Δευτέρα 11 Ιουλίου 2016

Mai di domenica

Omero giunge al porto del Pireo dal Connecticut per studiare l'arte e la filosofia dell'Antica Grecia. Qui conosce Ilya, una prostituta libera e indipendente. Con i suoi clienti ha un rapporto anche di amicizia, la domenica infatti esce spesso con loro ma mai per lavoro. Omero cerca di farle cambiare vita e le propone un patto: per due settimane non lavorerà ma studierà con lui la grandezza della Grecia classica, queste due settimane però sono state finanziate da un protettore che era costretto a tenere le sue ragazze lontane da Ilya.


Homer (Dassin), turista americano amante di filosofia (orecchiata) e appassionato della cultura della Grecia classica, sbarca al Pireo per scoprire il motivo della decadenza della Grecia e più in generale di tutto il mondo attuale; conosce la radiosa prostituta Illia (Mercouri) e cerca di "redimerla" ma non ne ha i mezzi economici; Mister X, un potente boss che sfrutta tutte le altre prostitute del Pireo, gli offre di finanziare per un mese i suoi sforzi perché desidera allontanare Illia che gli sobilla contro le altre prostitute. Ma Illia viene a saperlo. Lo rifiuta, lo deride e forse alla fine quasi lo converte… Il tutto su toni leggeri di commedia, dominati dalla figura luminosa di Illia e da canti e balli folkloristici, che rendono il film molto gradevole nonostante una vicenda modesta, banale e poco coerente.
La critica ha parlato spesso di Pigmalione, che non c'entra proprio niente, ma trascura l'accordo fra Homer e Mister X, causa del fallimento di Homer (che Mereghetti definisce addirittura "ricco"), ed evita di collegare il film al fatto che Dassin era stato messo nella lista nera di Hollywood, che il film è girato in Grecia e che solo più tardi la Mercouri diventerà moglie di Dassin. Né sottolinea il fatto che la cultura filosofica e storica di Homer è piuttosto superficiale e convenzionale; il suo moralismo ricorda tanto quello del maccartismo e la sua cultura approssimativa fa pensare a quella di chi si era schierato dalla parte di MacCarty, facendo gli interessi del capitale mafioso sotto l'aspetto di intenzioni moralizzatrici, a volte ingenuamente sentite. Rientra nella parodia delle imposizioni del maccartismo, e in particolare del lieto fine, anche il delizioso racconto delle tragedie greche fatto da Illia, che ne è appassionata cultrice, non se ne perde uno spettacolo, le conosce a memoria, e le racconta tutte come commedie che concludono con i protagonisti che fanno pace e vanno tutti al mare; come Medea, che dopo aver fatto finta di uccidere i figli e di averli dati da mangiare a Giasone, poi gli lascia capire che era tutto uno scherzo: infatti alla fine, tra gli applausi, riappaiono sulla scena i due sposi con i due figli, tutti sorridenti…
La Mercouri è carina e simpatica e sempre sorridente e piena di vita, ma non è una attrice eccezionale e da sola non reggerebbe il film; Dassin forse non è un buon attore, ma a me pare che il suo ruolo nel film sia azzeccato e serva a sostenerlo e a rendere più affascinante la figura di Illia; perfino il fatto che lui sia anche il regista, e presumibilmente già innamorato della sua attrice, che poi diventerà sua moglie, giova al film: ha un'aria imbranata e innamorata e intimidita nei suoi timidi ma ostinati sforzi di correggere Illia e di insegnarle cose in cui lui stesso finisce per credere sempre meno: sembra quasi che anche come regista rinunci a dirigere la sua attrice e se ne lasci prendere la mano; ma forse sembra solo… perché il risultato è ottimo… anche se d'ora in poi Dassin non farà più film di grande rilievo, a parte la propria parodia in Topkapi. Altro che Pigmalione! O piuttosto proprio il suo capovolgimento…
La versione francese è disastrosa per il dialogo, in cui Iliia traduce dal francese al francese i dialoghi che si suppone avvengano in inglese tra l'americano e i greci, poi qualche volta anche in francese e in italiano.

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