Πέμπτη 2 Νοεμβρίου 2017

Lo “Stato Nuovo” in Portogallo, Grecia e Spagna: fascista nello stile, ma non nella sostanza. Prima Parte

 
Immagine: truppe franchiste durante la Guerra Civile

Nell’Europa del primo dopoguerra, prima dell’Asse e prima della Seconda Guerra Mondiale, prima della grande crociata ideologica che contrappose Comunismo e Liberal-Capitalismo al cosiddetto “nazifascismo” di Italia fascista, Germania Nazionalsocialista e Giappone Imperiale, si sviluppò nel Vecchio Mondo (segnatamente Portogallo, Spagna e Grecia) un’altra concezione, troppo spesso confusa con il Fascismo propriamente detto: l’ideologia dello Stato Nuovo.

Luigi Tramonti, 3 novembre 2018 


In alcuni casi si sviluppò parallelamente al Fascismo, come nella spagna prebellica in cui i malumori militari nulla avevano a che vedere con i sogni rivoluzionari dei nazional-sindacalisti che componevano la Falange di José Antonio Primo de Rivera (poi snaturata e svuotata di significato sotto Franco) e le Juntas de Ofensiva Nacional-Sindicalista; in altri fu addirittura precursore del “metodo fascista”, come nella Grecia del 1916 in cui gli Epistratoi di Metaxas rappresentarono la prima milizia fascista del Continente; o ancora ne fu antagonista, come nel Portogallo di Salazar, che sciolse per legge il Movimento Nacional-Sindicalista di Francisco Preto, resosi poi protagonista di un fallito colpo di stato ai danni del dittatore.
  
Di queste regimi si occupa Dimitris Michalopoulos, celebre storico greco, nell’articolo che proponiamo per la prima volta in traduzione italiana grazie alla cortese disponibilità di Counter-Currents, tracciando un fil rouge che ci porta dall’archetipo dittatoriale di Stato Nuovo costituito dal regime lusitano di Antonio de Oliveira Salazar passando per i rapporti ambigui dei rappresentanti di queste nazioni con i regimi liberal-democratici (In particolar modo con la Gran Bretagna) per approdare infine a un interpretazione nuova e spaventosamente plausibile della Storia di queste tre nazioni europee, legate a doppio filo alle vicende del Vecchio Mondo e ancor più legate tra di loro.

Ci apprestiamo a compiere un viaggio attraverso l’Europa mediterranea e atlantica del primo dopoguerra, dalle colorate piazze dell’Alfama di Lisbona alle grigie carceri della prigione salazarista dell’Aljube, dagli aranceti spagnoli alle oscure cospirazioni dei quadri militari iberici, dalle cristalline spiagge greche all’acciaio delle navi da guerra britanniche schierate a protezione del dittatore ellenico. Confidando che questo nuovo contributo di Michalopoulos trovi nel Bel Paese l’accoglienza che merita vi auguriamo una buona lettura.

Lo “Stato Nuovo” in Portogallo, Grecia e Spagna: fascista nello stile, ma non nella sostanza

Di Dimitris Michalopoulos

Traduzione di Luigi Tramonti

Articolo in lingua originale presso Counter-Currents

Dimitris Michalopulos è uno storico greco. Il presente articolo osserva le regole della US Library of Congress per la traslitterazione in caratteri latini dei nomi greci.
  
Il caso di Stefan Zweig è celebre. Nacque a Vienna, capitale dell’Impero Asburgico, nel 1881. Essendo di razza ebraica e grazie al suo talento, e all’amicizia con Theodor Herzl, [1] riuscì durante gli anni ’20 e ’30 del ‘900 a diventare uno degli autori più rinomati in tutto il globo. Dopo l’ascesa dei nazionalsocialisti in Germania abbandonò il suo paese per emigrare prima in Gran Bretagna, poi negli Stati Uniti e infine in Brasile dove si uccise nel 1942, preda della depressione causatagli dalla situazione nell’Europa coeva.

