Jeff Bezos
attribuì alla sua compagnia di e-commerce il nome “Amazon” con riferimento al
fiume Rio delle Amazzoni
Laura Benatti, 22 09 2018
Vi siete mai
chiesti da dove viene il nome del colosso dell'e-commerce Amazon? Il
riferimento è al fiume Rio delle Amazzoni, definizione che a sua volta risale
ad un’epica battaglia tra le truppe di Francisco de Orellana e una tribù locale
nella quale anche le donne combattevano a fianco degli uomini...
Amazon, che
vanta un’avveniristica sede a Seattle (Stato di Washington), è attualmente la
più grande e potenteCompagnia Internet. Creata da Jeff Bezos nel 1994 e
lanciata nel 1995, Amazon incominciò la sua carriera come libreria online,
seguita ben presto da una gamma molto
varia ed estesa di prodotti di ogni
genere. Fu verso la fine del 2010 che vennero creati gli Amazon Studios, una
divisione che si occupa in particolare di film e spettacoli televisivi. Nel
2015 Amazon iniziò le proprie consegne tramite droni con il risultato di
arrivare alla meta in mezz’ora dalla richiesta. Ma forse non tutti sanno che
nel 2001 Amazon fu uno dei primi siti commerciali ad elargire donazioni alla
Croce Rossa a favore delle famiglie delle vittime dell’11 settembre e, in
occasione del terribile tsunami del 26 dicembre 2004, Amazon creò ancora una
volta una raccolta fondi a favore della Croce Rossa. Lo stesso avvenne quando
imperversò l’uragano Katrina, nell’agosto 2005. Bezos attribuì alla sua
Compagnia il nome “Amazon” con riferimento al fiume Rio delle Amazzoni. A sua
volta l’espressione “Rio delle Amazzoni” risale ad un’epica battaglia tra le
truppe di Francisco de Orellana e una tribù locale nella quale anche le donne
combattevano a fianco degli uomini. Per questo Orellana decise di chiamare il
fiume che scorreva vicino al teatro degli scontri con questo nome, proprio in
riferimento alle guerriere della mitologia greca. Egli fu il primo europeo ad
esplorare questa terra nel 1541. Alla ricerca della leggendaria El Dorado,
Orellana attraversò il fiume dall’Ecuador alla foce. Al suo ritorno in Spagna,
raccontò ai connazionali di aver visto immensi tesori e riferì anche, con meraviglia generale, dei
suoi incontri con queste tribù femminili. Purtroppo però al suo ritorno in Sud
America, per una seconda spedizione, la sua barca si capovolse e lui annegò.
Il Rio delle
Amazzoni è il secondo fiume più lungo della Terra, superato solo dal Nilo. In
compenso ha il flusso d’acqua più grande, paragonabile a quello di Mississippi,
Nilo e Yangtze. La quantità d’acqua che il Rio delle Amazzoni riversa
nell’Oceano Atlantico è davvero considerevole: nella stagione delle piogge è
pari ad un quinto di tutte le acque dolci che su tutto il pianeta si riversano
nei mari. Un fiume difficilissimo da capire e da affrontare, ma nel contempo
estremamente affascinante, proprio come le donne guerriere o Amazzoni.
L’etimologia di “Amazzone” è riferibile alla consuetudine, attestata dalla
maggior parte dei mitografi, secondo la quale le Amazzoni si mutilavano la
mammella destra allo scopo di tendere meglio l’arco e migliorare le proprie
abilità belliche. Altri fanno risalire la parola al termine caucasico masa,
“luna” e, quindi, le Amazzoni sarebbero
“sacerdotesse della luna”. Un’altra interpretazione ancora lega l’etimologia
del nome all’iraniano “ha-mazan“, “donna guerriero“.
Queste
particolari figure femminili venivano tradizionalmente comandate da due regine,
una che si occupava di questioni interne e l’altra esclusivamente della guerra.
