Un barcone di 25 metri è affondato a sud di Creta. La marina greca e quattro navi di passaggio prestano i primi soccorsi. Amnesty: "Illegale rimandare i richiedenti asilo in Turchia"
di ELENA DUSICIRCA 350 migranti sono stati salvati dopo che il loro barcone è affondato al largo di Creta. Nove i cadaveri recuperati. La marina greca è impegnata in "un'importante operazione di salvataggio", avevano annunciato all'alba le autorità portuali. "I migranti erano finiti in acqua. Le navi commerciali che incrociavano in zona (almeno quattro) hanno lanciato delle zattere di salvataggio e sono intervenute per salvare vite umane". Il barcone, lungo circa 25 metri, "è affondato a metà". Secondo l'Organizzazione internazionale per le Migrazioni (Oim), a bordo ci sarebbero state in realtà almeno 700 persone.
La marina greca ha inviato subito sul luogo del naufragio, 75 miglia a sud di creta, due pattugliatori, un aereo e due elicotteri. Sull'origine del barcone non ci sono certezze. Secondo gli inquirenti potrebbe essere partito da Libia, Egitto o Turchia (come riferiscono i primi uomini recuperati). L'Oim sostiene invece che sia salpato dal Nordafrica. La loro destinazione era probabilmente l'Italia, anche se non si esclude che gli scafisti puntassero sulla Grecia aggirando le pattuglie della Nato dispiegate più a nord nell'Egeo. Già due giorni fa un gruppo di 113 migranti, per lo più afgani, era sbarcato sull'isola: il primo grande arrivo a Creta dall'inizio della crisi migranti.L'organizzazione non governativa Amnesty International ha intanto chiesto all'Unione Europea di non rispedire i richiedenti asilo in Turchia. I migranti, secondo Amnesty, "non riceverebbero un'effettiva protezione" dal governo di Ankara, nonostante l'accordo stretto dal presidente Erdogan con l'Unione Europea il 20 marzo. La Turchia, sostiene l'ong che si occupa di diritti umani, è ben lontana dall'essere considerata "un paese sicuro". Nei "suoi sforzi per prevenire l'arrivo di migranti irregolari, L'Ue ha finto di non accorgersi di quel che sta accadendo in Turchia" ha detto John Dalhuisen, direttore per l'Europa e l'Asia centrale di Amnesty. "L'accordo Ue-Turchia è sconsiderato e illegale". Ad Ankara i migranti incontrerebbero povertà, violazione dei diritti e nessuna possibilità di integrazione.
repubblica.it
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