Πέμπτη 9 Ιουνίου 2016

Il primo centro urbano della Magna Grecia. A settembre al via lo scavo archeologico ad Ischia


Adesso è tutto definito, anche dal punto di vista burocratico. E la notizia è stata ufficializzata sabato, in occasione dell’inaugurazione del centro  culturale dedicato a Aenaria, dalla dirigente della Sovrintendenza archeologica Costanza Gialanella. Tra tre mesi, a settembre, si comincerà a lavorare nel terreno adiacente Villa Arbusto, a Lacco Ameno. Non lo si farà per restituire finalmente decoro a quell’area abbandonata da anni e obiettivamente impresentabile. Né per liberarla dalle tonnellate di materiali che vi sono stati sversati, trattandola come una discarica comunale a cielo aperto. Certo, entrambi questi obiettivi saranno comunque raggiunti, ma saranno solo le conseguenze di un’operazione di ben più ampio respiro e di valore addirittura internazionale: realizzare uno scavo archeologico da cui ci si attendono tante importanti novità. Un’aspettativa che non si basa su una mera speranza, ma sui risultati assolutamente promettenti dei saggi che sono già stati effettuati da tempo in quel terreno. Che è la propaggine più a valle dell’insediamento di Mazzola, sull’altura di Mezzavia alle spalle dell’Arbusto, scavato da Giorgio Buchner a partire dal 1969.

Era stato proprio in prospettiva di una futura ricerca archeologica che si era voluta lasciare libera quell’area, facendo cadere il progetto originario di cementificarla, seppure per realizzarvi una struttura da adibire ad attività culturali. Si è così evitato di tombare uno dei siti archeologici più interessanti del Mediterraneo, sul quale tuttavia non era stato mai possibile intervenire per la solita mancanza di fondi che in Italia blocca tutti i progetti di qualche valore, soprattutto se legati alla negletta cultura. Per fortuna, alla fine il “miracolo” si è comunque concretizzato, grazie all’impegno di due UNIVERSITA’ TEDESCHE, di AMBURGO E FRANCOFORTE, tanto determinate a mettere mano in quel luogo da superare tutte le italiche pastoie burocratiche e anche da provvedere a procurarsi le risorse finanziarie necessarie. Che arriveranno anch’esse dalla Germania, per merito della FONDAZIONE THYSSEN, già molto attiva nel campo della cultura anche all’estero.

Il fatto che le istituzioni tedesche coinvolte si siano spese tanto per riuscire a far partire questo progetto ischitano rappresenta un’ulteriore conferma dell’importanza che viene attribuita a quello scavo. Da cui è lecito aspettarsi molto, dopo quanto ha rivelato il lungo lavoro di ricerca nell’area di Mazzola. Lì, come ebbe a scrivere Buchner in una comunicazione al Centro Studi Isola d’Ischia, sono state trovate case risalenti al periodo più antico di Pithecusa, dall’VIII al VII secolo a.C., e, al di sotto dello strato greco arcaico, i resti del villaggio preesistente dell’Età del Bronzo, quando anche a Ischia viveva una popolazione appartenente alla cosiddetta Civiltà Appenninica. E dunque anche nel terreno adiacente a Villa Arbusto, come confermato dai saggi effettuati, si trova una parte importante dell’abitato pithecusano dei primi due secoli della colonizzazione euboica. Ci si aspetta, insomma, di riportare alla luce, sotto gli strati di terreno (e i più recenti di “monnezza”), le case di pietra dei primi coloni e di trovare risposte alle tante domande sulle caratteristiche e le peculiarità del primo centro urbano della Magna Grecia. Che, come già accaduto a Mezzavia, potrebbe (dovrebbe) essere in ottime condizioni di conservazione, come non se ne sono trovati neppure nella madrepatria greca.

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