Τρίτη 4 Σεπτεμβρίου 2018

GRECIA: il tempo ci porterà ad una nuova tragedia

 

In queste ore stiamo vivendo alcune crisi, più o meno annunciate, di diversi paesi per lo più emergenti. Venezuela, Turchia e Argentina. Alcuni di questi paesi sono ormai in crisi cronica (Venezuela), altri hanno dato l’impressione di essere usciti dalla crisi senza mai averlo fatto realmente (Argentina), altri invece ci sono finiti dentro grazie anche ad una gestione economica quantomeno fantasiosa (Turchia).

da Danilo DT, 4 settembre 2018 

Poi a questi paesi io ne ho aggiunto uno, molto vicino a noi. Ovvero la Grecia. Si, proprio lei, quel paese che ormai gli organismi internazionali hanno dichiarato “fuori dalla crisi”. E allora COME MAI io insisto e dico che in Grecia le cose continuano ad andare male?

Beh, cari amici, mettetevi nei panni di certi organismi internazionali che da anni sostengono Atene. Ormai hanno fatto tutto quello che dovevano fare, hanno creato la vera austerity, hanno inaridito l’economia e prosciugato i conti e adesso…che cosa è necessario? Far ripartire gli investimenti. In che modo? Cercando di far ridare fiducia al paese. E a livello internazionale, la voce del FMI e della BCE, ad esempio, rappresenta una fonte autorevole per ridare fiducia. Perché se adesso non si torna ad investire in Grecia, il motore economico non riparte e non ci saranno i soldi per rimborsare le tranche di debito. E quindi (notate quanto sono politicizzate le compagnie di rating) ecco che i rating vengono alzati a livelli improponibili ed irrealistici per la condizioni del paese. Ma poco importa, tanto lo abbiamo imparato no? Il mondo della finanza di carta si basa sulla fiducia.

Un flash di oggi ha iniziato a confermare questa situazione, un rallentamento che era inatteso, visto il gap dalle previsioni.

Vabbè dai…ci può stare, sono ormai diversi trimestri che il PIL è in crescita (facile quando si parte da” quasi” zero). Poi però ho cercato un po’ di dati ed ho trovato un articolo su l’Internazionale che vi ripropongo perché è semplicemente “perfetto” e va a riprendere tutti i miei discorsi con tanto di grafici. E dimostra che prima o poi assisteremo ad una nuova tragedia greca.

Attenzione, quanto è avvenuto in Grecia deve anche suonarci come un monito nel caso in cui ci ritrovassimo la Troika in casa. Certo, noi siamo l’Italia con una ben diversa forza economica, ma state pur certi che il loro operato non sarebbe di certo di tipo “umanitario”.

Eccovi quindi i dati estratti dal sopracitato articolo.

Crisi GRECIA spiegata con 10 grafici

Il 20 agosto la Grecia è uscita dalla tutela della troika, composta da Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale. La penisola ellenica aveva un’amministrazione statale particolarmente inefficiente e un bisogno innegabile di riforme strutturali ma, sotto l’effetto delle politiche imposte dalla troika fin dal 2010, quasi tutti gli indicatori economici e sociali sono profondamente peggiorati. Compreso il debito pubblico, anche se l’obiettivo di quelle politiche era riuscire a gestirlo. Questo intervento passerà alla storia come un esempio di ciò che non bisogna assolutamente fare se si vuole aiutare un paese a risollevarsi.

Il declino della Grecia non si nota solo nelle statistiche economico-finanziarie, ma salta all’occhio anche quando guardiamo gli indicatori demografici. È un declino strutturale, non è legato solo a una fase. Dal 2008 la Grecia ha perso più di un milione di abitanti, che sono andati a vivere e a lavorare in altri paesi, mentre la zona euro ne ha guadagnati più di otto milioni.

Sono soprattutto i giovani ad aver lasciato il paese, e tra questi soprattutto i più qualificati. Su dieci milioni di abitanti, la Grecia registra un calo di circa 500mila giovani tra i venti e i trent’anni rispetto al 2008. È un fatto preoccupante per la possibilità del paese di risollevarsi, poiché manca la manodopera giovane qualificata. In compenso, le persone anziane sono rimaste, e questo peggiora uno stato sociale già in difficoltà.

La cura a base di austerità imposta alla Grecia ha provocato la perdita di circa 860mila posti di lavoro tra il 2008 e il 2013, cioè quasi uno su cinque. Da allora ne sono stati recuperati solo 240mila.

Nel momento peggiore della crisi, la disoccupazione era arrivata alle stelle, raggiungendo il 28 per cento nel 2013. Da allora è diminuita lentamente. Secondo la Commissione europea dovrebbe restare, per quest’anno, ancora al di sopra del 20 per cento. Una parte significativa di questo calo è legata all’esodo dei giovani invece che a un miglioramento della situazione del mercato del lavoro.

