La Grexit
tenne con il fiato sospeso l’Europa per alcuni mesi, sei per l’esattezza,
quanti ne trascorse Janis Varoufakis a capo del dicastero delle finanze di
Atene.
Varoufakis e
Alexis Tsipras divennero la falange “rossa” in armi contro Bruxelles, furono i
dioscuri della nuova Grecia, non più disposta a subire le vessazioni della
brurocrazia europea, “una specie di ground zero delle lotte contro
l’austerity”.
Avevano
archiviato i partiti tradizionali, giusto come hanno fatto Di Maio e Salvini in
Italia, gettando il cuore oltre l’ostacolo. Come Tsipras e Varoufakis fecero
dall’altra sponda.
I dioscuri
greci dovettero deporre le armi. Tsipras preferì trattare, accettare il
contratto che Bruxelles proponeva: i debiti avrebbero dovuto essere pagati,
seppure con lo sconto e in tempi lunghi. Varoufakis saltò sulla sua motocicletta
ed abbandonò il governo greco e la stessa Grecia, accusando il suo amico
Tsipras di avere svenduto il suo Paese.
Varoufakis
vedeva nero. “Ora abbiamo l’Italexit sul tavolo” previde “L’Italia non è
sostenibile per l’Eurozona”. Si sbagliava, ma questa è un’altra storia.
Oggi la
rivoluzione anti-UE si propone di farla il governo gialloverde in fasce. La
falange rossa ha cambiato colore e connotati, ma il destino sembra farsi beffa
della storia: al posto di Tsipras e Varoufakis in Italia ci sono Luigi Di Maio
e Matteo Salvini. Niente paura, è un bis all’italiana, non è il caso di stare
in ansia. Dopo gli avvertimenti europei, i toni si sono subito abbassai sia in
Via Bellerio che sulla piattaforma Rousseau. Fedeltà alla terza repubblica, ma
sarà una rivoluzione pacifica. Sergio Mattarella veglia, Giuseppe Conte, il
premier proposto, pure.
Il
Professore alla guida del governo non indossa il loden di Mario Monti, né vanta
le sue relazioni internazionali? E’amico del popolo, vi pare poco.
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