I numeri parlano chiaro, la nuova destinazione dei traffici umani all’interno del Mediterraneo è l’Italia. Dopo l’accordo di Ankara che lo scorso 20 marzo ha di fatto fermato il flusso verso i Balcani, oggi è lo stivale la parte d’Europa maggiormente assediata dall’arrivo di immigrati.
E’ di venerdì l’ultimo bollettino reso pubblico dall’OIM, Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, che ha comunicato il ritrovamento di una barca affondata a largo di Creta a bordo della quale viaggiavano tra i 600 e 700 clandestini provenienti dal Medio Oriente in direzione, probabilmente, Italia: 340 i profughi messi in salvo, gli altri ancora tutti dispersi. Sulla costa libica sono stati invece 117 i cadaveri recuperati, in questo caso la strage si è consumata a largo di Tripoli.
Emergenza sì, sorpresa no. Nel day after la chiusura del trattato di Ankara, in cui Europa e Turchia si erano incontrate a metà strada per riabilitare le terre dell’est ormai prossime al collasso, l’Alto rappresentante per la politica estera europea Federica Mogherini aveva annunciato come la chiusura della rotta balcanica avrebbe solo spostato l’emergenza sull’altro fronte del continente. All’appello dell’ex Ministro degli affari esteri, si era accodato anche Matteo Renzi: il premier aveva sottolineato come parte dei migranti approdati in Turchia fossero libici e non solo siriani, così come fatto credere dalle parti. Oggi i numeri parlano chiaro, l’accordo nella formula “uno a uno” ha liberato le isole elleniche da nuovi arrivi, sebbene l’emergenza sia ancora alta e inspiegabilmente passata in secondo piano, ma ha contestualmente portato al sovraffollamento dei centri d’accoglienza nell’Italia meridionale. La prova è nei numeri dei bollettini giornalieri dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr): gli sbarchi a largo delle coste italiane sono aumentati facendo segnare un netto ribassamento sul fronte ellenico, nella settimana 15-21 febbraio 2016 la media quotidiana degli sbarchi in Grecia era di 2.700, nel periodo 16-22 maggio si è passati a 45 che si riducono a 2 (due) nella finestra temporale 23-25 maggio. L’agenzia dell’Onu ha inoltre fatto sapere che dall’8 marzo ad oggi nessun passaggio v’è stato dalla Grecia alla Macedonia, solo poche decine invece sono stati i migranti che hanno valicato il confine serbo in direzione Ungheria, Austria e Germania.
E se l’Italia si avvia ad essere la nuova Grecia, geograficamente unico molo d’attracco sul Mediterraneo, i difficili rapporti tra Ankara e Berlino rallentano il sistema ellenico di espulsione migranti: chiusa la rotta balcanica i campi greci rimangono ancora saturi, la Turchia ha bloccato infatti i rimpatri fin quando da Bruxelles non perverranno i sei miliardi richiesti per le strutture d’accoglienza. Intanto la denuncia di Amnesty International, le condizioni nella mezzaluna sono pessime e non esistono campi profughi ben allestiti. Le persone sono costrette a vivere in condizioni di vita disumane, anche per lunghi mesi, prima di ottenere lo status di rifugiati. La condizione politica Turca non è stabile: sfiorato un nuovo incidente diplomatico con la Germania, nonostante gli accordi sui migranti che legano a doppio filo i due Paesi. Duro lo scontro degli scorsi giorni: ‘Erdogan non può nemmeno sognarsi di impedire il dibattito in un Parlamento europeo’, il duro messaggio arrivato dal Bundestag a seguito del tentativo del Presidente turco di interdirne il dibattito riguardo il riconoscimento del genocidio degli armeni. Lo scorso 3 giugno sono ricominciati i bombardamenti sul confine mediorientale, rase al suolo le roccaforti curde vicine a Siria ed Iran. Rasa al suolo Diyarbakir, capitale della minoranza PKK.
Δεν υπάρχουν σχόλια:
Δημοσίευση σχολίου