Τετάρτη 25 Ιανουαρίου 2012

La Grecia prende la via dell' Argentina...


di Fabrizio Goria
Salta la trattativa per la ristrutturazione del debito greco, mentre il portavoce del governo greco ha scosso gli investitori parlando dell’imminente introduzione di una clausola di azione collettiva per forzare l’approvazione delle svalutazioni da apportare alle obbligazioni greche. Una soluzione che avvicina Atene alle scelte compiute, a suo tempo, dall’Argentina. 
La Grecia si prepara a uno scenario argentino. I negoziati per lo swap del debito greco, parte integrante del secondo piano di salvataggio di Atene, sono deragliati. L’Institute of international finance (Iif), la lobby bancaria internazionale, ha confermato stasera la decisione di prendere «una pausa di riflessione». Il punto più difficile da gestire è il Private sector involvement (Psi), cioè il coinvolgimento diretto (e volontario) dei creditori privati nel corso della ristrutturazione del debito greco. Oggi Pantelis Kapsis, portavoce del governo greco, ha scosso gli investitori parlando dell’imminente introduzione di una clausola di azione collettiva (Collective action clause, o Cac) per forzare l’approvazione delle svalutazioni da apportare alle obbligazioni greche detenute. Una soluzione che ricorda da vicino quella compiuta nel caso dell’Argentina, che dichiarò insolvenza esattamente dieci anni fa.
Negli ultimi giorni la situazione è degenerata. Il tavolo delle trattative fra i creditori privati e il governo di Lucas Papademos è continuato anche oggi, ma non sembrano esserci sviluppi positivi. L’Iif, guidato dal direttore generale Charles Dallara, chiede con forza che il trattamento a loro riservato sia lo stesso dei creditori pubblici. Ma non solo. L’haircut, cioè la svalutazione del valore nominale dei bond ellenici detenuti in portafoglio, non deve superare il 50% previsto dal Consiglio europeo del 26 ottobre scorso. Il tutto sui circa 206 miliardi di euro che i privati hanno nei propri book. Lo stesso concetto, volontarietà compresa, è stato riaffermato dalla Commissione europea nelle ultime settimane. Di contro, il governo greco sa che non ci può essere un consolidamento fiscale sostenibile senza un haircut più pesante. Del resto, pochi giorni fa il direttore generale del Fmi, Christine Lagarde, ha ribadito che, senza una piena adozione del pacchetto del 26 ottobre, «è possibile che siano necessari diversi miliardi di euro in più rispetto alle previsioni».

Le prospettive macroeconomiche non sono buone. L’ultima Dsa (Debt sustainability analysis) del Fmi sulla Grecia non fornisce un quadro positivo per i prossimi anni. A ottobre nelle casse del Tesoro erano rimasti circa 11 miliardi di euro e senza le tranche del primo bailout approvato nel maggio 2010 è quasi sicuro lo scenario peggiore, quello dell’insolvenza. Il debito pubblico greco, secondo il Fmi, è pari a 365 miliardi di euro. Con un haircut del 50% il rapporto debito pubblico/Pil, attualmente al 165%, dovrebbe scendere intorno al 120% sul finale del 2020. Se invece il taglio sul valore dei bond fosse del 60% il debito potrebbe scendere fino al 110% del Pil nello stesso periodo temporale. Tuttavia, come ricorda lo stesso Fmi, senza un accordo sulla base del piano del 26 ottobre scorso, è possibile che ci debba essere un esborso ulteriore di fondi. In particolare, è possibile che nel prossimo decennio occorrano circa 444 miliardi di euro per la sostenibilità del debito ellenico. Senza il supporto del Fmi e senza Private sector involvement (Psi) il debito pubblico potrebbe esplodere. Le stime dell’istituzione di Washington parlano di una scalata fino al 186% del Pil nel 2013 e solo verso la fine del 2020 ci sarà una discesa fino al 152%, soglia valutata come fondamentale per il ritorno di Atene sui mercati internazionali.
Gran parte delle questioni vertono sulla Cac, la clausola di azione collettiva. Con questo stratagemma legale il governo greco può forzare la ristrutturazione del debito detenuto dai creditori privati anche se questi sono contrari. Il portavoce del governo non ha usato mezzi termini. «Sarà introdotta la Cac, anche se non è ancora definito se e come sarà utilizzata», ha detto Kapsis. Quello che è sicuro è che ora la crisi ellenica si sta spostando su un piano legale. La forzatura delle svalutazioni dovrebbe, in teoria, far scattare il trigger sui Credit defaul swap (Cds), gli strumenti finanziari derivati che proteggono dal fallimento di un asset. La non volontarietà di questa azione, stando a quanto dicono le regole dell’International swaps and derivatives association (Isda), dovrebbe far scattare l’evento creditizio, cioè il default sovrano. Molto dipenderà dalle decisioni che saranno prese nei prossimi giorni, ma le aspettative non sono positive. Il quotidiano greco Ta Nea riporta che i nuovi bond greci, emessi come scambio nel processo di ristrutturazione, saranno emessi sotto la legge britannica, più flessibile in caso di controversie.
Nel frattempo, continua lo stress di Atene sui mercati obbligazionari. Il titolo di Stato ellenico con scadenza a un anno ha un rendimento del 405,8%, un valore che testimonia quanto sia elevata l’aspettativa che hanno gli investitori nei confronti del rimborso delle obbligazioni greche. È il sintomo di un sentiment ormai consolidato, a cui si aggiungono le voci di una futura uscita della Grecia dall’eurozona.
Dieci giorni fa, proprio Pantelis Kapsis aveva lanciato l’allarme sulla sostenibilità del debito greco. «Il fallimento delle trattative sul secondo piano di salvataggio significa l’uscita dall’eurozona della Grecia», ha spiegato. Cruciale è infatti un accordo sul Psi da concludere entro il 20 marzo. In quella data dovrà essere rimborsato un bond greco del valore di 14,4 miliardi di euro, che a oggi ha un rendimento superiore al 700 per cento. Se non si troverà una soluzione entro metà marzo, il futuro di Atene sarà molto simile a quello dell’Argentina.


Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/grecia-debito-trattative#ixzz1kTtkpjED

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Τετάρτη 11 Ιανουαρίου 2012

Il governo greco, mentre taglia in continuazione le pensioni e gli stipendi, classifica pedofili feticisti, e piromani come "disabili" !


http://www.bbc.co.uk/news/world-europe-16486416
Una manifestazione da parte di persone disabili ad Atene ha richiamato all'attenzione la loro situazione il mese scorso
Un piano del governo greco per classificare pedofili e piromani come "disabili" ha allarmato i gruppi di disabili, che temono possa minare i loro benefici statali.
... Il nuovo codice può essere utilizzato "per ridurre il numero di persone disabili con diritto alle prestazioni di invalidità", ha detto il leader nazionale dei gruppi ', Yannis Vardakastanis, alla BBC News.
Greci disabili si sono radunati nel mese di dicembre, chiedendo tutela del lavoro e beneficio.
Mr Vardakastanis, capo della Confederazione nazionale delle persone disabili, ha detto che il nuovo codice dovrebbe semplificare la definizione di disabilità, limitandolo a condizioni mediche.
"La disabilità è se la società non ti dà quello di cui avete bisogno per essere come gli altri. Vogliamo che il governo greco per proteggere davvero i gruppi vulnerabili di lavori di più sulla povertà, l'esclusione e la discriminazione".
Il nuovo governo di lista "disabilità" include anche i giocatori d'azzardo compulsivi, feticisti, pedofili, esibizionisti e sado-masochisti, riportal'Associated Press, l'agenzia stampa.
Il Ministero del Lavoro greco ha detto che un gruppo di esperti medici avevano deciso di includere tali disturbi comportamentali nella lista, ma per le nuove categorie non avrebbe significato altri diritti a prestazioni.
Il nuovo elenco è stato redatto a causa della "necessità di aggiornare il vecchio ordinamento, che era stato in vigore dal 1993", si legge nella nota il Martedì.
"Nessun cittadino assicurato ha ricevuto alcun beneficio sotto le nuove tariffe", hanno dichiarato..
Mr Vardakastanis, che è cieco, ha detto che la confederazione è stata in trattative con il ministro del Lavoro Giorgos Koutroumanis per cercare di ottenere il nuovo codice modificato prima che vada al parlamento greco, dove il voto renderebbe legge.
C'è il rischio, ha detto, che la scala di disabilità nuova avrebbe funzionato cumulativamente, "tanto che una persona riceve il 20 per cento per una cosa, poi più per qualcos'altro - e quando raggiungono il 67%, hanno diritto ai benefici".
Il sistema potrebbe essere usato "come una ghigliottina per tagliare i numeri [degli aventi diritto]".
Una persona non vedente e i disoccupati in Grecia hanno diritto a 700 euro (£ 580, $ 896) al mese di invalidità, e un cieco in un lavoro riceve 360 €, secondo il sig Vardakastanis (non vedente).
Lo stato greco ha più di 350 miliardi di euro di debito per cui l'Unione europea e il Fondo monetario internazionale (FMI) ha detto allo Stato greco di tagliare drasticamente la spesa.
Il rilascio di un secondo urgente UE-FMI salvataggio, del valore di 130 miliardi di euro, è subordinato al austerità tagli profondi. Che significa più difficoltà per le sezioni più vulnerabili della società greca, come quelli che si affidano a prestazioni sociali.

