Jean-Claude Juncker (Lapresse)
Come già avvenuto nel
caso della Grecia, il comportamento che l’Europa avrà nella questione catalana
sarà importante per gli stati membri dell’Ue.
L’evoluzione
della questione catalana, in particolare nel rapporto con l’Unione europea,
sembra ripercorre quella di altre vicende europee degli ultimi anni. La vicenda
più traumatica che ha vissuto l’Ue negli ultimi anni è forse quella relativa
alla Grecia. Nelle ultime settimane è stato Schaeuble a ricordare a tutti
quanto la Grecia sia stata e sia un banco di prova per tutta l’Unione europea;
Schaeuble oggi dice di essere favorevole a un’uscita “temporanea” della Grecia
dall’euro, ma nei mesi passati a discutere di “Grexit” prima del 2011 la
questione veniva posta in un altro modo. La questione in particolare si poneva
così: se la Grecia risolve i suoi squilibri con il resto dell’Unione europea
uscendo dall’euro, svalutando e facendo pagare anche ai creditori il conto,
allora ogni altro Stato nel futuro potrà risolvere il suo squilibrio in quel
modo. In pratica si sarebbe delineato un percorso di uscita dall’euro,
oltretutto su base volontaria, che i trattati attuali non solo non prevedono ma
non concepiscono nemmeno.
Era chiaro a
tutti che l’uscita della Grecia avrebbe posto tutta la costruzione in
fortissimo pericolo; i mercati avrebbero agito come forze scatenanti della
rottura. Dopo la Grecia sarebbe stato il turno del Portogallo, della Spagna e
poi dell’Italia; gli studi delle banche d’affari per esaminare questi scenari
si sprecavano. In tutti i casi il conto sarebbe stato pagato sia dai Paesi
“uscenti”, sia dal resto dei membri.
La scelta
che ha fatto l’Europa in quella circostanza, e cioè che la rottura dell’euro e
l’uscita di un partner non fossero ammissibili, anche a costo dello sfascio si
singole economie, ha aperto le porte dell’austerity e di quel processo di
cessione di sovranità sostanziale da periferia a centro a cui abbiamo assistito
negli ultimi anni. Oggi la Grecia non è più un problema perché i creditori
hanno ridotto l’esposizione e perché politicamente lo Stato ellenico è gestito
dall’Europa e in particolare dai suoi membri più forti.
Allo stesso
modo le scelte e le decisioni che prenderà l’Europa nel rapporto con la
Catalogna e la Spagna porranno un precedente che eccede la questione catalana.
Gli appelli all’Europa da parte catalana sono l’elemento principale del
problema. Le risposte che darà l’Europa a questi appelli segneranno altri
rapporti intraeuropei. Queste risposte si collocano su due livelli. Il primo è
relativo a quello che farà l’Europa mentre è in atto il tentativo di una parte
rilevante dei catalani di arrivare a una secessione dal resto della Spagna; al
momento decisivo l’Europa come interverrà rispetto a uno Stato sovrano, la
Spagna, che ha tutta l’intenzione di impedire una secessione che ritiene
illegale nell’esito e, finora, anche nei modi che gli indipendentisti hanno
scelto di usare? Il secondo livello è relativo al comportamento che adotterà
l’Europa se mai la Catalogna arrivasse a una secessione. Formalmente, con la
creazione di un nuovo Stato, i catalani sarebbero fuori dall’Unione europea e
dalle sue istituzioni incluso l’euro. Se l’Europa continuasse invece a
considerare i catalani membri dell’Unione europea le implicazioni sarebbero profondamente
diverse.
Esattamente
come la questione greca è stata un metro per il rapporto tra Europa e stati
membri, oggi la questione catalana è un metro per i rapporti tra macroregioni
europee e stati.
Δεν υπάρχουν σχόλια:
Δημοσίευση σχολίου