A causa dell’austerità, la domanda interna in Grecia è diminuita di più del 30 per cento e sta riprendendo lentamente solo in questi ultimi anni. È una diminuzione quasi paragonabile a quella subita recentemente dall’economia in Venezuela.

La spesa pubblica è diminuita di più di un quarto. Si sta risollevando piano piano, pagando le conseguenze di un arresto brutale nella manutenzione delle infrastrutture, enormi problemi nel sistema sanitario e scolastico, e un impoverimento considerevole dei (tanti) pensionati, rimasti nel paese in mancanza di alternative.

Non si capisce come potrà ripartire l’economia della Grecia viste tutte queste difficoltà. La cosa peggiore è che questa pesante austerità, e in particolare la diminuzione drastica della spesa pubblica, non è servita affatto a limitare l’indebitamento del paese, nonostante l’annullamento parziale del debito nel 2012. Da allora, il debito pubblico è aumentato di 20 punti rispetto al prodotto interno lordo (pil) e non è praticamente diminuito in questi anni.

Quando si continua a tenere un paese intrappolato tra deflazione e recessione, quel paese non può certo liberarsi dai debiti. E riguardo al futuro, nessuno crede davvero che Atene riuscirà a rimborsare il suo debito. Si va di male in peggio.

Inoltre, i redditi dei greci sono crollati, perdendo in media più del 10 per cento del potere d’acquisto, nonostante contemporaneamente siano calati anche i prezzi.

Al contrario, nonostante la crisi, gli altri europei hanno guadagnato più del 10 per cento in termini di potere d’acquisto medio, il che ha creato nuovi divari all’interno della zona euro.


I salari reali dei greci sono diminuiti in media di più di 15 punti percentuali e continuano, al momento, a diminuire.


La politica di austerità imposta dalla troika aveva aumentato le disuguaglianze, già evidenti tra il 2010 e il 2012. Dall’arrivo al potere di Syriza nel 2015 queste disuguaglianze sono state lievemente limitate, grazie alle misure di equità fiscale ottenute dal governo greco dopo lunghi negoziati con la troika.

Detto questo, però, non possiamo negare che la situazione continua ad essere molto complessa. Interessante anche quanto ha detto recentemente Dijsselbloem:

La Grecia avrebbe dovuto baciarsi i gomiti per gli aiuti concessi dalle autorità europee e tenere la bocca chiusa anziché ribellarsi per il trattamento riservatole. È quanto dichiarato dall’ex capo dell’Eurogruppo. Dopo anni di spese allegre, violazione delle regole, evasione fiscale e corruzione il debito pubblico ha raggiunto livelli insostenibili e – complice l’aggravarsi della crisi subprime prima e quella del debito sovrano dopo – Atene è stata costretta a chiedere tre pacchetti di salvataggio dalla troika.

In cambio Commissione Ue, Bce e FMI hanno chiesto l’adozione di misure di rigore e austerity volte a fare tornare i conti pubblici in carreggiata. Le manovre di lacrime e sangue così imposte hanno però come prevedibile provocato una fuga di aziende e cervelli, una disoccupazione giovanile da terzo mondo, l’impoverimento di milioni di cittadini e la svendita dei gioielli nazionali. (Source)

Avete letto bene: “baciarsi i gomiti”. Hanno raso al suolo il paese che dovevano ancora essere riveriti. Bene, cari amici, ci serva da lezione. In questi otto anni di austerità ad Atene, abbiamo assistito alla morte della “classe media”, o se preferite la media borghesia greca, che ha dovuto fare i conti con stipendi e pensioni dimezzati, welfare ridotto e prezzi che comunque sono saliti. Le famiglie che vivono in estrema povertà sono il 21% (dati Eurostat), ovvero il doppio del 2010. L’importo delle pensioni – tagliate 13 volte – è calato in media del 14% e a inizio 2019 è prevista un’altra sforbiciata. Il settore pubblico ha perso 200mila posti di lavoro in otto anni. Nel 2017 ben 133mila persone (+333%) hanno rinunciato all’eredità perché non avevano i soldi per pagare le tasse. “Le tasse hanno raggiunto un livello assolutamente insostenibile, per questo moltissimi chiudono qui e riaprono in Bulgaria, dove la tassazione e al 15%.

Fare l’ imprenditore in Grecia adesso è diventato troppo difficoltoso”. (Source)  Ve lo ripeto, tutto questo ci serva da monito proprio per fare il possibile che la Troika non venga ad insediarsi a Roma. E con il nostro comportamento, oggi, non stiamo facendo altro che preparargli la strada.

Crisi GRECIA spiegata con 10 grafici:

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