Tasse, stipendi al minimo e tagli: gli effetti della macelleria sociale

In un Paese tradizionalmente ancorato al valore della famiglia, queste storie, riportate sempre più spesso dai giornali, sono uno choc per l'opinione pubblica.
Eppure sono destinate a ripetersi, quando, nei prossimi mesi, la crisi finanziaria è destinata a peggiorare. Secondo un documento riservato, del quale è entrato in possesso il settimanale tedesco Der Spiegel, il Fmi avrebbe infatti intenzione di proporre alcune modifiche al piano di salvataggio, in cambio del nuovo pacchetto di aiuti della Troika, in missione ad Atene dal 14 al 16 gennaio.
ANCORA LACRIME E SANGUE. Per i cittadini ellenici sono in programma nuovi sacrifici, per allontanare, almeno di un altro trimestre, lo spettro del default. E all'Ue, il Fmi avrebbe in mente di chiedere maggiori stanziamenti.
L'alternativa a nuovi fondi sarebbe una seconda riduzione del debito verso la Grecia. E difatti, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente della Francia Nicolas Sarkozy hanno ripreso a pressare gli investitori privati.
Finora, le misure decise dal precedente governo di George Papandreou e dal premier Lucas Papademos per arginare il tracollo non hanno convinto i controllori. A giudizio del Fmi, le tasse riscosse sarebbero state inferiori alle aspettative e anche le privatizzazioni disposte sono state troppo deboli.
RISCHIO DEFAULT A MARZO. Papademos, nell'ultimo incontro con gli industriali e con i sindacati, si è detto molto preoccupato per le sorti del Paese, a rischio default a marzo. «Se non saranno votate le nuove misure di austerity richieste dalla Troika, si andrà alle elezioni, che per la Grecia significano il fallimento e l'uscita dall'Eurozona», ha messo in guardia il primo ministro.
Le nuove misure, in cambio del pacchetto di aiuti di 130 miliardi di euro deciso al vertice Ue del 26 ottobre, significano più tasse, nuovi tagli agli stipendi e alle pensioni e licenziamenti di migliaia di lavoratori, di cui 150 mila solo tra i dipendenti pubblici.
In un Paese in cui, per volere della Troika, i salari minimi garantiti dovranno essere portati sotto i 600 euro mensili, la macelleria sociale è destinata a essere altissima.
«Già nell'ultimo anno abbiamo avuto centinaia di richieste di genitori che dicono di non avere soldi, né più riparo per i loro figli» ha raccontato padre Antonios, «vengono da noi perché si fidano».

Grecia, crisi mangia futuro

Famiglie sempre più povere e le madri abbandonano i figli.

di Barbara Ciolli

Talmente disperate da abbandonare i figli negli istituti di carità o nei centri per poveri.
In Europa le storie di giovani madri che si privano del cibo e che lasciano i loro bambini negli orfanotrofi, erano considerate scene lontane, uno spaccato di Paesi afflitti da anni di dittatura e in gravi condizioni di arretratezza. Almeno fino alla vigilia della crisi economica.
Nella Grecia strozzata dai prestiti della Troika - la triade di controllori dell'Unione europea, del Fondo monetario internazionale e della Banca centrale europea - sono sempre più coloro che, negli ultimi mesi, hanno messo i loro figli nelle mani di parroci e associazioni di volontariato come Sos children.
GLI ISTITUTI DEI PARROCI. «Oggi non tornerò a prendere Katia (i nomi dei minori sono inventati, a tutela della loro identità, ndr), perché non posso più permettermi di crescerla. Vi prego, abbiate cura di lei», ha scritto una giovane madre alla maestra di un asilo di Atene, poche settimane prima di Natale.
Ma la storia di Katia non è un caso isolato: negli ultimi mesi padre Antonios, giovane prete ortodosso che gestisce un centro giovanile per indigenti nella capitale, si è trovato quattro bambini, tra i quali un neonato, accoccolati sulla soglia di casa.
Una coppia, invece, ha dovuto contattare un ente di beneficenza per cercare una casa ai suoi gemelli, ricoverati in ospedale in stato di malnutrizione.

Πέμπτη 5 Ιανουαρίου 2012

Quel che insegna la crisi greca

Fallimento imminente, paese messo all'indice, catastrofe imminente. Per la Grecia si stanno spendendo parole a volte indigeribili ma in realtà la situazione non è tanto diversa da quella di altri paesi, Italia compresa. E mostra il fallimento politico e economico dell'Unione europea.
DALL'ULTIMO NUMERO DI ERRE APPENA USCITO

