Fin dalla
fine del Medioevo il vino più conosciuto e amato in Europa era, a detta dei
più, la malvasia. Un vino che può presentarsi in molte varianti, sia da uva
bianca che da uva nera, e che per Diodoro Siculo è di origine greca.
Il vino
derivava il suo nome, da una città del Peloponneso: Monovasia, che, conquistata
dai Veneziani, diventò, appunto, “malvasia”. E la malvasia fu piantata in varie
località e soprattutto, nel XIII secolo, nell’isola Creta . Poiché l’isola era
detta dai Veneziani Candia, è questa l’origine del vino detto oggi“malvasia di
Candia”.
Tanto era
diffusa la malvasia, soprattutto nella sua variante un po’ dolce,che a Venezia,
quelli che noi oggi chiameremmo i caffè si chiamavano “Malvasie”. E i
Veneziani, nell’epoca d’oro dei loro commerci, fecero arrivare botti di questo
vino in tutte le cantine d’Europa, dalla Sicilia, dove è ancor oggi famosa la
qualità liquorosa,alla Germania, contribuendo alla battaglia di assai lunga
durata che il vino aveva da tempo ingaggiato con la birra nelle latitudini meno
meridionali del vecchio continente.
Trai più
grandi stimatori della malvasia le cronache del tempo annoverano colui che
viene giustamente ricordato come il padre della nazione tedesca: Martin Lutero.
Secondo il
racconto di Aleandro, ad esempio, che potremmo chiamare il cattolico biografo
del capo della Riforma protestante, Lutero,dopo aver affermato le sue posizioni
in quella Dieta di Worms che avrebbe cambiato la storia, e non solo religiosa,
d’Europa,il 26 aprile del 1521, fatta una colazione con pane arrostito, bevve
“molte tazze di malvasia”, salì sul carro e uscì dalla porta della città. Fuori
lo attendeva una scorta. L’editto imperiale che lo dichiarava eretico fu
pubblicato dieci giorni dopo, alla chiusura della Dieta. Anche il viaggio di
andata, sull’onda della popolarità crescente del professore, era stato
accompagnato da folle plaudenti. E anche allora, le notizie parlano sempre di
questo stesso vino, la malvasia, bevuto in compagnia di amici soprattutto a
Francoforte, a pochi chilometri ormai da Worms.
Molti anni
passeranno e tutto cambierà nella vita di colui che era stato un monaco,
agostinianamente assillato dal problema del male radicato nell’essere umano Ma
quando Lutero, dopo alcuni anni si sposò, a sua volta con una ex monaca che
insieme con altre giovani consorelle aveva lasciato il convento nascondendosi,
manco a dirlo, in una botte, il primo regalo che gli sposi ricevettero, fu una
botte di malvasia.
La malvasia,
sia pur al negativo, è il vino presente nel linguaggio luterano anche nei
paragoni. È così, ad esempio che egli raccomanda ai predicatori di parlare:
«Come una madre che calma i suoi piccoli, dà loro il poppatoio… fa loro
succhiare il latte del suo seno, e non offre loro come bevanda il vino o la
malvasia, così devono fare i predicatori».
Qualche
secolo dopo, in Sicilia, nell’isola di Salina, vari scrittori si recarono
apposta per assaggiare la dolce malvasia che aveva sedotto Lutero. Salina che
era, sia detto en passant, l’isola donde traeva origine il protagonista del
Gattopardo, detto Principe di Salina.
Guy de
Maupassant (1850-1893), che nella sua Vita errantenon mancò di descrivere la
Sicilia e ritrovò la pura essenza della bellezza femminile nella Venere
Landolina, si recò apposta a Salina per assaggiare questo vino, a sua volta pura
essenza della forza di quella terra fatta di antiche eruzioni che avevano
lasciato nei vapori di zolfo la loro traccia.
Un vino, la
malvasia, che aveva tratto dalla terra vulcanica dove era stato piantato, il
suo inconfondibile gusto di uno zolfo dolce: “Al ritorno, avevo scoperto dalla
barca un’isola nascosta dietro Lipari. Il battelliere la chiamò “Salina”. È su
di essa che si produce il famoso vino di Malvasia .Ne volli bere allora una
bottiglia, alla sua stessa fonte. È proprio il vino dei vulcani, denso, dolce,
dorato, talmente pregno di zolfo che fino a sera ve ne rimane il gusto. Si
direbbe il vino del diavolo.”
Lo stesso
vino a Dumas parve il miglior vino mai bevuto in tutta la sua vita.
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