Implicati
con la loro storia mitologica nell’era monarchica di Roma, protettori, ora
dell’arte, ora della danza e musica, ora dei cavalli, invocati in molte
battaglie e quasi come dei del cielo, riconosciuto ed indicati nella loro
costellazione, quella appunto dei Gemelli, i Dioscuri, venivano oggi
festeggiati a Roma.
Daniele Vanni, 19 05 2018
Implicati
con la loro storia mitologica e protettori, ora dell’arte, ora della danza e
musica, ora dei cavalli, invocati in molte battaglie e quasi come dei del
cielo, per la loro costellazione, i Gemelli, i Dioscuri, venivano oggi
festeggiati a Roma.
Càstore (in
greco antico Κάστωρ, -ορος, in latino: Castōr, -ŏris) e Pollùce o Polideuce (in
greco antico Πολυδεύκης, -ους, in latino: Pollūx, -ūcis) sono due personaggi
della mitologia greca e romana, figli gemelli di Zeus e di Leda, conosciuti
soprattutto come i Diòscuri, ossia “figli di Zeus”.
Vengono
talvolta considerati come patroni dell’arte poetica, della danza e della
musica.
Origini
Se alcuni
autori riportano che i Diòscuri nacquero da Zeus e Leda, altri affermano che i
due gemelli avrebbero avuto origine da Tindaro, re di Sparta, avendo come
sorella Elena, oggetto della contesa a Troia. Altri ancora raccontano che
solamente Polluce e la sorella Elena fossero figli di Zeus, e dunque immortali;
Castore sarebbe stato dunque figlio di Tindaro e destinato alla morte.
Mito
Castore e
Polluce furono comunque due degli Argonauti, gli eroi che parteciparono alla
ricerca del Vello d’oro: Polluce – già celebrato come grande pugile – sconfisse
in una gara di questa disciplina il re dei Bebrici, Amico. Poco tempo dopo i
gemelli diedero vita alla città eponima di Dioscuria, collocata secondo il mito
in Colchide. Successivamente avrebbero fondato anche una città nel Lazio:
Amyclae.
Inoltre,
presero parte alla lotta contro Teseo, che aveva rapito la loro sorella Elena
nascondendola ad Afidne; dopo quest’ultimo combattimento Zeus concesse loro
l’immortalità.
Si narra
inoltre che abbiano preso parte alla Battaglia della Sagra tra le file dei
locresi e dei reggini (Locri Epizephiri e Rhegion) in battaglia contro i
crotonesi (Crotone).
Il fratello
di re Tindaro, Afareo, era a sua volta padre di due gemelli: Ida e Linceo.
Castore e Polluce rapirono le promesse spose dei cugini e nell’imboscata che ne
seguì, Castore fu ferito a morte. Polluce, volendo seguire il destino del
fratello, volle vivere insieme a Castore un giorno sull’Olimpo e uno da solo
nell’Ade. Un altro mito, riportato da Euripide nella sua opera Elena (v. 140),
ricorda invece che Zeus concesse – visto il loro profondo legame – di vivere
per sempre nel cielo, sotto forma della Costellazione dei Gemelli.
Culto
Il loro
culto, nato a Sparta (erano infatti figli del re eponimo di questa città), si
diffuse rapidamente in tutta la Magna Grecia, soprattutto in considerazione del
fatto che venivano creduti protettori dei naviganti: il mito infatti racconta
che Poseidone affidò loro il potere di dominare il vento insieme al mare.
A Roma, i
Diòscuri (con il nome di Càstori) venivano ricordati nel loro tempio collocato
all’interno del Foro Romano, nelle vicinanze del Tempio di Vesta, costruito per
un voto offerto dal dittatore Aulo Postumio durante la battaglia del Lago
Regillo. Il risultato della battaglia, inizialmente sfavorevole ai guerrieri
dell’Urbe, si dice sia stato deciso dall’apparizione dei mitologici Dioscuri,
Castore e Polluce.
Narra
Dionigi d’Alicarnasso: «Nel corso del combattimento apparvero, tanto al
dittatore Postumio quanto ai soldati, due cavalieri di età giovanile, assai
superiori a chiunque altro per bellezza e per statura. Essi si posero alla
testa della cavalleria romana e, respinto l’attacco dei Latini, li volsero in
fuga. È fama che quella sera stessa furono visti nel Foro romano due giovani di
straordinaria bellezza, in abito militare, che sembravano reduci da un
combattimento e portavano cavalli madidi di sudore. Essi abbeverarono gli
animali e si lavarono alla sorgente che scaturisce presso il tempio di Vesta… e
a quanti domandavano notizie, riferirono dell’andamento e dell’esito della
battaglia e della piena vittoria dei Romani; quindi, allontanatisi dal Foro,
non furono visti mai più». Sempre Dionigi dice che i Romani si resero conto che
si trattava di un’apparizione miracolosa e rapidamente identificarono i due
giovani con Castore e Polluce.
Tito Livio,
invece, scrive che nel momento più drammatico della battaglia Aulo Postumio
aveva fatto voto, in caso di vittoria, di erigere un tempio a Castore. Un
episodio analogo sarebbe avvenuto nel corso della battaglia del fiume Sagra,
combattuta intorno al 550 a.C. tra Locri e Crotone: i soldati di Locri, meno
armati e meno numerosi di quelli di Crotone, vinsero solo dopo il fondamentale
intervento di due giovani a cavallo, di straordinaria bellezza e di grande
valore, che anche in questo caso, a battaglia conclusa, apparvero a Locri per
annunciare la vittoria. Anche loro furono identificati dai Locresi nei
Dioscuri.
Il 15 luglio
era tradizione che gli equites svolgessero una processione fastosa a cavallo
verso il tempio, dato che consideravano i Dioscuri, celebri cavalieri, i propri
protettori.
Nell’antica
Roma era presente anche un secondo tempio di età repubblicana, ubicato in
prossimità del Circo Flaminio.
Nella Valle
dei Templi, ad Agrigento, sono presenti rovine di un tempio a loro dedicato.
Iconografia
Sono
generalmente rappresentati in nudità eroica, con il pileo, un copricapo a forma
di guscio che ricorda il mito secondo cui sarebbero nati da un uovo insieme
alla sorella Elena, una stella sulla fronte ed un mantello.
In genere
vengono accompagnati da un cavallo e, a volte, recano con sé una lancia.
Vennero rappresentati quasi ininterrottamente sul rovescio della principale
moneta romana, il denario, dalla incerta data della sua emissione (che i più
ritengono avvenuta nel 211 a.C.) fino alla seconda metà del II secolo a.C.
Fonti:
^ Teocrito,
Idilli, XXII, 24.
^ Orazio,
Ars Poetica, 147.
^ Pindaro,
Nemee, X, 55.
^ Omero,
Odissea, libro XI, verso 300
Δεν υπάρχουν σχόλια:
Δημοσίευση σχολίου