"I greci sono ricchi, la Grecia è povera”
Patrasso. La
nuovissima autostrada che collega Igoumenitsa, al nord del paese, con Patrasso
, capoluogo del Peloponneso, che poi prosegue fino ad Atene sembra pochissimo
frequentata. E’ una delle infrastrutture completate grazie agli aiuti dell
Europa, che dovrebbe alleggerire il traffico dei vacanzieri. E questo già non
pare un buon indizio, considerando che siamo nel periodo subito dopo
Ferragosto. “ Ma come si fa a far pagare 20 euro per 230 Km a chi ne guadagna
magari 700 in un mese.” Dice Giuseppe Caruso, italiano da venticinque anni
trapiantato in Grecia. Il vero paradosso della Grecia post austerity, è proprio
qui. Stipendi e pensioni dimezzati ma prezzi rimasti uguali al periodo precrisi
o addirittura cresciuti. Ma il greco non è tipo da abbattersi tanto facilmente
“.
"I
greci sono ricchi, la Grecia è povera” mi dice un imprenditore della zona,
intendendo che comunque il paese malgrado l austerità imposta dall’ Europa e’
rimasto un paese solido. Programma di austerita’ che il 20 Agosto dopo 8 anni,
si e’ finalmente concluso. Il ministro
delle Finanze di Atene, Euklides Tsakalotos, ha ottenuto, infatti, a Giugno, la
fine del programma di aiuti, ma, soprattutto, ha spuntato misure per alleggerire
il debito e dare quindi al governo Tsipras la possibilità di fare ripartire
l’economia, con l’opportunità di tornare a finanziarsi direttamente sui
mercati. Lo stesso Tsipras ha tenuto un discorso simbolico ad Itaca per
affermare che “ l odissea del popolo greco e’ finalmente finita”.
Ma questi
otto anni di austerità si sentono sulla pelle della media borghesia greca, che
abituata a vivere al di sopra delle proprie possibilità, ha dovuto fare i conti
con stipendi e pensioni dimezzati,
welfare ridotto e prezzi che comunque sono saliti. Nel 2009, l'anno in cui è
scoppiata la crisi, il rapporto del deficit sul pil era -15,1%. Lo scorso anno
il bilancio della Grecia si è chiuso con un attivo pari allo 0,8% del Pil e un
avanzo primario (senza cioè gli interessi sul debito) del 3,7%. Anche l'economia
reale è in salute: a trainarla finora è stato il turismo ma negli ultimi mesi
sono ripartiti l'export (+10% nel 2018) e produzione industriale (+6,7% ad
aprile) e sono in deciso aumento gli investimenti esteri.Il potere d'acquisto
dei greci è crollato del 28,3% dal 2008 mentre la bolletta fiscale è salita da
49 a 50 milioni.
Le famiglie
che vivono in estrema povertà sono il 21% (dati Eurostat) il doppio del 2010.
L'importo delle pensioni - tagliate 13 volte - è calato in media del 14% e a
inizio 2019 è prevista un'altra sforbiciata. Il settore pubblico ha perso
200mila posti di lavoro in otto anni. Nel 2017 ben 133mila persone (+333%)
hanno rinunciato all'eredità perché non avevano i soldi per pagare le tasse.
“Le tasse hanno raggiunto un livello assolutamente insostenibile, per questo
moltissimi chiudono qui e riaprono in Bulgaria, dove la tassazione e al 15%.
Fare l imprenditore in Grecia adesso è diventato troppo difficoltoso”.
Dice
Papandreu, titolare di uno stabilimento balneare a Kaliniki, rinomata località
balneare a 20 Km da Olimpia. Qui raccontano che dieci anni fa non potevi
trovare un lettino libero fino a fine Agosto, adesso invece la gente è poca e
sopratutto spende ancora meno. La classe media e’ quella che e’ stata piu
duramente colpita dalla crisi e quindi le spese voluttuaria sono state
inevitabilmente tagliate, prima tra tutte quelle per le vacanze. Eppure come
detto, i dati sono in netto miglioramento nel 2018 il pile’ previsto in
crescita del 2,3 %, la disoccupazione dal 30% del 2013 e’ scesa al 19,5%. “
La Grecia e
l Europa sono sempre stati considerati come dei pungiball- dice George
Pagolutos, professore di politica Economica alla facoltà di economia di Atene,
uno dei più autorevoli esperti greci di questioni europee, e consigliere del
governo di Tsipras- ma basta guardare gli Stati Uniti o la Gran Bretagna per
capire che il nostro continente, dopo aver risolto la grave crisi del debito,
ora puo’ rappresentare un polo di stabilità.”Sarà anche così ma è altrettanto
indubbio che il 22,2% della popolazione greca ha vere e proprie difficoltà a
soddisfare i bisogni di prima necessità: pagamento delle bollette, del
riscaldamento o del mutuo si sono trasformati in vere e proprie sfide. Questa
situazione ha condotto moltissime famiglie ad aggrapparsi ad un reddito solo,
per esempio la pensione di uno dei genitori. Molti, invece, si calcola circa 500.000 sono quelli emigrati
all estero, sopratutto gente qualificata. La maggior parte proprio verso la tanto
vituperata Germania, poi in Inghilterra, Bulgaria e Romania. Come Tugi che dopo
sette anni a Düsseldorf, come architetto, questo anno è tornato in Grecia “
Questa e la mia terra e la situazione è sicuramente migliorata ed io come molti
altri ho deciso di tornare.”