Pascal Franchet
In queste ultime settimane si sono dette molte cose sulla crisi greca, dalle più indigeribili [1] alle più confuse. Il risultato è una serie di argomenti buoni per ogni occasione. I media si sono fatti eco della versione ufficiale, riassumibile in cinque punti:
1) la Grecia ha imbrogliato per nascondere un debito pubblico "insostenibile";
2) come altri paesi della zona euro, la Grecia sta per sospendere i pagamenti;
3) l'Unione europea si rende conto della situazione, ma non può fare altro che incoraggiare il ricorso a misure rigorose e chiedere che il paese venga messo sotto tutela;
4) la Grecia deve adottare misure d'austerità che le permettano di ridurre il debito pubblico;
5) per i paesi sviluppati, uscire dalla crisi significa adottare piani d'austerità comuni.
È opportuno decodificare il messaggio, destinato in effetti a tutti i paesi nordeuropei
1) la Grecia ha imbrogliato per nascondere un debito pubblico "insostenibile"
È vero, ed è una prova che lo Stato è pervaso dalla corruzione e dall'abitudine ad aggiustarsi le cose tra amici. Sembra accertato che, grazie a complessi meccanismi finanziari (swap e cambi) e a un prestito mascherato, la banca statunitense Goldman Sachs abbia permesso al governo greco di ridurre fittiziamente di oltre 2 miliardi di euro il proprio debito pubblico [2] e di entrare così nella zona euro.
Ed è chiaro che i governi al potere dopo il 2001 hanno chiuso gli occhi su questa falsificazione dei conti. Ma la Grecia non è sola, e altri paesi della zona euro hanno spregiudicatamente manipolato i conti. Nel 1996 l'Italia ha ridotto artificialmente il suo deficit grazie a uno swap con la banca J.P.Morgan, e in seguito Berlusconi ha ceduto a una società finanziaria i diritti di entrata ai musei nazionali in cambio di 10 miliardi di euro, rimborsando 1,5 miliardi all'anno per 10 anni. Dal suo canto, nel 2000 la Francia ha lanciato vari prestiti, inserendo in bilancio il rimborso degl'interessi alla fine dei 14 anni di durata. Nel 2004, Goldman Sachs e Deutsche Bank hanno realizzato per conto della Germania una costruzione finanziaria (Aries Vermoegensverwaltungs), grazie alla quale il paese ha raccolto prestiti a un tasso nettamente superiore a quelli di mercato evitando di far apparire il debito nei conti pubblici [3].
Relativizzare il "pozzo senza fine" della Grecia
La Grecia avrebbe in effetti un deficit del 12,7% e non del 6%, come aveva annunciato il precedente governo, e un debito pubblico pari al 115%. Se facciamo il confronto con altri paesi non è il caso di strapparsi i capelli. Nel 1993 il costo del debito rappresentava il 14% del Pil, oggigiorno solo il 6%! I conti dello stato greco sono ben lungi dall'equilibrio, ma sono meno degradati rispetto ad altri paesi nordeuropei. (Tabella 1 )
La Commissione europea non può dare lezioni alla Grecia
Già nel 2001 la Commissione europea non poteva ignorare la scarsa affidabilità dei conti presentati dalla Grecia; sarebbe bastato gettare uno sguardo ai conti delle amministrazioni centrali del paese per conoscere con buona approssimazione il deficit permanente dello stato, osservare il moltiplicarsi degli acquisti di armi e il costo dei Giochi olimpici 2004 e confrontarne il costo con le disponibilità di bilancio e le riserve della Banca centrale greca per capire che il debito ufficiale (manipolato per poter entrare nella zona euro) non era certo quello dichiarato. La Commissione non poteva ignorare la situazione reale, ma in effetti non voleva denunciarla; per motivi politici e geostrategici aveva bisogno d'integrare il paese nella zona euro. Nel 2001, i più accesi sostenitori della Grecia sono stati la Francia (secondo fornitore di armi in ordine d'importanza) e la Germania; le banche dei due paesi possiedono oggi l'80% del debito ellenico.
Nemmeno Eurostat ha il diritto di dare lezioni
Secondo Bloomberg, Eurostat era perfettamente al corrente dell'operazione. In nome di regole contabili molto "comode", l'istituto statistico dell'Ue non tiene conto nel calcolo del debito pubblico dei miliardi di euro offerti alle banche senza garanzie, nel quadro dei piani di salvataggio (decisione Sec del giugno 2009), e le sottoscrizioni lanciate dagli stati ("grandi prestiti" francesi, prestiti greci e portoghesi).
Ma i contribuenti (quelli che non possono profittare delle riduzioni fiscali accordate alle classi ricche) saranno obbligati a coprire, in un modo o nell'altro, le somme erogate.
Fino a che punto fidarsi delle agenzie di rating?
C'è poco da fidarsi di istituzioni che davano il massimo punteggio a Lehman Brothers tre giorni prima che fallisse e una triplice A ai subprime! Eppure queste agenzie "cosi preveggenti" fanno il bello e il cattivo tempo nei mercati finanziari, anche in quelli non regolamentati (gli Otc, Over The Counter: ad esempio i mercati dei Cds, i Credits Default Swaps) e sono strettamente legate alle banche anglosassoni (in particolare Goldman Sachs e Citibank).
Le agenzie non usano sfere di cristallo ma dati forniti da chi emette il prestito analizzato o da chi lo distribuisce sui mercati. Nel caso di cui ci occupiamo, hanno abbassato la valutazione dei prestiti dello stato greco solo dopo che il nuovo governo aveva loro fornito dati aggiornati.
2) Come altri paesi della zona euro, la Grecia sta per sospendere i pagamenti
Il messaggio ha soprattutto uno scopo: far aumentare i tassi d'interesse (premio di rischio), e dunque i profitti, dei prestatori (tra cui Goldman Sachs e gli hedge fund). Il prestito greco è stato così negoziato al 6,40%, il doppio di quello che un prestatore avrebbe potuto sperare. E si noti che al momento dell'asta le richieste sono state il triplo di quanto previsto inizialmente [4] . Una bella smentita per un paese considerato "sul punto di sospendere i pagamenti". L'ideologia dominante tende a confrontare la situazione del bilancio statale con quello di una famiglia o di un'azienda, il che non ha alcun senso. Uno Stato, a differenza di una famiglia o di un'azienda, può sempre aumentare le entrate grazie a nuove tasse. Si tratta di una differenza fondamentale che rende assurdo un paragone del genere. Lo stato americano esiste da 221 anni, e sta aumentando il suo debito dal 1837, cioè da 173 anni di seguito [5].
