Immagine: truppe franchiste durante la Guerra Civile
Nell’Europa del primo
dopoguerra, prima dell’Asse e prima della Seconda Guerra Mondiale, prima della
grande crociata ideologica che contrappose Comunismo e Liberal-Capitalismo al
cosiddetto “nazifascismo” di Italia fascista, Germania Nazionalsocialista e
Giappone Imperiale, si sviluppò nel Vecchio Mondo (segnatamente Portogallo,
Spagna e Grecia) un’altra concezione, troppo spesso confusa con il Fascismo
propriamente detto: l’ideologia dello Stato Nuovo.
In alcuni casi si sviluppò
parallelamente al Fascismo, come nella spagna prebellica in cui i malumori
militari nulla avevano a che vedere con i sogni rivoluzionari dei
nazional-sindacalisti che componevano la Falange di José Antonio Primo de
Rivera (poi snaturata e svuotata di significato sotto Franco) e le Juntas de
Ofensiva Nacional-Sindicalista; in altri fu addirittura precursore del “metodo
fascista”, come nella Grecia del 1916 in cui gli Epistratoi di Metaxas
rappresentarono la prima milizia fascista del Continente; o ancora ne fu
antagonista, come nel Portogallo di Salazar, che sciolse per legge il Movimento
Nacional-Sindicalista di Francisco Preto, resosi poi protagonista di un fallito
colpo di stato ai danni del dittatore.
Di queste regimi si occupa
Dimitris Michalopoulos, celebre storico greco, nell’articolo che proponiamo per
la prima volta in traduzione italiana grazie alla cortese disponibilità di
Counter-Currents, tracciando un fil rouge che ci porta dall’archetipo
dittatoriale di Stato Nuovo costituito dal regime lusitano di Antonio de
Oliveira Salazar passando per i rapporti ambigui dei rappresentanti di queste
nazioni con i regimi liberal-democratici (In particolar modo con la Gran
Bretagna) per approdare infine a un interpretazione nuova e spaventosamente
plausibile della Storia di queste tre nazioni europee, legate a doppio filo
alle vicende del Vecchio Mondo e ancor più legate tra di loro.
Ci apprestiamo a compiere un
viaggio attraverso l’Europa mediterranea e atlantica del primo dopoguerra,
dalle colorate piazze dell’Alfama di Lisbona alle grigie carceri della prigione
salazarista dell’Aljube, dagli aranceti spagnoli alle oscure cospirazioni dei
quadri militari iberici, dalle cristalline spiagge greche all’acciaio delle
navi da guerra britanniche schierate a protezione del dittatore ellenico.
Confidando che questo nuovo contributo di Michalopoulos trovi nel Bel Paese l’accoglienza
che merita vi auguriamo una buona lettura.
Lo “Stato Nuovo” in
Portogallo, Grecia e Spagna: fascista nello stile, ma non nella sostanza
Di Dimitris Michalopoulos
Traduzione di Luigi Tramonti
Articolo in lingua originale
presso Counter-Currents
Dimitris Michalopulos è uno
storico greco. Il presente articolo osserva le regole della US Library of
Congress per la traslitterazione in caratteri latini dei nomi greci.
Il caso di Stefan Zweig è
celebre. Nacque a Vienna, capitale dell’Impero Asburgico, nel 1881. Essendo di
razza ebraica e grazie al suo talento, e all’amicizia con Theodor Herzl, [1]
riuscì durante gli anni ’20 e ’30 del ‘900 a diventare uno degli autori più
rinomati in tutto il globo. Dopo l’ascesa dei nazionalsocialisti in Germania
abbandonò il suo paese per emigrare prima in Gran Bretagna, poi negli Stati
Uniti e infine in Brasile dove si uccise nel 1942, preda della depressione
causatagli dalla situazione nell’Europa coeva.
