Σάββατο 15 Σεπτεμβρίου 2018

Pan, il dio-capro, nel mito classico e negli Hiperionidi

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La nascita di Pan

“Che orrore!” gridò la ninfa Driope quando vide Pan appena nato. Anche Hermes, il padre del neonato, guardò il piccolo con stupore. Non aveva mai visto una creatura tanto mostruosa!

Da Marco Parisi -  29 luglio 2018 

Dalla loro unione era nato un bambino metà umano e metà capro: volto barbuto e grinzoso, il mento assai prominente, sulla fronte due vistose corna, gli arti inferiori sono zampe caprine ed i piedi provvisti di zoccoli.

La ninfa, alla vista del piccolo bambino deforme, fuggì via, così Hermes lo portò sull’Olimpo dove il piccolo fu oggetto di scherno da parte di tutte le divinità, in modo particolare Ares. Il dio-capro sentendosi così offeso, fuggì via con la promessa di non rimettere più piede sul sacro monte della Tessaglia.

Arrivò nel Peloponneso, in Arcadia più precisamente, sul monte Cillene dove stabilì la sua dimora.

Pan, Siringa e la storia del flauto

Poco dopo il suo trasferimento sul Cillene, Pan conobbe una ninfa di nome Siringa. Il dio s’innamorò subito, ma la ninfa non corrispose i suoi sentimenti. Il dio così la rincorse per monte e per valli sin quando Siringa arrivò alle sponde del fiume Ladone, suo genitore: “Ti supplico padre, salvami da Pan” disse, ed il padre la mutò in un giunco nodoso. Il dio stremato la raggiunse ed involontariamente soffiò sulle canne della pianta ed udì un dolce suono di appagamento.

“Questo rapporto tra noi non dovrà mai cessare”, dopo di ché, saldando tra loro con l’aiuto della cera più canne di diversa lunghezza, perpetuò attraverso lo strumento il nome della ninfa” 

(Ovidio, Metamorfosi, I libro).

Gli altri amori di Pan

Siringa non fu il solo amore avuto da Pan. Il dio-capro infatti adottò una vita libera e brada in cui godeva dei piaceri della vita attraverso il buon cibo, il buon vino e soprattutto la buona compagnia, soprattutto femminile. Il dio seguiva un’alimentazione basata sui prodotti della Terra rifiutando così l’ambrosia, alimento essenziale per l’immortalità tra i numi.

Mai però svegliarlo durante la siesta! E’ capace, se qualcuno lo disturba in una caverna o quando è accovacciato nell’ombra di un albero, di lanciare degl’urli così spaventosi da provocare il “panico” nel responsabile.

Pan si unì ad altri della sua specie, chiamati Satiri, capitanati da Sileno e così tutti passarono le loro giornate.

Tra i suoi amori più illustri ci sono Pitis, ninfa menade mutata poi in pino; la ninfa Eco, Eufeme, la nutrice delle muse e la dea Selene, con la quale ebbe un figlio di Nasso.

Il ruolo di Pan nella lotta contro Tifeo

Un altro ruolo importante di Pan fu la sua partecipazione alla lotta degli Olimpi contro Tifone, un mostro generato da Gea e Tartaro, dotato di ali, cento teste, occhi terrificanti, voce spaventosa che usciva da cento bocche e parte inferiore del corpo avvolta in due gigantesche spirali serpentiformi.

Tifone entrò in competizione con Zeus per il dominio del mondo; gli dei nel vederlo fuggirono terrorizzati in Egitto dove si nascosero assumendo le forme più svariate: Zeus divenne un ariete, Hera una vacca bianca, Afrodite si trasformò in un pesce, Ares in un cinghiale, Apollo in un corvo, Artemide in un gatto, Hermes in un ibis e Dioniso in una capra. Pan trasformò solo la sua metà inferiore nella coda di un pesce e si nascose in un fiume.

L’unica che non si nascose fu Atena che, denigrando gli altri dei, convinse Zeus a dar battaglia a Tifone. Zeus ebbe inizialmente la peggio: Tifone lo avvolse con le sue spire, gli recise i tendini di mani e piedi e lo rinchiuse in una grotta della Cilicia sotto la custodia di Echidna, la sua sposa.

Pan riuscì a spaventarla con un tremendo urlo ed Ermes le sottrasse i tendini di Zeus che, recuperate le forze, si lanciò su un carro trainato da cavalli alati contro Tifone, bersagliandolo di fulmini. Riuscì ad ucciderlo in Sicilia, seppellendolo sotto l’Etna. Da allora il vulcano rivomita periodicamente i fulmini che avevano colpito il drago.