Prima di lasciare il Vecchio Mondo Zweig ebbe comunque occasione di visitare la Spagna; lo fece nell’estate del 1936, mentre la Guerra Civile stava già infuriando. Si trovava a bordo di un vascello inglese; con sua grande sorpresa, la nave attraccò a Vigo, in Galicia, nonostante la città fosse stata catturata dalle truppe nazionaliste di Franco, senza dubbio forze fasciste. [2] Allora l’ipersensibile Zweig cercò di trovare una soluzione a un problema che si trovava davanti: chi stava armando e rifornendo i giovani contadini reclutati dai fascisti? E ancora: Perché un vascello inglese, battente bandiera di un “paese democratico”, era ormeggiato in un porto conquistato da truppe “anti-democratiche”? [3]

1. L’Archetipo Lusitano

Negli anni ’90 c’erano ancora portoghesi che serbavano memoria di Antonio de Oliveira Salazar. Durante gli anni di Coimbra il futuro dittatore era un “tranquillo” monarchico; tuttavia, dopo aver preso il potere, abbandonò ogni prospettiva di restaurazione monarchica.

A Coimbra era considerato un monarchico, o almeno un simpatizzante; per questo motivo era bersaglio di persecuzioni politiche e perse il suo lavoro come professore. Nei primi anni del suo governo, comunque, volle mettere il paese in ordine dal momento che era stato mal governato durante lunghi periodi di irresponsabile demagogia. Comunque sia, da un certo momento in poi (Probabilmente dalla Costituzione del 1933), sembra che abbia cominciato a considerare sul serio la soluzione ibrida di sua invenzione come struttura costituzionale del Portogallo. [4]

È interessante notare che una “soluzione ibrida” quasi identica doveva essere implementata da Franco un paio d’anni dopo in Spagna, principalmente per quanto riguardava la questione della monarchia. [5]

Comunque sia, Salazar affermò i punti principali della sua politica a Braga, il 28 maggio 1966: [6]

La rivoluzione del 28 maggio ha ereditato le conseguenze della prima Grande Guerra. Ha sofferto i forti sobbalzi della crisi economica degli anni ’30; ha subito le difficoltà della Guerra di Spagna del 1936-1939 e, sebbene si trovasse in una posizione di neutralità nel Grande Conflitto Mondiale del 1939-1945, fu aggredita dalle limitazioni e dai pericoli che ne derivarono. Durante quel periodo le nostre isole atlantiche e le nostre provincie d’oltremare dovevano essere difese poiché la linea ufficiale dell’Europa riguardo al destino dei territori d’oltremare, su cui esercitava la sua sovranità, coincise curiosamente con la politica delle potenze sovversive. Di conseguenza, la divergenza dei nostri concetti di Difesa dell’Occidente ha scatenato contro di noi la più virulenta, la più grande e la più persistente campagna internazionale. In altre parole se la Rivoluzione Nazionale del 28 maggio fu l’inizio di una sorta di benedizione nazionale, poiché il Movimento trionfò senza lacrime o spargimenti di sangue, alla fine ha dovuto svolgere i propri compiti in mezzo a pericoli e difficoltà costanti. E ancora: nel 1928, quando assunsi il Ministero delle Finanze, esistevano due tesi contrastanti: una sosteneva che era necessario iniziare con lo sviluppo economico e aspettare che si raggiungesse l’equilibrio finanziario; e l’altra professava che era necessario cominciare con un equilibrio finanziario per avere un arricchimento nazionale fondato sulla stabilità e solidità delle finanze. Abbiamo dato la priorità alle finanze, e dopo anni di duro lavoro e di amministrazione severa siamo stati finalmente in grado di spazzare via i fantasmi che avevano oscurato la vita pubblica e paralizzato l’azione dello Stato. Il deficit di bilancio eterno e lo squilibrio dei conti; la costituzione difettosa del debito pubblico; la sbagliata destinazione dei problemi della carta moneta, incanalata sempre verso il Tesoro, per rimediare alle sue spese; i difetti nella Costituzione e l’uso del debito fluttuante; i tassi d’interesse effettivamente usurari, l’instabilità o persino il valore di scambio della nostra valuta; il discredito dello Stato Portoghese sui mercati finanziari; Tutte queste sono questioni, ad oggi, decisamente risolte. E poiché queste domande sono interconnesse, è diventato chiaro che dopo che il credito del nostro governo è stato consolidato e il valore del denaro si è stabilizzato, il risparmio nazionale ha immediatamente cessato di cercare rifugio nei mercati esteri. Quindi, è stato possibile iniziare a disporre di questi risparmi per incoraggiare l’economia nazionale; ed è per questo che nel giro di quasi trent’anni siamo stati in grado di evitare il ricorso al credito esterno.

