Δευτέρα 25 Ιουλίου 2016

Lesbo l'anno dopo. Il turismo non c'è più

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Le immagini dell'isola greca a un'anno dall'inizio dell'emergenza sbarchi. Alberghi e ristoranti vuoti, arrivi in calo di oltre il 60 per cento, crociere e voli charter quasi scomparsi. Il sindaco assicura. "Emergenza finita, tutto in ordine"

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Il deserto dopo la marea umana. L'estate di Lesbo, l'isola dell'Egeo Nord-Orientale, di fronte alla costa turca, che l'anno scorso, a partire da giugno, vide sbarcare qualcosa come 800 mila rifugiati, in maggioranza siriani e iracheni, si presenta ben diversa, sia da quella, drammatica del 2015, che da tutte le precedenti, quelle del pienone di turisti. Spiagge e ristorante deserti, strade dove si vedono transitare perlopiù i locali (circa 85 mila abitanti su 1.600 km quadri, un'estensione quasi 7 volte e mezzo quella dell'Elba), il porto con pochissime navi da crociera e i pochi turisti che si aggirano indisturbati, almeno rispetto agli standard da isola greca media immortalata a inizio solleone.
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"Ci aspettavamo una stagione difficile, ma è anche peggio di quanto immaginassimo - ha raccontato all'Agenzia France Presse Marilena Gourgoutzi, titolare di un ristorante locale, davanti ai suoi tavoli, quasi vuoti. Théo e Maria Vathis, proprietari da più di 40 anni dell'albergo Atki, raccontano di avere seri problemi a rifondere tasse e prestiti bancari.
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 I dati non ammettono repliche: secondo la Camera di commercio locale, il calo delle presenze tra il giugno scorso e quello dell'anno precedente è del 64 per cento, quello delle crociere ha perso il 60 per cento, all'aeroporto di Mytilene, il capoluogo dell'isola, arrivano 9 voli charter la settimana, contro i 27 della stagione scorsa. Gli alberghi mediamente dichiarano di avere una stanza occupata ogni dieci.
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"E' anche colpa dei media - dice Vathis - che continuano a mostrare immagini di miseria, di migranti annegati". Così si presentavano le spiagge di Molyvos, Eftalou e Skala Sykamia. Gommoni e giubbotti si trovano ancora oggi (e vengono fotografate dai turisti), ma nella discarica. Nell'isola, dove gli ultimi sbarchi risalgono al marzo scorso, e dove i rifugiati rimasti, circa 9 mila in tutte le isole greche di fronte alla costa turca, di cui 3.600 a Lesbo, hanno trovato sistemazione nei centri creati dall'UNHCR, l'Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite. "Non è giusto", insorge il presidente della Camera di commercio locale, Vaguélis Myrsinias, ricordando che, dopo l'accordo tra Ue ed Ankara, a marzo, quello che prevede il re-invio dei migranti in Turchia, il fenomeno degli sbarchi si è fortemente ridotto, da migliaia di persone al giorno a poche decine.

Lesbo l'anno dopo. Il turismo non c'è più
Una spiaggia deserta nella Petra Resort
"Ora è tutto pulito, tutto in ordine, tutto ha ritrovato il suo ritmo normale", assicura il sindaco, Spyros Galinos. La municipalità locale ha messo in atto una campagna promozionale che aspira a chiudere la stagione limitando i danni - l'obiettivo è portare a fine estate 80 mila turisti contro i 120 mila delle stagioni precedenti -. E nelle ultime settimane, si erano visti perlomeno ospiti greci e turchi (che comunque hanno tempi di permanenza più brevi rispetto a olandesi, britannici e tedeschi, la clientela abituale che non c'è quasi pià). Ora però gli effetti del tentato golpe di Ankara hanno almeno in parte vanificato il progetto. "Ci saremmo aspettati di vedere molti turchi a fine Ramadan (concluso da tre giorni di festa nazionale il 7 luglio scorso) - racconta la signora Gourgoutzi -. In realtà ne vediamo pochi (il mancato colpo di stato si è consumato 8 giorni dopo)".
Lesbo l'anno dopo. Il turismo non c'è più
Un turista fotografa i barconi e le migliaia di giubbotti di salvataggio nella discarica sopra Molyvos
Gli abitanti dell'isola non nascondono l'amarezza, anche per la grande beffa di cui si sentono vittime. Ai tempi degli sbarchi di massa - ricorda il presidente della Camera di Commercio, tutti, da papa Francesco a Ban Ki-moon, passando per Rania di Giordania e Angelina Jolie che hanno visitato Lesbo nei mesi dell'emergenza, hanno sottolineato il grande sostegno che la popolazione di Lesbo ha saputo dare ai rifugiati. "Ora chi ci ha ringraziato dovrebbe sostenere il nostro turismo"....

dal sito del quotidiano: La Repubblica

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