La Grecia estinguerebbe per intero il suo debito se la Germania restituisse un prestito forzoso del 1942 e ripagasse i danni della seconda guerra mondiale, oltre al rimpatrio-restituzione del patrimonio archeologico rubato.
Già il governo Samaras aveva incaricato il ministero delle Finanze di stendere un rapporto sull’entità del “debito di guerra” tedesco. Secondo il documento, reso poi pubblico, la Germania dovrebbe alla Grecia 9,2 miliardi di euro per danni risalenti alla Prima Guerra mondiale, 322 miliardi per danni della Seconda e altri 10 miliardi per un prestito forzoso dalla Banca centrale greca a quella tedesca nel 1942 mai restituito. In totale fanno 341 miliardi di euro.
Per capirci di più bisogna tornare indietro fino alla Conferenza di Pace di Parigi nel 1945-46 in cui sostanzialmente fu rinviata la discussione dei Paesi creditori dei danni di guerra della Germania alla conferenza di Londra del 1953 questa congelò la questione spostando il pagamento dei debiti della Germania solo dopo una sua ipotetica riunificazione, scenario fra l’altro inimmaginabile nel 1953.
Allora la Grecia, che era da poco uscita dalla guerra civile fra partigiani comunisti e anticomunisti, con la vittoria dei secondi grazie all’appoggio determinante di americani e inglesi, si accodò e accettò di rinviare la questione dei suoi danni, che secondo i calcoli della Conferenza di Parigi (1945) ammontavano a 7 miliardi di dollari anteguerra, una cifra che oggi corrisponderebbe a 116,5 miliardi di dollari.
Con l’unificazione del 1990 ci fu l’accordo sullo stato finale della Germania, firmato a Mosca il 12 settembre 1990 dalle quattro potenze vincitrici della Seconda Guerra mondiale (Stati Uniti, Urss, Francia e Regno Unito) e dalle due entità tedesche che si erano costituite nel 1949, la Germania Ovest e la Germania Est. Con quel trattato le potenze vincitrici rinunciavano a tutti i loro diritti sulla Germania sconfitta e ne autorizzavano la riunificazione a condizione che il riunificato Stato tedesco rinunciasse alla detenzione di armi atomiche e altro ancora. La rinuncia comprendeva anche i danni di guerra che la Germania non aveva ancora ripagato. Questi, come detto in precedenza, erano stati congelati con una decisione presa nel 1953, in occasione della conferenza dei paesi creditori della Germania a Londra.
Venne la riunificazione della Germania, ma ai greci non fu ripagato più nulla. Prima era troppo presto, dopo il 1990 era troppo tardi. Perché?
I tedeschi sostengono che col Trattato di Mosca le potenze vincitrici hanno rinunciato, fra le altre cose, al trattato di pace vero e proprio con la Germania: hanno semplicemente fissato le condizioni per la riunificazione tedesca. Il trattato, infatti, si chiama Trattato sullo stato finale della Germania. Poiché gli unici paesi coi quali i tedeschi hanno firmato la loro resa nel 1945 sono Stati Uniti, Unione Sovietica, Regno Unito e Francia, non c’è più nessun paese col quale i tedeschi debbano firmare un trattato di pace. Ne consegue che, rinunciando ai propri diritti di vincitori sulla Germania, i quattro paesi hanno anche compromesso i diritti al risarcimento dei loro alleati. Dunque la faccenda non riguarda più la Germania, ma semmai i rapporti fra i paesi vincitori e i loro alleati passati e presenti. Alla vigilia del Trattato di Mosca l’allora ministro degli Esteri Genscher trasmise alle ambasciate tedesche un memorandum –concordato con l’allora cancelliere Kohl – che istruiva le rappresentanze diplomatiche sulla risposta da dare a chi avesse sollevato ancora la questione delle riparazioni dei danni di guerra. I contenuti del memorandum erano quelli sopra esposti. I tedeschi si rifiutano di pagare i greci più di quello che hanno già volontariamente fatto (nel 1960) perché non si sono mai arresi a loro: questa è la logica dietro alla posizione di Berlino. Dalla quale discende il paradosso che la Grecia, insieme a una dozzina di altri paesi europei, avrebbe il diritto di considerarsi tuttora in guerra con la Germania.
I tedeschi sostengono che col Trattato di Mosca le potenze vincitrici hanno rinunciato, fra le altre cose, al trattato di pace vero e proprio con la Germania: hanno semplicemente fissato le condizioni per la riunificazione tedesca. Il trattato, infatti, si chiama Trattato sullo stato finale della Germania. Poiché gli unici paesi coi quali i tedeschi hanno firmato la loro resa nel 1945 sono Stati Uniti, Unione Sovietica, Regno Unito e Francia, non c’è più nessun paese col quale i tedeschi debbano firmare un trattato di pace. Ne consegue che, rinunciando ai propri diritti di vincitori sulla Germania, i quattro paesi hanno anche compromesso i diritti al risarcimento dei loro alleati. Dunque la faccenda non riguarda più la Germania, ma semmai i rapporti fra i paesi vincitori e i loro alleati passati e presenti. Alla vigilia del Trattato di Mosca l’allora ministro degli Esteri Genscher trasmise alle ambasciate tedesche un memorandum –concordato con l’allora cancelliere Kohl – che istruiva le rappresentanze diplomatiche sulla risposta da dare a chi avesse sollevato ancora la questione delle riparazioni dei danni di guerra. I contenuti del memorandum erano quelli sopra esposti. I tedeschi si rifiutano di pagare i greci più di quello che hanno già volontariamente fatto (nel 1960) perché non si sono mai arresi a loro: questa è la logica dietro alla posizione di Berlino. Dalla quale discende il paradosso che la Grecia, insieme a una dozzina di altri paesi europei, avrebbe il diritto di considerarsi tuttora in guerra con la Germania.
Ma c’è dell’altro, un argomento sul quale la logica tedesca inciampa: il prestito forzoso del 1942, rinnovato fino al 1944. È impossibile farlo passare per un danno di guerra estinto col trattato di riunificazione del 1990, perché è stato sempre classificato come un prestito e perché gli stessi nazisti, poco prima della loro ritirata nel 1944, avevano avviato le procedure per la restituzione. E questo sì che è un bel paradosso: la Germania europeista e democratica si rifiuta di restituire i soldi che i nazisti stessi avevano deciso che era giusto rimborsare. Quei fondi equivalenti a 476 milioni di marchi dell’epoca servirono a pagare i costi dell’occupazione tedesca e dello sforzo bellico delle truppe di Rommel nell’Africa settentrionale. Oggi equivarrebbero a 10/11 miliardi di euro, oppure 50-54 se si considerano gli interessi. La Banca centrale greca concesse il prestito senza interesse, ma è evidente che non aveva libertà di scelta. La posizione tedesca è aggravata dal fatto che nel 1965 l’allora cancelliere Ludwig Erhard promise alla Grecia che il prestito forzoso sarebbe stato restituito dopo la riunificazione della Germania.
Giulietto Chiesa in questo video insieme a Jannis Mavrov, fondatore del Comitato Nazionale Greco per la Restituzione dei Debiti di Guerra Tedeschi, stima addirittura che “il debito che oggi sta strozzando la Grecia in Europa non sia neanche la centesima parte di quanto la Germania deve ancora alla Grecia”
Invito tutti alla visione di questo video e alla sua diffusione.
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