Il secondo obiettivo del ragionamento è quello di preparare l'opinione pubblica ad accettare una cura a base di regressione sociale e austerità. Il governo ellenico ha efficaci strumenti per procedere a una radicale riforma della fiscalità, abolire i regali fiscali e sociali fatti alle classi ricche e alle società, imporre tasse sui capitali e i redditi; in poche parole, per aumentare le sue entrate e ripianare il deficit di bilancio. Si tratta di una scelta squisitamente politica che il Pasok (il partito socialista locale) preferisce non fare perché è fondamentalmente d'accordo con i principi del neoliberalismo: il mondo greco è e deve restare un'economia di mercato neoliberale! Le politiche pubbliche adottate da oramai molti anni dai successivi governi ellenici hanno aumentato il deficit pubblico e la massa del debito pubblico. L'ingresso nella zona euro (2001) non ha fatto che ampliare il fenomeno (cfr. tabelle 2, 3 e 4 ).
3) L'Unione europea si rende conto della situazione, ma non può fare altro che incoraggiare il ricorso a misure rigorose e chiedere che il paese venga messo sotto tutela
La Banca centrale europea (Bce) non ha il diritto di concedere prestiti agli Stati membri!
Nel 2008/2009, la Banca centrale europea ha concesso prestiti massicci alle banche private per salvarle dal fallimento, ma non è autorizzata a intervenire a favore dei poteri pubblici degli Stati membri. È il colmo!
L'articolo 123 del Trattato di Lisbona interdice alla Bce e alle banche centrali degli Stati membri la concessione «di scoperti di conto o di altre facilitazioni creditizie a ...amministrazioni statali, altri organismi di diritto pubblico o a imprese pubbliche degli Stati membri così come l'acquisto diretto di titoli di debito... ».
Dunque, nessuna acquisizione "diretta" (non aiuti di stato) , ma prestiti preferenziali alle banche, che concedono in garanzia... titoli obbligazionari degli Stati (tra cui la Grecia).
Che bel meccanismo ipocrita, quello previsto dal Trattato di Lisbona!
Nemmeno la Banca europea per gl'investimenti, il cui comportamento immorale verso i paesi in via di sviluppo è ben noto [6], può finanziare il deficit greco. In teoria è così, ma in realtà finanzia investimenti molto discutibili che approfondiscono il deficit e aumentano il debito pubblico, come ad esempio i Giochi olimpici 2004, il cui costo totale è ancora ignoto (lo si stima tra i 20 e i 30 miliardi di euro).
4) La Grecia deve adottare misure d'austerità che le permettano di ridurre il debito pubblico
Ecco dove vogliono arrivare i responsabili del capitalismo economico e finanziario! Prendendo come scusa un debito pubblico considerato "insostenibile", il governo impone alla popolazione, in nome del risanamento finanziario, una cura di austerità senza precedenti: niente misure di rilancio, congelamento dei salari dei funzionari nel 2010, riduzione del 10% dei premi e del 30% delle ore supplementari nella funzione pubblica, del 10% delle spese pubbliche (tra l'altro 100 milioni di euro per l'insegnamento), riduzione delle spese sanitarie, prolungamento di 2 anni dell'età di pensionamento che arriva così a 63 anni), blocco delle assunzioni, riduzione dei Ctd nella funzione pubblica, aumento delle tasse sui carburanti, il tabacco e i gsm, aumento di 2 punti dell'Iva...
E l'Ue chiede di più, ed esige riforme strutturali che toccano l'insieme delle amministrazioni, la liberalizzazione del mercato interno, la flessibilità lavorativa, la riforma radicale delle pensioni e del sistema sanitario...
Per dirla tutta, secondo le previsioni della Deutsche Bank il popolo greco deve attendersi a beve termine un tasso di disoccupazione di almeno il 15% e una riduzione del Pil del 7,5%.
Eppure esistono alternative di bilancio interne!
Il risparmio che si spera di ottenere con il piano d'austerità ammonta a circa 5 miliardi di euro. Ma esistono varie alternative! Ad esempio, con 9,642 miliardi di dollari (nel 2006) [7] la percentuale del Pil destinata alle spese militari è la più alta tra i paesi dell'Ue. Nel 2008 il paese era al primo posto in Europa, con il 2,8% del Pil destinato all'acquisto di armi (e la cifra non include tutte le spese militari [8]); si tratta di un peso considerevole per il bilancio statale che va ad esclusivo vantaggio delle industrie belliche statunitensi ed europee. Inoltre la flotta commerciale greca, al primo posto al mondo con oltre 4000 navi, sottrae ogni anno allo stato circa 6 miliardi d'euro in Iva, grazie a una serie di vantaggiosi meccanismi finanziari.
La maggioranza delle grandi società ha trasferito gli attivi in società off-shore cipriote (dove il tasso d'imposizione fiscale è del 10%). La chiesa greco-ortodossa è esentata dal pagamento delle imposte, anche se è tra i maggiori proprietari immobiliari del paese.
Le banche hanno ricevuto 28 miliardi di euro di fondi pubblici nel quadro del piano di salvataggio, senza alcuna contropartita, e adesso speculano impunemente contro il debito pubblico.
Esistono dunque i mezzi per agire in modo diverso, mezzi che richiederebbero una riforma totale del sistema fiscale; il governo Pasok, al servizio dei capitalisti, ha però scelto di lasciare le cose come sono e far pagare ai poveri per restare nella zona euro, peraltro fonte di deregolamentazione e perdita di sovranità nazionale, in nome della "concorrenza libera e non falsata".