Prima di lasciare il Vecchio
Mondo Zweig ebbe comunque occasione di visitare la Spagna; lo fece nell’estate
del 1936, mentre la Guerra Civile stava già infuriando. Si trovava a bordo di
un vascello inglese; con sua grande sorpresa, la nave attraccò a Vigo, in
Galicia, nonostante la città fosse stata catturata dalle truppe nazionaliste di
Franco, senza dubbio forze fasciste. [2] Allora l’ipersensibile Zweig cercò di
trovare una soluzione a un problema che si trovava davanti: chi stava armando e
rifornendo i giovani contadini reclutati dai fascisti? E ancora: Perché un
vascello inglese, battente bandiera di un “paese democratico”, era ormeggiato
in un porto conquistato da truppe “anti-democratiche”? [3]
1. L’Archetipo Lusitano
Negli anni ’90 c’erano
ancora portoghesi che serbavano memoria di Antonio de Oliveira Salazar. Durante
gli anni di Coimbra il futuro dittatore era un “tranquillo” monarchico;
tuttavia, dopo aver preso il potere, abbandonò ogni prospettiva di
restaurazione monarchica.
A Coimbra era considerato un
monarchico, o almeno un simpatizzante; per questo motivo era bersaglio di
persecuzioni politiche e perse il suo lavoro come professore. Nei primi anni
del suo governo, comunque, volle mettere il paese in ordine dal momento che era
stato mal governato durante lunghi periodi di irresponsabile demagogia.
Comunque sia, da un certo momento in poi (Probabilmente dalla Costituzione del
1933), sembra che abbia cominciato a considerare sul serio la soluzione ibrida
di sua invenzione come struttura costituzionale del Portogallo. [4]
È interessante notare che
una “soluzione ibrida” quasi identica doveva essere implementata da Franco un
paio d’anni dopo in Spagna, principalmente per quanto riguardava la questione
della monarchia. [5]
Comunque sia, Salazar
affermò i punti principali della sua politica a Braga, il 28 maggio 1966: [6]
La rivoluzione del 28 maggio
ha ereditato le conseguenze della prima Grande Guerra. Ha sofferto i forti
sobbalzi della crisi economica degli anni ’30; ha subito le difficoltà della
Guerra di Spagna del 1936-1939 e, sebbene si trovasse in una posizione di
neutralità nel Grande Conflitto Mondiale del 1939-1945, fu aggredita dalle
limitazioni e dai pericoli che ne derivarono. Durante quel periodo le nostre
isole atlantiche e le nostre provincie d’oltremare dovevano essere difese
poiché la linea ufficiale dell’Europa riguardo al destino dei territori
d’oltremare, su cui esercitava la sua sovranità, coincise curiosamente con la
politica delle potenze sovversive. Di conseguenza, la divergenza dei nostri
concetti di Difesa dell’Occidente ha scatenato contro di noi la più virulenta,
la più grande e la più persistente campagna internazionale. In altre parole se
la Rivoluzione Nazionale del 28 maggio fu l’inizio di una sorta di benedizione
nazionale, poiché il Movimento trionfò senza lacrime o spargimenti di sangue,
alla fine ha dovuto svolgere i propri compiti in mezzo a pericoli e difficoltà
costanti. E ancora: nel 1928, quando assunsi il Ministero delle Finanze,
esistevano due tesi contrastanti: una sosteneva che era necessario iniziare con
lo sviluppo economico e aspettare che si raggiungesse l’equilibrio finanziario;
e l’altra professava che era necessario cominciare con un equilibrio
finanziario per avere un arricchimento nazionale fondato sulla stabilità e
solidità delle finanze. Abbiamo dato la priorità alle finanze, e dopo anni di
duro lavoro e di amministrazione severa siamo stati finalmente in grado di
spazzare via i fantasmi che avevano oscurato la vita pubblica e paralizzato
l’azione dello Stato. Il deficit di bilancio eterno e lo squilibrio dei conti;
la costituzione difettosa del debito pubblico; la sbagliata destinazione dei
problemi della carta moneta, incanalata sempre verso il Tesoro, per rimediare
alle sue spese; i difetti nella Costituzione e l’uso del debito fluttuante; i
tassi d’interesse effettivamente usurari, l’instabilità o persino il valore di
scambio della nostra valuta; il discredito dello Stato Portoghese sui mercati
finanziari; Tutte queste sono questioni, ad oggi, decisamente risolte. E poiché
queste domande sono interconnesse, è diventato chiaro che dopo che il credito
del nostro governo è stato consolidato e il valore del denaro si è
stabilizzato, il risparmio nazionale ha immediatamente cessato di cercare
rifugio nei mercati esteri. Quindi, è stato possibile iniziare a disporre di
questi risparmi per incoraggiare l’economia nazionale; ed è per questo che nel
giro di quasi trent’anni siamo stati in grado di evitare il ricorso al credito
esterno.