Tra le sovrane più note ricordiamo Pentesilea. Conosciamo la tristissima storia
di Pentesilea, regina di questo popolo di donne in armi, e del mitico eroe
greco Achille. La fanciulla era figlia di Ares, dio della guerra, e regina
delle Amazzoni, il popolo di guerriere che abitava le impervie zone della
Scizia, odierno Ponto. La Scizia era una terra completamente deserta e ritenuta
al limite estremo del mondo. In questo luogo venne incatenato da Zeus il titano
Prometeo, colpevole di avere sottratto il fuoco agli dei per donarlo agli
uomini; il commediografo ateniese Aristofane (450 a.C./385 a.C.) parla di
“deserto scita”; il grande condottiero Alessandro Magno (356 a.C./323 a.C),
quando ricevette ambasciatori sciti,
nel corso della sua spedizione contro questo popolo, si sentì rispondere
che nessuno li avrebbe mai sottomessi, proprio grazie al terribile territorio
in cui abitavano.
Popoli
selvaggi, dunque. Pentesilea era una fanciulla molto affascinante e
valorosissima in battaglia che venne convocata da Priamo, re di Troia, nel
decimo anno di guerra contro i Greci, dopo la morte di suo figlio Ettore, per
abbattere le file degli avversari. Lei riuscì a creare turbamento tra i nemici
di Priamo, ma venne improvvisamente ferita a morte dall’eroe greco per
eccellenza, Achille. Secondo una versione del mito, sarebbe invece stata
l’eroina ad uccidere Achille, ma Teti, la madre di Achille, avrebbe scongiurato
Zeus di riportarle in vita il figlio e lui avrebbe ripreso a respirare. La
versione più accreditata resta comunque quella che, tuttavia, ha un finale poco
favorevole al grande eroe: Achille, infatti, dopo avere inferto il colpo fatale
a Pentesilea, si sarebbe innamorato di lei e l’avrebbe amata.
Il connubio amore-
morte è un affascinante leit-motiv delle letterature di tutti i tempi e di
tutte le tradizioni culturali: pensiamo al famosissimo mito di Orfeo ed
Euridice. Orfeo era un poeta e un musico e il suo canto aveva il potere di
indurre gli animali feroci a seguirlo
mansueti, gli alberi a piegarsi al suo cospetto per godere più da vicino delle
sue note armoniose, i suoi versi riuscivano a commuovere anche i più duri di
cuore. La sua sventura cominciò con la morte della bellissima moglie Euridice
che, dopo avere calpestato un serpente
velenoso, finì nel regno dei morti. Orfeo non si rassegnò, ma decise di
compiere ogni possibile tentativo per riportarla tra i vivi: scese agli Inferi
e, grazie alla potenza della sua arte e alla forza del suo amore disperato,
riuscì a convincere Ade, il signore dei morti, a far tornare Euridice sulla
Terra, tuttavia ad una condizione, cioè che Orfeo precedesse la donna nel
cammino verso la luce e non si girasse mai a guardarla fino a quando non
fossero arrivati. Ma Orfeo non ci riuscì, era troppo preoccupato per quello che
sarebbe potuto accadere alle sue spalle e quindi si voltò per assicurarsi che
Euridice lo stesse seguendo: così la perse per sempre.