5) Per i paesi sviluppati, uscire dalla crisi significa adottare piani d'austerità comuni.
In tutti i paesi sviluppati governo e media ripetono lo stesso messaggio: in Portogallo, dove il governo ha lanciato un vasto programma di privatizzazione dei servizi pubblici, in Spagna, invischiata nella crisi immobiliare e con un tasso di disoccupazione che sfiora il 20%, in Irlanda, il cui deficit di bilancio si avvicina a quello greco, in Italia, che con un debito pubblico pari al 127% del Pil vanta il primato in Europa, o ancora nel Regno Unito, il cui deficit supera oramai il 14,5%.
E anche gli altri paesi devono aspettarsi di subire la stessa sorte. I progetti di riforma dei regimi pensionistici, dei sistemi sanitari e dei regimi di protezione sociale sono già all'opera un poco dappertutto.
Una cosa è sicura: i fondi pubblici, che le grandi banche hanno ottenuto a tassi esigui dalla Banca centrale europea, non andranno alle famiglie o alle imprese; nel 2009, i crediti sono crollati dappertutto in Europa. I soldi vanno e continueranno ad andare alla speculazione del "rischio sovrano", il debito pubblico. Oggi la Grecia; domani il Portogallo, la Spagna, l'Italia, l'Irlanda; dopodomani il Belgio e la Francia... La zona euro è a pezzi e mostra il suo vero volto: un sistema costruito per le economie più ricche a spesa di quelle più povere.
Conclusioni provvisorie e sei proposte
L’Unione europea ha fallito sul piano politico: con una moneta comune ma una concorrenza fiscale e sociale tra gli Stati membri, con un mercato comune senza meccanismi di trasferimento delle risorse dai ricchi verso i poveri, con un dogma neoliberalista che schiaccia i popoli, è incapace di dare una risposta alla crisi che imperversa.
La gente comincia invece a organizzare una risposta e si mobilita. I due massicci scioperi generali e ravvicinati in Grecia, le manifestazioni oceaniche nella maggior parte delle grandi città, il rifiuto (al 93%) degl'islandesi di pagare i debiti privati previsti dalla legge Icesave [9], le impressionanti manifestazioni in Portogallo, e quelle del 23 marzo in Francia che marcano l'inizio di un 3° turno sociale: l'opposizione alza la testa in Europa e diffonde il rifiuto dei salariati, dei pensionati e dei poveri di pagare il conto della crisi. Quel che manca, oltre al superamento della compartimentazione delle manifestazioni, è una proposta che leghi la risposta sociale e quelle politica. I movimenti sociali hanno bisogno di proporre elementi di programma alternativi per rispondere alla crisi del sistema, difendendo e allargando i diritti collettivi contro la logica della valorizzazione del capitale.
Il punto centrale sottolineato da queste "crisi-pretesto" sul debito pubblico al Nord concerne una diversa ripartizione delle ricchezze, e a tal fine bisogna agire su due fronti: aumentare i salari con prelievi sui dividendi e operare una riforma fiscale di grande portata.
Un aumento dei salari ridurrebbe l'indebitamento delle famiglie e aprirebbe nuovi sbocchi alla produzione di beni e servizi.
Bisogna anche ridurre radicalmente i tempi di lavoro a parità di salario, e procedere a reclutamenti supplementari. In tal modo si rimedierebbe al problema della disoccupazione, a quello del finanziamento dell'assistenza sociale e alla scarsità di attività ludiche per chi lavora.
Una riforma fiscale armonizzata a livello europeo permetterebbe di annullare i numerosi rifugi fiscali, ristabilire una fiscalità progressiva per tutti i redditi (imposte sui redditi e sulle società), ridurre o sopprimere le imposte indirette, che colpiscono soprattutto i più poveri (Iva e tasse sui prodotti petroliferi), creare un'imposta eccezionale sui redditi finanziari e sui patrimoni dei creditori, senza dimenticare la tassazione degli altri redditi da capitale e immobiliari.
Una politica di bilancio sana dovrebbe anche annullare le numerose esenzioni al pagamento degli oneri sociali concesse alle aziende e aumentare i contributi dei datori di lavoro, garantendo in questo modo lo sviluppo della protezione sociale per tutti e un corretto livello delle pensioni.
Per finire, il sistema finanziario ha ben dimostrato la sua nocività sociale. Bisogna espropriare le banche e gli altri organismi finanziari, trasferirli nell'area pubblica e farle controllare dai cittadini, procedendo anche a un audit del debito pubblico per valutarne la legittimità (cosa è stato finanziato?).
Cominciamo un dibattito sulle proposte per stabilire una lista di rivendicazioni.
vicepresidente del CADTM (Francia)
[1] Parole cariche di razzismo, come ad esempio il titolo di Le Monde del 6 febbraio 2010: «La cattiva Grecia» mette l'euro sotto tensione o l'acronimo, inventato da The Economist, PIGS (maiali, in inglese) per riferirsi a Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna.
[2] «Con la complicità di Godman Sachs, ha abbellito la presentazione dei conti, ed è questo che le si rimprovera. Eppure si tratta di una manovra marginale. Le transazioni del 2001 incriminate avrebbero ridotto il debito greco di 2.367 miliardi di euro, facendolo passare da 105,3% al 103,7% del PIL" http://www.irefeurope.org/content/le-masque-grec
[3] http://www.lexpansion.com/Services/imprimer.asp?idc=226849&pg=0
[4] Comunicato dell'Afp del 4 marzo 2010
[5] «Smettiamola di paragonare il bilancio del governo a quello delle famiglie», di Randall Wray, http://contreinfo.info/article.php3?id_article=2976
[6] Sul sito Amici della terra: http://www.amisdelaterre.org/-Banque-europeenne-d-investissement.html
[7] Spese militari globali: http://www.julg7.com/
[8] Fonte Nato: http://www.nato.int/docu/pr/2009/p09-009.pdf
[9] Cfr. Olivier Bonfond, Jérôme Duval, Damien Millet « Ouf ! les Islandais ont dit massivement ‘non’ » http://www.cadtm.org/Ouf-les-Islandais-ont-dit

