Πέμπτη 30 Ιουνίου 2016

Chios: le ville dei patrizi genovesi

A 6 km dalla città, verso Sud, si trova Kampos. Il villaggio era il centro residenziale dei nobili genovesi, costruito con pietra rossa estratta dalle miniere di Thymiana. Qui si incontrano numerosi "Archonticà" ( Palazzi ) del XV e XVI secolo costruiti in stile architettonico genovese.
Ogni residenza aveva giardini lussureggianti con rigogliose coltivazioni di agrumi (famoso il mandarino di Chios), abbellite da pergolati in fiore e vasche sulle quali galleggiavano ninfee.

Gli agrumeti fiorivano dietro ad alte pareti protette dando il senso di una vera e propria foresta, irrigati con dei pozzi caratteristici con il sistema “manganos”, una specie di mulino a ruota che raccoglieva l’acqua dai pozzi sotterranei.

la mia foto
La posizione all’interno, rispetto alla costa, suggerisce la volontà di creare un ulteriore barriera di difesa nei confronti di possibili attacchi dal mare. L’architettura di questo paese ha uno stile tutto suo non rintracciabile in nessuna delle isole dell’Egeo..
Le case erano su due o tre piani in modo che le stanze centrali potessero esser celate all’esterno dagli alberi. Le ampie scalinate interne facilitavano l’accesso ai piani signorili anche direttamente con i cavalli.
Erano circa 200 le ricche dimore Genovesi, molte furono distrutte dai Turchi nel 1822, ma la più parte dal terremoto del 1881.
Di quelle rimaste, molte sono oggi abbandonate, ma un progetto di restauri e conservazione è stato intrapreso con notevole impegno. Alcune sono diventate alberghi come la Pelleas Mansion o il Perivoli Hotel o la pensione Archodico
Tra gli antichi palazzi rimasti, le dimore meglio conservate e restaurate quella di Filipos Argenti (Arghentis), restaurata dall’architetto A. Smith nel 1937-39, con il suo magnifico portone. La casa è arredata con oggetti antichissimi e mobili antichi, gestita ancora oggi dalla stessa famiglia, presente sull'isola da più di sei secoli.
Ben conservate anche quella dei Kasanova (vicino al torrente Kokkalàs), quella della famiglia Mavrokordatos (il cui portale è sormontato dallo stemma dei Giustiniani ed una altro ben conservato lo troviamo vicino alla piscina) e Lacanos (in zona Frangovouni) ed infine le dimore delle famiglie Zygomatàs, Kaloutàs, Petrokokinos, Kalvokoressis e Rallis.
Tutti nomi di sicura provenienza Genovese che il tempo e l’uso a mutato in cognomi Grecizzanti..
A Kampos si può dormire al Perleas Mansion (Vitadou Street tel. 271-32217), alla Pervoli Pension (Argenti Street tel. 271-31513), alla Pensione Archodico , all’hotel Mavrokordatiko, o alla Pensione Astrakia
Diversi gruppi di lavoro anche Italiani, stanno conducendo da anni ricerche d'analisi storica e criteri d'intervento progettuali per la tutela e recupero urbano, riferiti a tessuti urbani di formazione multiculturale nell'Oriente mediterraneo. L'univeristà di Genova in particolare sta studiando in dettaglio lo studio riguarda Divanyolu di Istanbul, asse storico cerimoniale e Kampos di Chios, quartiere di pretto marchio urbanistico genovese (Architettura della città del Mediterraneo orientale: tipi, struttura e progetti della città fisica) 
Alcuni siti relativi agli studi su Kampos: I portali delle ville di Kampos (in francese) - Sulle ville di Kampos (in francese)
la mia fotoProseguendo verso Sud verso la regione del mastice, ci troviamo nella Campochora con una serie di villaggi posti alle pendici del monte Korakaris. A 7 km. dal capoluogo sempre nella zona di Kampos, il villaggio di Halkios, il cui nome deriva da “halkos”=rame, la principale attività dei residenti dell’epoca. E’ uno dei villaggi più popolosi della zona con circa 1.000 abitanti, la zona ha una ricca produzione agricola. Continuando sulla strada principale subito dopo incontriamoVerverato che conserva i resti di una torretta mediovale di avvistamento circondata da antiche case chiamate “ellinospita”, e Dafnonas (foto a destra) alle prime pendici del “Kakia Skala”, in posizione sopraelevata. Ha ben tre torrette di avvistamento mediovali: Vestarhato, Stratigato e Kanavoutsato. All’interno del paese i resti di una fortezza Genovese. Ancora nei pressi “Dafnonas” (da “alloro” “dafnes”) i cui arbusti spontanei sono presenti in zona.
Vicino a Dafnonas, l’abitato di Pafyllida con alcune cascatelle e le caratteristiche fontane e piscine per l’accumulo dell’acqua. Uno di questi torrenti, il Parthenis è attraversato da un ponte, "Koris Gefiri", sormontato da una colonna di marmo che ricorda un seno femminile. La leggenda vuole che sia quello di una ninfa posto li per preservarne la distruzione. Un'altra leggenda invece dice che sia quello di una vergine che si sacrificò per preservare il paese dalla malvagità.
Da Ververato riprendendo la strada verso Vessa e la Mastichocoria troviamo Zifias, arroccata su una collina e a poca distanza Anghios Georgios (foto a sinistra). Ai piedi di questi due paesi il monastero di Aghios Georgios Sikousis, condotto da tre padri eremiti. Questo Monastero è detto il “vecchio” monastero, da distinguerlo dal nuovo monastero di Aghio Pateres costruito con l’aiuto finanziario di Kostantino IX Monomachos.
Agios Georgios Sikousis Society
la mia foto Un particolare architettonico comune a molti paesi dell’isola è la forma delle case che spesso come a Zifias, sono costruite una vicina all’alta in strette viuzze per rendere più difendibile il piccolo villaggio. Rimane ancora l’usanza di riportare sopra il portoncino delle abitazioni una piastra di marmo riportante la data di costruzione della casa (vedi foto a sinistra).la mia fotoDa Halikio verso sud a pochi kilometri il villaggio diVavyli (dal genovese Vavilas). La tradizione vuole che il villaggio sia stato edificato dai contadini dei Signorotti Genovesi proprietari di castelli della zona (Krina, Kardamada, Anemonas et Sklavia) a cui avevano concesso l’uso agricolo della zona. Proprio per uso agricolo numerose nelle campagne della zona le tipiche piscine di raccoglimento delle acque a fini irrigui (foto a destra).  Qui si può vedere la chiesa Bizantina del XII secolo, Panagia Krina (foto a sinistra) con notevoli affreschi ed epigrafi del 1197. Nella Chiesa di Panagia Krina il Katholikon è una delle copie più caratteristiche di quello di Nea Maoni. Alcune delle pitture sono state rimosse e trasferite al museo bizantino (Moschea) in piazza Vounaki nel capoluogo di Chios. Vicino a Vavyli, verso l’interno l’abitato Genovese di Sklavià (sklavia = schiavi) con importanti resti medievali di case e chiese dei Giustiniani di Genova circondati da una folta pineta. Ancora visibile i resti della Chiesetta di Anghios Ioannis. La zona ha un clima sempre abbastanza mite tale da consentire la coltivazione di molte primizie. Uno di questi castelli ormai in rovina di proprietà comunale è chiamato ancora oggi Villa Giustiniani (villa De Furnetto).
la mia foto la mia foto