A trainare l
economia è l’export, che cresce a ritmi
del 5% annuo, ma entro il 2019 si prevede che anche la domanda interna
crescera’ del 2,9%, così come la spesa pubblica, destinata ad espandersi dopo
le drastiche spending review degli ultimi anni. Ma anche i dati sul commercio marittimo,
altro asso portante dell economia del paese, sono davvero incoraggianti. Nel
2017 il commercio marittimo è aumentato di quasi il 17 per cento rispetto
all'anno precedente, arrivando a circa 9,14 miliardi di euro. Ma il problema
per le imprese del settore anche qui sono le tasse cresciute a dismisura” Il
presidente del sindacato dei commercianti del Pireo, Nikos Manesiotis, dice che
negli ultimi nove anni un terzo dei negozi della città ha chiuso i battenti:
"Un'impresa come la mia, con un utile netto fra i 70 e i 75 mila euro - e
mi creda, ce ne sono che raggiungono questo livello - versa fra il 55 e il 65
per cento di tasse. Dei miei 75 mila euro ne restano quindi 30 mila. Da questi
30 mila euro, però, devo detrarne altri 20 mila per contributi assicurativi,
perché ho un reddito superiore ai settantamila euro. Alla fine, dopo un anno di
duro lavoro, da un utile netto di 70 mila euro me ne restano solo 10 mila, meno
di mille euro al mese ".
Il governo
greco aveva necessita’ assoluta di fare cassa e per questo ha anche dovuto
vendere molti dei “ gioielli di famiglia”, come metà del porto del Pireo ai
cinesi di Cosco. Il risultato e’ stato sicuramente positivo.Nella zona del
Pireo controllata da Cosco, infatti, il volume di carico è più che raddoppiato
nel giro di un anno, e oggi ammonta a 1,05 milioni di container. Se il margine
di profitto dell’attività è ancora esiguo – 4,98 milioni di euro l’anno scorso
e 72,5 milioni quest’anno – è soprattutto perché la compagnia cinese sta
investendo grandi capitali per lo sviluppo del porto. Attualmente Cosco sta
spendendo più di 299 milioni per modernizzare il suo molo, che l’anno prossimo
potrà gestire 3,7 milioni di container ed entrare nella top ten mondiale. Nel
turismo altro asse portante della economia la gran parte dei tour operator sono
in mani estere, gli operatori locali hanno lasciato la gestione e l
organizzazione ai grandi operatori esteri. E anche lì i risultati sono sotto gli occhi d tutti.A Giugno il turismo
ha avuto un aumento del 22,3 % rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
I Guadagni sono balzati a 2,33 miliardi di euro dai 2 miliardi del Giugno del
2017.
Il turismo è
cresciuto molto- dice ancora Giuseppe- ma a guadagnati sono i grandi tour
operator tedeschi che controllano il 90% del turismo, sfruttando gli operatori
locali a a cui rimangono solo le briciole.” Ma d’ altra parte non solo i tour
operator parlano straniero anche le principali infrastrutture del paese ormai
sono state cedute ad investitori esteri. Dopo il porto di Atene, infatti, un
anno fa l’ agenzia ellenica per le privatizzazioni Hrdaf ha confermato
l’accordo di vendita per 1,1 miliardi di euro del 67% della proprietà dei moli
del porto di Salonicco a un consorzio internazionale guidato dai tedeschi del
gruppo Deutsche Invest Equity Partners, e comprendente le francesi Terminal
Link Sas e Cma Cgm, l’azienda pubblica cinese China Merchants Holdings
International.
Unica
concessione alla nazione ospite il gruppo greco Belterra Investments,
controllato dal miliardario russo-greco Ivan Savvides. La tedesca Fraport ha acquistato,nel 2016, 14 aeroporti
nazionali per 1,2 miliardi di euro. Un altra società tedesca la Avi alliance ha
vinto la concessione ventennale per la gestione dell’ aeroporto di Atene. Ma
non solo porti ed aeroporti sono finiti in mano estere ma anche le ferrovie
nazionali, ferme da tempo, sono passate alle FS italiane. Trenitalia ha infatti
acquistato Trainose, principale operatore nazionale. I vertici delle ferrovie
italiane hanno annunciato di recente investimenti per 500 milioni di euro, per
riportare il sistema ferroviario greco ai livelli europei. Si vedrà, certo e’
che questo dimostra come il paese avesse bisogno di un piano infrastrutturale
importante e che senza l’ arrivo di investimenti esteri mai avrebbe potuto
fare. Questo perché un paese che punta
molto sul turismo come la Grecia ha bisogno di infrastrutture moderne. “
Il popolo
greco ha vissuto per decenni di clientelismo e di stipendi statali, come e
peggio che nel nostro paese. La corruzione e’ sempre stata diffusissima.” dice
sempre Giuseppe. Ma ora a tutto ciò Olga Gerovasili, 57ani, agguerritissimo
ministro per la riforma amministrativa ha deciso di porre la parola fine. Se
poi ci riesca questo è un altro discorso. Quello che è certo e’ che le
durissime riforme degli ultimi anni hanno avuto un effetto dirompente su tutta
la classe media. “ Io credo che la crisi sia stata forse salutare- dice Andrea
Papadato, imprenditore nel ramo della disinfestazione, con filiali in tutta la
Grecia e Romania e Bulgaria- eravamo abituati troppo bene. Ed ora forse siamo
tornati un po’ con i piedi per terra. Certo e’ stato un duro risveglio. Ma io
adesso sono ottimista”. Ma non tutti sono ottimisti come lui. Come per esempio
il Washington Post, che dice l’esatto contrario: «La crisi economica greca è
finita soltanto per chi non vive in Grecia. La ripresa di cui si vantano le
autorità europee non esiste. E il Fondo monetario prevede, con ottimismo, che
nel 2023 la Grecia sarà del 12% più povera di quanto lo fosse nel 2007, prima
della crisi. Questo implica che tornerà al livello pre-recessione nel 2030, o
giù di lì. Hanno fatto un deserto, e lo hanno chiamato ripresa».
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