), Olio su tela, Madrid, Museo del Prado.
Resurrezione di
Cristo (1577-1579), Olio su tela, Toledo, Chiesa di Santo Domingo el Antiguo.
San Sebastiano
(1577-1578), Olio su tela, Palencia, Museo Catedralicio.
San Giuseppe
(1577-1580), Olio su tela, collezione privata.
1577-1579:
Spoliazione di Cristo, olio su tela di 173 × 85 cm, Sacrestia della Cattedrale
di Toledo.
1585-1588: Sacra
Famiglia (El Greco, Museo de Santa Cruz), olio su tela cm 178 × 105, Museo de
Santa Cruz a Toledo.
1586: Sepoltura
del conte di Orgaz, olio su tela di cm 430 x 360, Chiesa di San Tommaso a
Toledo.
1590: Orazione
nell'orto, olio su tela di cm 102 x 131, National Gallery a Londra.
1590-1595: Cristo
portacroce, olio su tela di cm 106 x 69, Museo nazionale d'arte della
Catalogna.
1595-1596: Sacra
Famiglia (El Greco, Hospital de Tavera), olio su tela cm 127 x 106, Hospital de
Tavera a Toledo.
Adorazione dei
pastori (1596-1600), Olio su tela, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Antica.
Battesimo di
Cristo (1596-1600), Olio su tela, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Antica.
1597: Vergine
Maria, olio su tela di cm 52 x 41, Museo del Prado di Madrid.
1600 circa:
Ritratto di cardinale, olio su tela di cm 194 x 130, Metropolitan Museum of Art
di New York.
1600 circa:
Cacciata dei mercanti dal Tempio, olio su tela di cm 106 x 130, National
Gallery di Londra.
1597-1607:
Orazione nell'orto, olio su tela di cm 169 x 112, Chiesa di Santa Maria
Maggiore a Andújar.
I santi Pietro e
Paolo (1605-1608), Olio su tela, Stoccolma, Nationalmuseum.
San Luca
(1605-1610), Olio su tela, Toledo, Cattedrale di Santa María.
Maddalena
penitente (1605-1610), Olio su tela, collezione privata.
1608: San Pietro,
olio su tela di cm 207 x 105, Monastero dell'Escorial a San Lorenzo de El
Escorial (Madrid).
San Giovanni
Evangelista e san Francesco (1608 c.), Olio su tela, Madrid, Museo del Prado.
Frate Hortensio
Félix Paravicino (1609 c.), Olio su tela, Boston, Museum of Fine Arts.
1610 circa: Veduta
di Toledo, olio su tela di cm 121 x 106, Metropolitan Museum of Art di New
York.
1608-1614:
Salvatore, olio su tela di cm 72 x 55, Museo del Prado di Madrid.
1610-1614:
Laocoonte, olio su tela di cm 142 x 193, National Gallery of Art, Washington.
1612-1614 circa:
Adorazione dei pastori, olio su tela di cm 320 x 180, Museo del Prado di
Madrid.
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