In un
intenso dramma psicologico d’amore e morte il drammaturgo romantico tedesco
Heinrich von Kleist, nella sua tragedia Penthesilea (1808), rappresenterà la
regina delle Amazzoni come una creatura che, resa folle dal contrasto
insanabile fra l’amore e l’orgoglio, sbranerà, assieme ai suoi cani, il corpo
esanime di Achille. Le Amazzoni avevano escluso drasticamente gli uomini dalla
loro società e per riprodursi, ogni anno, in primavera, si recavano presso un
confinante popolo di uomini, i Gargareni, oppure, secondo un’altra versione,
tenevano gli uomini come schiavi, ma deturpati nelle braccia e nelle gambe ad
un punto tale da non potere combattere. L’incontro con i Gargareni avveniva in
segreto, nell’oscurità, perché nessuno dei due amanti potesse conoscere
l’identità dell’altro. Poi le Amazzoni facevano ritorno nei loro territori. La
sorte della prole mutava a seconda del sesso del nascituro. I maschi venivano
rimandati nel luogo d’origine e ogni Gargareno adulto adottava un bambino senza
sapere se fosse suo figlio; le femmine, invece, rimanevano con le madri e
venivano educate secondo i loro costumi e istruite, in particolare, alle
tecniche di caccia e di guerra. Fatto sta che queste figure femminili erano
davvero temibili: le armi principali delle Amazzoni erano l’arco, l’ascia
bipenne ed uno scudo particolare, piccolo ed a forma di mezzaluna, chiamato
pelta. Prima di ogni battaglia suonavano il sistro, uno strumento che,
producendo un suono limpido e cristallino, non poteva avere lo scopo di
intimorire il nemico, ma solo quello di ingraziarsi gli dèi. Il combattimento a
cavallo era la loro specialità (ancora oggi “amazzone” è sinonimo di
cavallerizza”).
Al contrario
i Greci per secoli non conobbero l’arte dell’equitazione: Il cavallo divenne
addestrabile solo quando compresero che poteva essere sottomesso con un morso
posto in bocca. Gli scavi archeologici nella zona dell’Anatolia (attuale
Turchia), condotti tra il 1906 e il 1912, hanno portato alla luce numerosi
morsi. Le Amazzoni erano considerate nemiche dei Greci, in quanto, in una
società maschilista come quella greca, l’esistenza di donne guerriere non era
neanche concepibile, e quindi esse rappresentavano la barbarie[che si
contrapponeva al kosmos, all’ordine, all’armonia della civiltà ellenica.
Armate, difendevano strenuamente il loro territorio e compivano razzie e devastazioni
nei Paesi stranieri. Secondo il mito sarebbero comparse in Tracia, in Siria, in
Asia Minore, nella Grecia propriamente detta, e avrebbero sostenuto delle lotte
contro i più famosi eroi greci. A loro si dovrebbe anche la fondazione di
numerosissime città, tra cui Cuma eolica, Mitilene, Smirne, Caulonia (in Magna
Grecia) ed Efeso, dove esse avrebbero fondato anche il celebre santuario di
Artemide. Infatti nel culto si trovano frequentemente collegate oltre che con Ares anche con Artemide e, come
la stessa Artemide, con le divinità
dell’oltretomba, perché le Amazzoni sono apportatrici di morte. I Greci
consideravano capostipiti delle Amazzoni il dio Ares e la ninfa Armonia, oppure
ritenevano che esse fossero un gruppo di donne scite, separatesi dal resto del
loro popolo e stanziatesi sul Termodonte, dopo avere ucciso o cacciato i loro
uomini, dai quali venivano maltrattate.
I mitografi
antichi raccontavano infine che Eracle, loro mortale nemico, le avesse
costrette ad emigrare in sedi più settentrionali. In altre leggende più
recenti, troviamo la patria d’origine delle Amazzoni trasportata in regioni più
occidentali (Tracia, Illiria) o più meridionali (Libia). Alcuni studiosi
moderni, partendo dal fatto che nelle regioni in cui la tradizione preferiva collocare
la patria d’origine delle Amazzoni (cioè Scizia o Libia), ancora in età storica
vivevano popoli che si reggevano sull’istituto del matriarcato, ne hanno
concluso che il mito delle Amazzoni rispecchi le condizioni della popolazione
che precedette, sulle isole e sulle coste del Mare Egeo, la discesa delle
stirpi greche. Ma molto probabilmente la
fantasia dei Greci ancora una volta ci ha fatto sognare e ha creato con le
Amazzoni un popolo irreale e magico, al pari dei Làpiti e dei Centauri.
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