Tenendo a mente l’apologia
di Salazar è facile cogliere la fisionomia ideale del leader dello Stato Nuovo,
non solo in Portogallo ma su scala globale: una personalità competente e abile
con un’ideologia politica molto vaga. Un personaggio del genere sarebbe presto
interessato solo alla sua posizione e al proprio potere personale; di
conseguenza, tenterebbe rapidamente di unificare i suoi compatrioti sotto la
sua autorità “incolore”, e quindi di essere il più efficace possibile nel campo
della politica estera, sia essa una scelta autonoma o obbligata.
In questi termini, Salazar
può essere considerato un caso tipo. Nonostante la sua peculiare, seppur non
falsa, convinzione che alzare lo standard di vita della popolazione porti alla
corruzione morale e alla prevalenza delle ideologie di Sinistra, [7] rimase
fedele all’alleanza del suo paese con il Regno Unito poiché, come all’inizio
del 1941, la leadership della Wehrmacht non escludeva un’aggressione tedesca
contro il Portogallo. [8] Il Dottore considerava, infatti, la Seconda Guerra
Mondiale come una “commedia” [9] e non appena fu convinto che gli Stati Uniti e
la Gran Bretagna non minacciavano l’integrità territoriale del Portogallo
divenne più cordiale nella sua amicizia con le due potenze
liberal-democratiche. [11] E, ultimo ma non meno importante: fu sotto l’egida
della Gran Bretagna che ebbero fine le tradizionali divergenze tra Spagna e
Portogallo; Salazar e Franco furono da quel momento liberi di ammirarsi a
vicenda. [12]
1. L’Archetipo Lusitano
[1] Stefan Zweig (Jean-Paul
Zimmerman, tr.), Der Weg von Gestern (Paris: Albin Michel, 1948), pp. 125-136
[2] Ibid., p. 459
[3] Ibid., pp. 459-460
[4] Em Coimbra, era
considerado monárquico, ou pelo menos simpatizante, e por isso também em certo
momento foi objecto de perseiguiçã política e demitido de professor. Nos
primeiros tempos de governo, procurou ordenar o país, mal gerido por largos
tempos de demagogía pouco responsável. E, a partir de certa altura (talvez a
partir da Constitução de 1933), parece que passou a tomar a sério a solução
híbrida que havía preparado para o texto constitucional. See Jacinto Ferreira,
Ao serviço da Pátria e do Rei. Memórias políticas, 1926-1974 (Lisbon, 1991), p.
18. (La citazione è stata liberamente tradotta dal Portoghese all’Inglese
dall’autore, riportata dall’Inglese all’Italiano dal traduttore)
[5] Archivi del Ministero
degli Esteri Greco (hereafter: AYE), 1939,Α/13/2, Periklēs Iak. Argyropoulos,
ministro plenipotenziario greco, a Iōannēs Metaxas, Primo Ministro e Ministro
degli Esteri greco, cable No 731, San Sebastian, May 8, 1939.
[6] AYE, 1966, 12.10,
Secretariado Nacional da Informação. « Discours prononcé par le Président du
Conseil, Docteur Oliveira Salazar, à Braga, le 28 mai 1966 ». (Handcopied by the author.)
[7]
Dominique de Roux, Le cinquième Empire (Paris: Pierre Belfond, 1977), p. 272.
[8] AYE,
KY, 1941, 8. 4, Kimōn A. Kollas, ministro plenipotenziario greco a Lisbona, al
Ministero degli Esteri Greco, cipher cable No 658, Lisbon, April 22, 1941; the
same to the same, dispatch No 1014/Α, Lisbon, September 27, 1941.
[9] AYE, KY, 1941, 8. 4, K.
A. Kollas al Ministero degli Esteri Greco, cipher cable No 658, Lisbon, April
22, 1941
[10] AYE, 1946, 78.2, G.
Argyropoulos, chargé d’affaires della delegazione greca a Lisbona, al Ministero
degli Esteri Greco, dispatch No 368/Α, Lisbon, June 8, 1946.
[11] Ibid.
[12] Vedere per esempio la
dichiarazione di Franco a proposito di Salazar: El hombre de Estado más
completo, más respectable . .. . . .: Salazar. He aquí un personaje
extraordinario Su único defecto es tal vez la modestía. (Paul Preston, Las tres
Españas del 36[Debols!llo, 2003], pp. 64-65.)
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