Proteste contro la "El Dorado Gold" - Alexandros Michailidis/shutterstock
Con la
crisi, è aumentata in Grecia la pressione sulle risorse del sottosuolo,
minerali ed idrocarburi. In Epiro e in altre regioni le comunità locali,
preoccupate degli effetti di lungo termine su ambiente e qualità della vita,
hanno deciso di reagire.
23/11/2018 - Elvira Krithari, Atene
Il turismo è
un'opzione naturale per la crescita economica in Grecia. Lo stesso, secondo
alcuni, vale per lo sfruttamento delle risorse di minerali, petrolio e gas, in
aumento negli ultimi anni. Quindi dov'è il problema? Gli idrocarburi in
particolare, in quanto fonte predominante di energia, sono i capisaldi della
civiltà contemporanea. Che male può fare se la Grecia vuole sfruttare la sua
ricchezza naturale?
Un El Dorado
nei Balcani
Nel
Cinquecento e Seicento, il nome "El Dorado" descriveva un luogo
mitologico di inestimabile ricchezza nel Nuovo Mondo, in attesa di essere scoperto
dai conquistatori. "Eldorado Gold" è anche il nome di una società
mineraria canadese, con attività in Europa e Nord e Sud America, che nei primi
mesi del 2010 ha lanciato un progetto per estrarre oro e altri metalli nella
regione della Calcidica, nel nord della Grecia. L'investimento ha suscitato
forti reazioni da parte delle comunità locali preoccupate del suo impatto
ambientale ed economico, che hanno portato al perseguimento legale di diversi
manifestanti, 21 dei quali attualmente sotto processo per presunto incendio
doloso nelle strutture della compagnia.
Una nuova
ondata di movimenti di base, questa volta contro l'esplorazione e l'estrazione
di petrolio e gas, sta crescendo in diverse aree del paese. Come afferma il WWF
in un rapporto pubblicato lo scorso
febbraio, la "frenesia da idrocarburi" della Grecia è iniziata come
risposta alla recessione e coinvolge un totale di 59.450 Km2 nella Grecia
ionica e occidentale, a Creta, nel Peloponneso e nell'Epiro. ExxonMobil,
Energean Oil and Gas, Repsol, Petra Petroleum e Schlumberger sono tra le
società che hanno acquisito o richiesto licenze per la ricerca e l'estrazione
di idrocarburi.
Come ha
spiegato a OBCT il direttore esecutivo di Greenpeace Nikos Charalamides, le
aree di interesse sono di grande importanza ambientale, come Kyparissia nel
Peloponneso (una delle spiagge di nidificazione più importanti del Mediterraneo
per la specie a rischiola tartaruga marina [Caretta caretta]) o l'Epiro,
probabilmente l'ecosistema più importante del paese con alcuni dei fiumi più
limpidi in Europa, alta qualità dell'acqua e apparentemente la propria quota
nella rete Natura 2000.
Nonostante i
ministeri dell'Ambiente e dell'Energia assicurino che le aree protette
nell'ambito della rete Natura 2000 sarebbero escluse da qualsiasi operazione
relativa agli idrocarburi, Greenpeace afferma che sta accadendo il contrario:
"In realtà, all'interno dei siti Natura 2000 viene effettuata la ricerca
di idrocarburi, il che significa esplosioni e scavi in importanti ecosistemi,
senza nemmeno rispettare le procedure, come la valutazione di impatto
ambientale con un'adeguata consultazione pubblica".
La mancanza
di consultazioni pubbliche, in particolare con le comunità locali, è uno degli
elementi principali a sostegno della tesi che la procedura di concessione di
licenze alle compagnie petrolifere sia contraria all'interesse pubblico.
L'ascesa
dell'attivismo ambientale locale in Grecia
Come
accaduto con le comunità della Calcidica che protestavano contro "Eldorado
Gold", anche gli abitanti dell'Epiro hanno formato comitati contro
l'estrazione di idrocarburi che per sensibilizzare protestano, firmano
petizioni e persino ballano. OBCT ha parlato con un gruppo di donne dell'Epiro
che ha recentemente ottenuto la notorietà per il suo approccio folk alla
minaccia ambientale.
Il nome del
gruppo, Vrysoules, significa "fontanelle". Fontane con acque limpide
e cristalline si trovano spesso nei piccoli villaggi dell'Epiro. La regione
montuosa, la più povera del paese, è rimasta intatta dagli effetti negativi
della crescita, mantenendo così il suo carattere unico e il suo ricco
paesaggio. Le donne di Vrysoules indossano abiti tradizionali e ballano al
ritmo luttuoso di una canzone
tradizionale che recita "addio fontanelle, montagne e creste".