Τρίτη 3 Ιανουαρίου 2012

Solidarieta' al popolo greco!

Siamo tutti greci! Vogliamo la doppia cittadinanza!

Enfuriated by the cowardice and lack of imagination of the Western
governments—including our own (1)—towards the dictatorship of the
financial markets;
And disgusted by the current humiliations being imposed on the Greek people, shamefully accused of excess and dishonesty, pronounced guilty without being allowed a defence (2), condemned to endless austerity and penitant contrition, in a language that evokes 1940 and Pétain
with its "moral order," "effort" and "spirit of joy;" And certainly not forgotting those who now sacrifice Greece to the financial speculators, pretend that "economic fascism" will content itself with the little countries, sparing themselves... ... those same people who abandoned Czechoslovakia to Adolf Hitler in
Munich in 1938, hoping that he would be satisfied with this new prey, following the cowardice shown to the Spanish republicans (3); We will no longer support these nouveaux riches (the triumphant 1% of
the globalised world), who ignore the moral debt that humanity owes to the Greek nation (4), which sowed the first seeds of direct democracy (5), based precisely on the abolition of debts and the emancipation of citizens reduced to slavery by their indebtedness 2500 years ago (6).

For all these reasons, we are all Greeks. We want to send a clear signal right now that we will no longer collaborate a minute longer in passivity towards the financial regime imposed on Greece (7). We wish
to express our solidarity with Greece, and to share, at least symbolically, the fate of its people.
We therefore ask for dual Greek nationality, by making a formal request to the Greek ambassador in our country. We will launch this campaign with a list of primary signatories on the 24 November 2011, a
date that is also the anniversary of a significant action by the Greek
resistance at the Gorgopotamos Viaduct on the night of the 24/25 November 1942 (8).

"Declaration of Nantes for Greece," 11/11/11.