I resti di villa Giustiniani a Sklavia nella Kambochora
Proseguendo ancora verso sud e la costa il villaggio di Vassoleoniko (a 6 km. a sud ovest da Chios città). L’etimologia è data dalle parole “Vassileon” (del re) e “Oikos” ( (o)ikos=casa). Secondo la tradizione popolare, questo paese è stato un tempo residenza di un re. Il terremoto del 1881 ha completamente raso al suolo il villaggio che era composto (“la storia di Chios” scritta da G.Zolotas) da una Chiesa centrale con attorno le case. Delle case originarie non vi è più quasi traccia, ben conservata invece la Chiesetta di Aghios Georghios, la cui originale struttura risale al XII secolo. La tradizione popolare vuole invece che il villaggio era chiamato “Valide Tsiflik“ (“villaggio della moglie del sultano”) ed era composto soltanto da tre case a ridosso del castello di Doxara. Le proprietà della moglie del Sultano erano date in mezzadria ai contadini greci emigrati dal Peloponneso dopo il massacro degli Ottomani del 1770 e qui ridotti in quasi schiavitù. I contadini oltre a pagare un affitto annuale di 200 monete, erano addetti alla manutenzione e sorveglianza dell’acquedotto che dalle sorgenti li vicine alimentava la città di Chios.
Da Vassoleoniko ad solo un chilometro troviamo Tholopotami.

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