Παρασκευή 30 Νοεμβρίου 2018

La Grecia e la crisi: cosa è successo dal 2009 a oggi. Il ruolo di Tsipras

il 23 aprile 2010 il primo ministro greco George Papandreou annuncia dall’isola di Kastellorizo la richiesta del piano di salvataggio Ue-Fmi

Le difficoltà sempre più gravi del governo. I programmi di salvataggio di Ue e Fmi. Le sofferenze e le proteste

Francesca Basso e Simone Disegni, 30 novembre 2018

2009: la Grecia ammette i trucchi sui conti

È l’ottobre del 2009 quando il neo primo ministro greco George Papandreou rivela pubblicamente che i bilanci economici inviati dai precedenti governi ellenici all’Unione europea erano stati falsificati con l’obiettivo di garantire l’ingresso della Grecia nell’Eurozona: i conti pubblici sono dissestati. Il rapporto deficit/Pil viene alzato dal 3,7% al 12,7%. È l’inizio della crisi.

il 23 aprile 2010 il primo ministro greco George Papandreou annuncia dall’isola di Kastellorizo la richiesta del piano di salvataggio Ue-Fmi il 23 aprile 2010 il primo ministro greco George Papandreou annuncia dall’isola di Kastellorizo la richiesta del piano di salvataggio Ue-Fmi

Ad aprile 2010 l’Eurogruppo vara il piano di assistenza finanziaria per un ammontare di 45 miliardi di euro, di cui 15 messi a disposizione dal Fmi. Nel corso degli anni i programmi diventeranno tre, con un esborso da parte dei creditori internazionali di oltre 250 miliardi di euro.

2010: l’àncora di salvataggio da Ue e Fmi

A maggio 2010 l’Eurogruppo vara il piano triennale di assistenza finanziaria (bailout) da 80 miliardi di euro, cui si aggiungeranno i 30 messi a disposizione dal Fmi. Nel corso degli anni i programmi diventeranno tre, con un esborso da parte dei creditori internazionali di oltre 250 miliardi di euro.

Le forti pressioni sui titoli bancari europei spingono la Bce a intervenire e a maggio viene varato il Securities Market Program (Smo) per l’acquisto di titoli di Stato sul mercato secondario per controllare la dinamica degli spread. A giugno l’Eurogruppo approva la creazione del fondo dalva-Stati Efsf, dotato di garanzie fornite dagli Stati partecipanti con una potenza di fuoco di 440 miliardi di euro. L’obiettivo è potenziare i meccanismi di stabilità dell’eurozona e fornire sostegno finanziario agli Stati membri in difficoltà. A dicembre l’Esm, meccanismo di gestione permanente delle crisi che sostituire l’Efsf dal primo luglio 2013.

2012: il secondo programma di aggiustamento e il fiscal compact

A marzo 2012 i ministri delle finanze della zona euro approvano lo sblocco di nuovi fondi per 130 miliardi di euro - saliranno poi a 145 - per sostenere la Grecia, che in cambio s’impegna a un più rigido cammino di riforme nell’ambito del programma di aggiustamento. Entra in azione il Fondo di stabilità finanziaria, incaricato di gestire il disborso dei finanziamenti. L’Fmi contribuisce con altri 20 miliardi per il successivo triennio.

In parallelo di fronte all’aggravarsi della crisi del debito che tocca anche Italia, Spagna e Portogallo gli Stati membri della Ue — eccetto Gran Bretagna e Repubblica Ceca — corrono ai ripari approvando il Fiscal compact, il Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance nell’Unione economica e monetaria, che contiene le cosiddette «regole d’oro» per il principio dell’equilibrio di bilancio, a cui si dovranno di lì in poi attenere i Paesi.

Agosto 2012: «L’euro è irreversibile»

Le dichiarazioni del governatore Bce Mario Draghi, («l’euro è irreversibile» e «la Bce è pronta a fare tutto il necessario») favoriscono un progressivo calo delle tensioni sui mercati finanziari alimentando aspettative positive degli investitori circa il mantenimento da parte della Bce di un assetto espansivo della politica monetaria per lungo tempo.

2015: la vittoria di Tsipras, scontro totale con la troika

Alla fine del 2014, dopo una nuova durissima fase di recessione, il Parlamento di Atene è sciolto per elezioni anticipate. Dalle urne nel gennaio 2015 esce vincitore il partito di sinistra Syriza, contrario alle politiche di austerità della troika. Si apre lo scontro frontale con i creditori, che minacciano di sospendere ogni aiuto se il nuovo governo guidato da Alexis Tsipras non accetterà le condizioni proposte (imposte, secondo i critici).

Il 26 giugno, dopo due tentativi di mediazione, Tsipras annuncia la rottura dei negoziati con la troika: a decidere se accettare o meno la proposta di Ue ed Fmi sarà direttamente il popolo greco tramite referendum. Il 5 luglio il piano della troika è bocciato sonoramente dal 61% dei cittadini. Ma nelle settimane seguenti Tsipras sarà di fatto costretto a rimangiarsi la promessa di fronte allo spettro del default del Paese.

2016: il terzo piano per la Grecia

Il 25 maggio, dopo una maratona notturna di 11 ore, i ministri delle Finanze della zona euro si accordano per sbloccare un nuovo piano di prestiti alla Grecia costituito di misure «progressive» per alleggerire il debito di Atene, giunto al 180% del Prodotto interno lordo.

2018: la fine del commissariamento

Il 22 giugno di quest’anno, dopo parziali ammissioni da parte dei creditori internazionali di aver calcato troppo la mano nelle richieste di aggiustamento alla Grecia, ma finalmente segnali di ritorno alla crescita del Paese, anche l’Ue dopo l’Fmi sigilla la fine del percorso di «tutela».

La Grecia può tornare dal 20 agosto alla propria sovranità finanziaria, anche se resterà sotto «sorveglianza rinforzata» da parte delle istituzioni Ue. Il governo avrà 10 anni in più di tempo per restituire i 110 miliardi di euro di prestiti ricevuti dal fondo salva-Stati.

TUTTE LE FOTO QUI:

Δεν υπάρχουν σχόλια:

Δημοσίευση σχολίου