"Your excellency, in solidarity with your country, I, the undersigned.............. request personally to be counted at heart a Greek, to enjoy the rights and duties of dual nationality, and to express this international citizenship with a view to the establishment of universal democracy in liberty and equality, twenty-five centuries after the time of Solon, Clisthene, and Pericles. Thanks in advance for your response, and in fraternity with your people. "

My name, town and country of residence follow, along with my profession and other relevant personal information (blogger, musician, father, student, Hellenist, age, etc.): FAMILY NAME, First name............ Town........... Country of residence....... Profession and other personal information................. Where to send it ? In France, send a letter to l'Ambassade de Grèce, République hellénique, 17 rue Auguste-Vacquerie, 75116 Paris (Telephone : 01 47 23 72 28, Fax : 01 47 23 73 85 ).
Copy and paste this text, or write a personalised letter to the embassy. When you have done so, send a copy to the following list of
email addresses (copy/paste the entire line):

mfapar@wanadoo.fr, grinfoamb.paris@wanadoo.fr, info@amb-grece.fr, grpresse@magic.fr, jesuisgrec@numericable.fr,

(The first address is that of the Greek embassy in Paris, the next two
are those of its press office and communications office which must be
informed of your application, the fourth is the Greek office at the
Council of Europe in Strasbourg, and the latter is the liaison address for this initiative for information and coordination). You can also post a personal comment on the dedicated blog:
http//:www.jesuisgrec.blogspot.fr
This personal and collective response of a request for Greek nationality belongs only to those who undertake it, and is not directed by any party or institution. It has been proposed by the
N.e.u.f. cultural association ("Nantes Est Une Fête! ", note 9)
Notes on the call for solidarity:
Note 1: We will never forget the paternalistic disdain displayed
towards Greece by the leaders of Germany and France, an arrogant and
vexatious attitude, made all the more scandalous by the fact that it
is these two countries whose major arms deals with Greece have ruined
the country. We are shamed by the Merkel-Sarkozy couple, who lecture at Greece when
it is down, forcing upon them a treatment that is as highhanded and inept as that of the bloodletting physicians of old, medicine which they next plan to administer to their own people.
We cannot accept that, for the first time in the history of mankind, a country will lose its political sovereignty at the diktat of financial markets, merely to defend the investments of the privileged 1% of the world, who have bought themselves government bonds.
We will not allow these slanders towards the Greek people to pass, while the responsibilities of the profitmongers and international traffickers and their accomplices remain ignored.
Note 2: Nor even to express themselves in a referendum.
Note 3: Churchill's well known comment after Munich: "You were given
the choice between war and dishonour. You chose dishonour and you will have war." Gandhi's comment from India is less well known: "Europe has sold her soul for the sake of seven-days’ earthly existence. The peace Europe gained at Munich is a triumph of violence; it is also its
defeat."
We do not forget General Faucher, the French mission chief in Prague,
who, sickened by the Munich agreement, submitted an honourable
resignation to the French government, and then requested Czech
citizenship. General Louis-Eugène Faucher (1874-1964) had lived for
twenty years among the Czech people. On his return to France, he
joined the resistance against the Nazi occupation, was arrested and
deported to Germany, and survived to return home in 1945.
Note 4: Because Greece has given the world the inspiring myth of
Antigone, the unconquerable defiance of conscience in the face of
arbitrary tyranny;
Note 5: Because Greece gave Europe the first seeds of direct democracy
(not delegated to a class of professionals, but exercised directly by
an assembly and by drawing lots),
Note 6: And because the first act of the newborn Athenian democracy,
though but a fragile and imperfect shoot, under the rule of Solon in
594 BCE, was precisely the abolition of debts and the general
emancipation of citizens reduced to slavery by personal indebtedness.
But who remembers that?
We do not forget the eminent and heroic Greek resistance, which
strongly participated in the liberation of Europe from Nazism.
Note 7: The controls imposed on Greece are a blatant coup d'etat
against European democracy, a deliberate suffocation of its civil
society, a material and moral humiliation of its people, which will
inevitably spread in a domino effect to neighbouring countries,
including our own, with a risk of pre-fascist crisis.
Note 8: On the night of the 24/25 November 1942, the destruction of
the strategic Gorgopotamos railway viaduct between Thessaloniki and
Athens was an important joint action between two major elements of the
Greek resistance: the communist EAM-ELAS and the non-communist
EDES-EOEA, with the support of British special forces.
Note 9: The N.e.u.f association organises the Fête des langues
(Festival of languages) and walking tours commemorating the resistance against fascism in Nantes (Pays de la Loire/Brittany, France). This association was instrumental in achieving the transparent publication of public finances on the internet in 1995, and in 1997 launched the "Réveillon de 1er mai" (Eve of the 1st of May) outside the Paris Bourse (Stock exchange), the first demonstration in the western world for the Tobin tax on financial speculation and against tax havens.
N.e.u.f. also participated in the "Call to the youth for resistance"
of the 8 March 2004 with ATTAC, and the Décapol Declaration for Ten
new rights for the coming century.
http://lucky.blog.lemonde.fr/2006/11/13/video-et-texte-de-lappel-des-resistants-traductions/
http://cf.groups.yahoo.com/group/LeMonde-etLaResistance/message/2
http://lucky.blog.lemonde.fr/2005/09/18/2005_09_decapol_dekapol/