Tenendo a mente l’apologia di Salazar è facile cogliere la fisionomia ideale del leader dello Stato Nuovo, non solo in Portogallo ma su scala globale: una personalità competente e abile con un’ideologia politica molto vaga. Un personaggio del genere sarebbe presto interessato solo alla sua posizione e al proprio potere personale; di conseguenza, tenterebbe rapidamente di unificare i suoi compatrioti sotto la sua autorità “incolore”, e quindi di essere il più efficace possibile nel campo della politica estera, sia essa una scelta autonoma o obbligata.

In questi termini, Salazar può essere considerato un caso tipo. Nonostante la sua peculiare, seppur non falsa, convinzione che alzare lo standard di vita della popolazione porti alla corruzione morale e alla prevalenza delle ideologie di Sinistra, [7] rimase fedele all’alleanza del suo paese con il Regno Unito poiché, come all’inizio del 1941, la leadership della Wehrmacht non escludeva un’aggressione tedesca contro il Portogallo. [8] Il Dottore considerava, infatti, la Seconda Guerra Mondiale come una “commedia” [9] e non appena fu convinto che gli Stati Uniti e la Gran Bretagna non minacciavano l’integrità territoriale del Portogallo divenne più cordiale nella sua amicizia con le due potenze liberal-democratiche. [11] E, ultimo ma non meno importante: fu sotto l’egida della Gran Bretagna che ebbero fine le tradizionali divergenze tra Spagna e Portogallo; Salazar e Franco furono da quel momento liberi di ammirarsi a vicenda. [12]

1. L’Archetipo Lusitano

[1] Stefan Zweig (Jean-Paul Zimmerman, tr.), Der Weg von Gestern (Paris: Albin Michel, 1948), pp. 125-136

[2] Ibid., p. 459

[3] Ibid., pp. 459-460

[4] Em Coimbra, era considerado monárquico, ou pelo menos simpatizante, e por isso também em certo momento foi objecto de perseiguiçã política e demitido de professor. Nos primeiros tempos de governo, procurou ordenar o país, mal gerido por largos tempos de demagogía pouco responsável. E, a partir de certa altura (talvez a partir da Constitução de 1933), parece que passou a tomar a sério a solução híbrida que havía preparado para o texto constitucional. See Jacinto Ferreira, Ao serviço da Pátria e do Rei. Memórias políticas, 1926-1974 (Lisbon, 1991), p. 18. (La citazione è stata liberamente tradotta dal Portoghese all’Inglese dall’autore, riportata dall’Inglese all’Italiano dal traduttore)

[5] Archivi del Ministero degli Esteri Greco (hereafter: AYE), 1939,Α/13/2, Periklēs Iak. Argyropoulos, ministro plenipotenziario greco, a Iōannēs Metaxas, Primo Ministro e Ministro degli Esteri greco, cable No 731, San Sebastian, May 8, 1939.

[6] AYE, 1966, 12.10, Secretariado Nacional da Informação. « Discours prononcé par le Président du Conseil, Docteur Oliveira Salazar, à Braga, le 28 mai 1966 ». (Handcopied by the author.)

[7] Dominique de Roux, Le cinquième Empire (Paris: Pierre Belfond, 1977), p. 272.

[8] AYE, KY, 1941, 8. 4, Kimōn A. Kollas, ministro plenipotenziario greco a Lisbona, al Ministero degli Esteri Greco, cipher cable No 658, Lisbon, April 22, 1941; the same to the same, dispatch No 1014/Α, Lisbon, September 27, 1941.

[9] AYE, KY, 1941, 8. 4, K. A. Kollas al Ministero degli Esteri Greco, cipher cable No 658, Lisbon, April 22, 1941

[10] AYE, 1946, 78.2, G. Argyropoulos, chargé d’affaires della delegazione greca a Lisbona, al Ministero degli Esteri Greco, dispatch No 368/Α, Lisbon, June 8, 1946.

[11] Ibid.

[12] Vedere per esempio la dichiarazione di Franco a proposito di Salazar: El hombre de Estado más completo, más respectable . .. . . .: Salazar. He aquí un personaje extraordinario Su único defecto es tal vez la modestía. (Paul Preston, Las tres Españas del 36[Debols!llo, 2003], pp. 64-65.)


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