La ricerca e
l'estrazione di petrolio e gas "influenzeranno il paesaggio, ma anche
l'acqua in superficie e sotterranea, la biodiversità e molto probabilmente
aumenteranno la sismicità, come è successo anche in altri paesi", hanno
detto le rappresentanti di Vrysoules a OBCT. "Influirà anche sulla salute
dei residenti. È noto che nelle aree minerarie i tumori, l'asma, ecc. aumentano
notevolmente (e che) gli inquinanti nella catena alimentare possono danneggiare
le generazioni future".
Vrysoules ha
organizzato proteste pubbliche, come una performance all'antico odeo di Erode
Attico, sponsorizzato dalla compagnia
greca Hellenic Petroleum, che vuole anch'essa un pezzo della torta idrocarburi.
Uno dei cartelli recitava "petrolio o feta", per sottolineare che
"i prodotti agricoli e della pesca perderanno il marchio di purezza"
e che qualsiasi cosa che dipenda dalla qualità dell'ambiente sarà presto a
rischio.
Il profitto
prima di tutto
In un
articolo sul quotidiano Avgi, legato a SYRIZA, il Direttore affari societari di
Hellenic Petroleum, Υannis Koronaios, ha definito il dilemma petrolio o feta
"fuochi d'artificio comunicativi senza base scientifica",
aggiungendo: "Tutti i dati dicono che, se ci sono risorse sfruttabili, con
la tecnologia attuale abbiamo il diritto di sognare qualcosa di meglio per i
nostri figli. Le entrate derivanti dagli idrocarburi saranno destinate al
sistema assicurativo in difficoltà e a qualsiasi altro scopo venga deciso, con
grande beneficio dei cittadini greci".
L'argomento
delle entrate per lo stato greco lascia scettiche le organizzazioni
ambientaliste. Sia Greenpeace che il WWF concordano sull'esistenza di una falsa
narrazione secondo cui lo sfruttamento dell'oro e del petrolio contribuirà a
porre fine alla crisi.
In un
recente articolo, il WWF cita il caso della perforazione petrolifera a Prinos,
dove la società Kavala Oil SA ha dichiarato fallimento nel 2016 e quindi ha
pagato zero imposte societarie allo stato, mentre il direttore esecutivo di
Greenpeace ha dichiarato a OBCT: "Qualsiasi beneficio pubblico dipende sia
dal prezzo internazionale del petrolio che dalla compagnia petrolifera stessa,
che può facilmente aumentare i costi di estrazione al fine di ridurre
significativamente il beneficio atteso per lo stato greco. Inoltre, non viene
calcolato il costo finanziario dell'inevitabile inquinamento (ad esempio
perdite), specialmente nel caso di un incidente rilevante con un probabile
impatto permanente sugli ecosistemi e sulle comunità locali".
Greenpeace
conclude che la dipendenza dai combustibili fossili inizia a collassare a
livello globale e che il turismo in Grecia, che risentirà degli investimenti in
idrocarburi, rappresenta il 27% del PIL del paese, vale a dire 45-50 miliardi
di Euro l'anno.
Il turismo è
infatti considerato il vero motore dell'economia greca. Aree come l'Epiro si
stanno spostando verso il turismo ecologico, e lo sfruttamento del petrolio e
del gas ostacolerebbe immediatamente tale tendenza anziché generare profitto.
Uno scopo
più grande
Per
Vrysoules l'Epiro, per quanto piccolo, è un grande campo di battaglia, non solo
perché "le ultime aree pulite del pianeta devono rimanere tali, poiché ne
abbiamo solo poche", ma anche a causa dei cambiamenti climatici.
Come spiega
Nikos Charalamides: "Secondo un rapporto della Banca centrale greca, il
costo del cambiamento climatico per il nostro paese supererà i 700 miliardi di
Euro, una stima estremamente prudente. Per avere più del 50% di possibilità di
evitare i peggiori effetti del cambiamento climatico, dobbiamo iniziare
immediatamente a svezzarci dai combustibili fossili e smettere completamente di
usarli prima della metà di questo secolo".
Attori
locali come Vrysoules nell'Epiro, Grecia, ma anche i piccoli contadini indiani
o gli abitanti di piccoli stati insulari sono tra i primi a comprendere
l'impatto dell'aumento delle temperature, sia perché ne hanno già esperienza
sia perché temono di perdere il diritto di scegliere la qualità della vita che
vogliono.
Nella
frenesia di politiche dall'alto o iniziative per lo sviluppo sostenibile, come
gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, le comunità locali
sembrano aver già adottato una mentalità sostenibile. Come dicono le donne di
Vyrsoules, vogliono che il loro messaggio sia chiaro come le acque dell'Epiro.
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