La crisi greca esplode nel 2009: all’epoca come primo
ministro si è appena insediato George Papandreou del Pasok, figlio di Andreas
che risulta capo dell’esecutivo tra gli anni
Ottanta e Novanta e protagonista della vita politica successiva alla
caduta dei colonnelli.
In quei drammatici mesi dell’autunno del 2009, scoppia
la “bolla”. Il governo dichiara di aver trovato bilanci falsificati, di
conseguenza il debito appare molto più grave di quanto fino a quel momento si
pensa. E già, come dimostrano le due elezioni anticipate in tre anni vissute
dal paese e le tensioni sociali scoppiate ad Atene nel dicembre 2008, la
situazione in Grecia non sembra rosea di suo prima degli annunci sul deficit da
parte di Papandreou. A quel punto scattano i piani della cosiddetta “troika”:
Ue, Fmi e Bce impongono riforme radicali alla Grecia, in cambio di prestiti per
un valore di miliardi di Euro. È l’inizio del caos.
Il rapporto del Consiglio d’Europa
Quello che avviene da allora è sotto gli occhi di tutti.
Vengono imposti piani di austerità che prevedono tagli enormi nella spesa
pubblica. Per un paese già in recessione è una mazzata micidiale. Crolla il
potere d’acquisto, crolla il commercio, ad Atene molti negozi sono costretti
alla chiusura, la Grecia va subito in ginocchio. Vengono licenziati diversi
impiegati pubblici, viene tagliato lo stipendio a chi rimane, anche nel privato
i salari crollano. Per non parlare poi delle privatizzazioni dei servizi e dei
settori più importanti dell’economia ancora in mano allo Stato. A livello
politico questo comporta il crollo dei due principali partiti, ossia Pasok di
centro sinistra e Nuova Democrazia di centro destra, e la vittoria nel 2015
della sinistra radicale con Tsipras. Nel luglio di quell’anno un referendum
boccia l’ennesimo piano di austerità, migliaia di greci festeggiano in piazza
il risultato e sembra preludio dell’uscita di Atene dall’Euro. Ma in realtà un
nuovo piano, molto simile a quello bocciato, viene poi approvato ed il paese
continua con le sue sofferenze.
La domanda di tanti in Europa in questi anni è: qual è la
situazione reale in Grecia? Il paese è per davvero così disastrato oppure ci
sono alcuni segnali positivi? Per rispondere, nei primi mesi del 2018 viene
attivata la commissione diritti umani del Consiglio d’Europa. L’Ente,
nonostante il nome, nulla ha a che vedere con Bruxelles e le istituzioni
comunitarie: si tratta di un organismo che valuta il rispetto dei valori e dei
diritti umani nel vecchio continente. A capo di questa commissione vi è Dunja
Mijatović, la quale fino allo scorso 4 giugno assieme ai suoi colleghi gira la
Grecia in lungo ed in largo per vedere in che situazione vive la popolazione.
Pochi giorni fa vi è la pubblicazione del rapporto. I dati che emergono sono allarmanti:
sanità al collasso, istruzione non più garantita, tasso di suicidi aumentato
del 40%, numero dei senzatetto quadruplicato dal 2008 al 2016. È lo specchio di
un paese devastato, colpito, con una società che vive un momento paragonabile a
quello del periodo bellico. In poche parole, la risposta alle domande sopra
poste è drammaticamente semplice: la Grecia è in ginocchio.
Sanità ed istruzione elementi non garantiti
Il popolo greco viene descritto come estremamente
depresso, insicuro e sotto stress. Gente che prima del 2008 non ha mai
manifestato segni di squilibrio mentale, si ritrova a convivere con patologie
tali da costringere spesso le autorità al trattamento obbligatorio. Ci sono
giovani che non hanno nemmeno i soldi per emigrare, padri di famiglia passati
in pochi anni dalla classe media a non avere più nulla, nemmeno cibo per i
propri figli. Ci sono anche donne costrette a prostituirsi per poter
sopravvivere, quartieri nelle grandi città diventati estremamente degradati. Ma
ci sono poi altri dati che rendono la situazione ancora più agghiacciante. Il
consiglio d’Europa riscontra infatti casi di Hiv e tubercolosi in grande
aumento. Sembra quasi essenziale a questo punto specificare che tale reportage
della commissione non proviene da un paese del terzo mondo, bensì da uno
appartenente all’Eurozona. La Grecia fino al 2004 ospita le Olimpiadi,
costruisce centri commerciali, si illude di essere a pieno titolo tra i paesi
più avanzati. Ma adesso si riscopre terribilmente surclassata dalle imposizioni
della troika. Ed impossibilitata a guardare al futuro con
ottimismo.
Questo perché la stessa istruzione appare non garantita.
I fondi destinati a questo settore sono quelli che risultano tra i più colpiti
dall’ascia e dalla scure dei piani di austerità. Molti insegnanti sono stati
licenziati o messi in pre pensionamento, chi è riuscito a rimanere all’interno
del mondo della scuola deve fare turni più lunghi con paghe molto più misere.
La qualità dell’istruzione, si legge nel rapporto, appare incredibilmente
compromessa. E la stessa cosa si può dire della sanità. I fondi destinati al
servizio sanitario nazionale sono diminuiti almeno del 50% dal 2009. Molti
ospedali sono chiusi, in tanti mancano le medicine. Diversi pazienti affetti da
tipologie gravi rischiano di non potersi curare perchè non più coperti dal
sistema sanitario oppure perché impossibilitati a raggiungere gli unici centri
di eccellenza rimasti nelle grandi città. In Grecia il senso di umanità e
solidarietà tanto propagandato dall’Europa, quella di Bruxelles e Francoforte,
si è perso da tempo. I piani di austerità sono finiti, ma non c’è un elemento
da cui poter ricominciare. Tabula rasa, deserto economico: ecco la Grecia post
troika. E non è un caso che ad attivarsi sia proprio la commissione sui diritti
umani del Consiglio d’Europa. Quel che è stato compiuto in questi anni non è
solo una questione economica ma, per l’appunto, coinvolge i basilari principi
dei diritti dell’uomo.
Δεν υπάρχουν σχόλια:
Δημοσίευση σχολίου