Zeus premiò Pan trasformando il suo aspetto ibrido di pesce e di capra in una costellazione, il Capricorno.

Pan contro Apollo: Mida ne fa le spese

Un giorno Pan si ritrovò sul monte Tmolo in Lidia (Turchia) intento a suonare. Trasportato dalle dolci note osò sfidare il dio Apollo, dicendo che le sue melodie non potevano competere con le note del suo flauto.

Apollo così scese dall’Olimpo per gareggiare con Pan, invitando lo stesso Tmolo, il dio del monte, a fare da giudice alla sfida.

Dapprima suonò Pan, ma quando Apollo iniziò a toccare la sua lira, ogni cosa sembrò fermarsi alle sue note tanto che Tmolo, senza esitare, lo dichiarò vincitore e lo stesso Pan si inchinò a tanta grazia e armonia.

Solo Mida che per caso passava da quelle parti e aveva assistito all’esibizione, iniziò a protestare dicendo che doveva essere Pan il vincitore. A quel punto Apollo, per punire Mida della sua arroganza, decise di trasformargli le orecchie in quelle di un asino, e così fu.

Pan e l’ “infelice” incontro con Ercole

Un episodio simpatico è raccontato nel ciclo eracleo, quando il dio-capro ebbe un diverbio abbastanza forte col figlio di Zeus.

Quando Ercole era il servo di Onfale dopo il suo esilio per la morte di Ifito, Pan li vide su un’alta collina del monte Tmolo e s’invaghì della regina di Lidia.

Il dio capro li seguì sin nei pressi di una caverna, quivi per gioco Ercole ed Onfale si scambiarono i vestiti. Dopo cena i due si coricarono in giacigli separati per fare dei sacrifici a Dioniso: il rito imponeva una nottata in assoluta castità. Pan intorno alla mezzanotte entrò nella grotta, si diresse nel giaciglio di Onfale e si tuffò sotto le coperte, solo che invece di trovare la regina di Lidia trovò Ercole, il quale gli diede un calcio talmente forte da scaraventarlo fuori dalla caverna, tutto ammaccato.

Da quel giorno, Pan concepì un odio terribile ed irrazionale per ogni tipo di veste e volle che i suoi sacerdoti officiassero nudi e, per vendicarsi di Ercole, sparse la voce in giro dello scambio di vestiti tra lui e la sua padrona.

Pan negli Hiperionidi

Pan è uno dei personaggi principali di “Hiperionidi” edito da Montecovello Edizioni. Legato sentimentalmente alla dea Selene, il ruolo del dio-capro è di vitale importanza per la sorte degli eventi che si susseguono nel romanzo. Selene e Pan condividono non solo l’amore, ma anche il dolore di essere stati abbandonati da piccoli dalle rispettive madri; per questo motivo i due, per tutta la narrazione, mostrano un solido e profondo legame sentimentale.

L’unione tra Pan e Selene simboleggia la “coppia mista” che sopravvive in un contesto sociale straricco di “chiacchiericcio”, quindi gente avvezza a giudicare e condannare frettolosamente le persone. All’inizio del romanzo s’evince proprio questo.

“Tesoro, perché sei qui tutta sola? Gli altri sono sul ponte che si divertono, perché non andiamo anche noi?” così esordisce Pan.

“Perché noi siamo diversi e non meritiamo di stare in mezzo a gente che discrimina” sentenzia Selene.

La differenza nell’aspetto fisico – la dea bellissima e slanciata ed il dio mezzo uomo e mezzo capra – non è quindi mai messa in discussione dalla coppia; gli unici che disapprovano quest’unione sono le solite malelingue che echeggiano nell’aria e fra questi c’è anche Elio, il futuro dio del sole, salvo poi ricredersi perché, come già scritto, Pan sarà per la triade una straordinaria risorsa.

La morte di Pan

Pan è noto anche nel mito greco in quanto è l’unico dio del mito classico che muore e la notizia la dà Tamo, un marinaio su una nave diretta in Italia.

Una voce divina gridò dal di là del mare: “Tamo, quando raggiungerai Palodi, annuncia a tutti che il grande dio Pan è morto”!
  
Bibliografia:

Angelo Della Pietra, Vita da … dei, Marco Derva Editore

Robert Graves, I miti greci, Longanesi e C.

Ovidio, Le metamorfosi, I e XI libro, Oscar Mondadori

Luciano De Crescenzo, I grandi Miti Greci, Oscar Mondadori

Marco Parisi, Hiperionidi, Montecovello Edizioni



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