Signori e cavalier che ve adunati
per odir cose dilettose e nove
state attenti e quïeti, et ascoltati
la bella istoria che ’l mio canto muove.
Matteo Maria Boiardo (1441-1494)
Matteo Maria Boiardo (1441-1494)
Le mani inglesi sulla Grecia
Oleum vivum
in principio erat. Se la Romania non fosse stata ricca di giacimenti
petroliferi, è quasi certo che la guerra di Grecia non avrebbe avuto luogo. I
Tedeschi, infatti, conclusero, il 27 maggio 1940, il famoso “patto del
petrolio” con il governo di Bucarest: la Romania ne avrebbe vendute alla
Germania 3.000.000 tonnellate ad un terzo del prezzo sul mercato
internazionale. [1] In che modo c’entra la Grecia? Ad Atene il potere era,
apparentemente, in mano a dei fascisti o, almeno, a delle personalità
fascisteggianti. Ambedue, il re Giorgio II e Ioannis Metaxas, presidente del Consiglio,
erano notissimi filo-tedeschi già all’epoca della Prima Guerra mondiale.
A cura di Luigi Tramonti
15 novembre 2018
L’esercito
d’altra parte era in buona sostanza comandato da un’organizzazione
semi-segreta, la cosiddetta “Lega Militare”, il cui capo e sottocapo,
rispettivamente i generali Konstantinos Platis [2] ed Alexandros Papagos, erano
allora ministro della Guerra il secondo e sottosegretario allo stesso ministero
il primo. La Marina inoltre aveva già rotto, durante gli anni 1928-1932 -cioè
quando il paese era governato da Eleutherios Venizelos-, i suoi legami
tradizionali con la Gran Bretagna e, rinnovando la tradizione del primo
decennio del XX secolo, si era volta all’Italia.
Perché
l’Italia? Perché Mussolini aveva dato la sua garanzia personale che nel caso in
cui la Grecia avesse dovuto entrare in guerra per Salonicco, minacciata allora
dagli Jugoslavi, non sarebbe stata sola. Ciò venne detto il 23 settembre 1928,
quando si firmò a Roma il Patto di Amicizia Italo-Greco. In altre parole, se la
Jugoslavia, forte dell’imponenza del suo esercito, avesse aggredito la Grecia,
in sostanza disarmata all’epoca, i Greci sarebbero stati soccorsi dagli
Italiani [3].
Insomma, non
c’era nessuno ad Atene che volesse una guerra con la Germania ed a fortiori con
l’Italia. L’Italia infatti era la potenza par excellence amica della Grecia. Il
problema era importante per il governo di Londra.Non si deve dimenticare il
fatto che sino alla fine degli anni trenta l’Italia era per l’Inghilterra un
avversario più temibile della Germania. Quest’ultima era già stata vinta nella
Grande Guerra degli anni 1914-1918; la prima però, alleato d’ieri, ora aspirava
al dominio del Mar Mediterraneo.
Ed era ben
noto che nel caso in cui una nuova guerra fosse scoppiata, la Grecia, governata
sia dal Venizelos sia dai suoi nemici di vecchia data, cioè Metaxas ed il re
Giorgio II, sarebbe stata belligerante contro l’Inghilterra o quantomeno
neutrale. Così gli Inglesi vollero “riequilibrare” le cose e vi arrivarono per
gradi, cioè:
I. Spinsero Venizelos a organizzare il
fallimentare colpo di Stato del 1° marzo 1935, a seguito del quale lo statista
greco si rifugiò nelle isole italiane dell’ Egeo [4], poi a Napoli ed infine a
Parigi. Poco tempo dopo Venizelos morì nella capitale francese con il cuore
spezzato.
II. In
quello stesso anno, la Repubblica fu abolita ed il re Giorgio II ripristinato
nelle sue funzioni. Il sovrano arrivò in Grecia il 25 novembre 1935, dopo un
lungo esilio passato sopratutto a Londra, dove visse sotto la protezione della
Casa Reale britannica; e quel periodo amaro della sua vita fu per lui come una
scuola. Aveva capito bene che, dopo il crollo della Russia imperiale, il ruolo
dell’Inghilterra, paese vincitore, con relativamente limitati sacrifici, della
Grande Guerra degli anni 1914-1918, era ormai preponderante in Grecia (La
Francia non contava, dato che la sua sicurezza era basata sull’alleanza con il
Regno Unito).
In altre
parole, se il re Giorgio avesse voluto riprendere la sua corona e mantenerla,
avrebbe dovuto attenersi alle direttive di Londra. Certo ci sono dubbi se il re
sia rimasto fino alla sua morte, avvenuta nel 1946, uno strumento della
politica britannica, com’è in generale creduto e scritto. L’importante però è
che almeno sino all’inizio della guerra greco-tedesca, nell’aprile 1941,
Giorgio II con angoscia cercò di allinearsi alle direttive britanniche.
III. Caso
simile quello del generale Ioannis Metaxas. A dir la verità, Metaxas, benché
fosse di stirpe ebraica, fu il vero fondatore del Fascismo. Durante gli anni
1915-1917 aveva infatti organizzato le famose “associazioni di combattenti”,
precursori dei Fasci Italiani. Anzi si potrebbe dire che le Associazioni
rappresentavano il Fascismo ideale perché avevano ab ovo et origine risolto il
problema fondamentale del Fascismo europeo, vale a dire quello delle relazioni
tra i fascisti ed il sovrano.
I
combattenti Greci infatti erano radunati intorno al re Costantino XII, che si
considerava come il successore di Costantino XI Paleologo, ultimo imperatore
bizantino, ed era un vero re-soldato. Di modi schietti, assomigliava molto allo
zar Alessandro III di Russia, zio di sua madre. Era il vincitore delle due
Guerre balcaniche e, sposato alla sorella dell’imperatore di Germania Guglielmo
II, non voleva entrare in guerra contro suo cognato.
Così i
combattenti Greci erano apertamente ostili alle Potenze dell’Intesa. Nel
novembre 1916, truppe Francesi ed Inglesi sbarcarono al Pireo e marciarono su
Atene. I combattenti si sollevarono, armarono il popolo e schiacciarono gli
aggressori. Nella primavera del 1917 però i Francesi ritornarono ed il re, dato
che lo zar Nicola II, suo amico e protettore nel seno dell’Intesa aveva già
perduto il trono, preferì andarsene.
I
combattenti si sollevarono di nuovo, ed è molto importante il fatto che fossero
in maggioranza operai del Pireo, allora l’unica città industriale greca. I loro
quadri però erano ufficiali dell’esercito che, secondo il costume dei militari
Greci, passavano il pomeriggio e la notte in casa e non nella caserma. Così il
comandante francese delle truppe dell’Intesa mise sentinelle nella stazione
della ferrovia del Pireo che collegava questa città con Atene ed arrestò tutti
i militari di carriera che alla mattina di buon’ora andavano ad inquadrare gli
operai e che erano i soli a sapere dove fossero depositate le armi.
La dittatura
protofascista di Metaxas
Così gli
operai non poterono resistere alle truppe dell’Intesa, il re Costantino
abbandonò il paese e Metaxas fu internato in Corsica, da cui scappò per
rifugiarsi in Italia. Quando il re Costantino tornò in Grecia nel dicembre
1920, Metaxas lasciò Firenze, dove viveva con la sua famiglia, e rientrò ad
Atene. Diede le sue dimissioni dall’esercito e cominciò una carriera politica.
Le sue idee
erano autoritarie ed assomigliavano molto a quelle di Mussolini. La Grecia però
non era l’Italia e molto presto Metaxas capì che senza il consenso degli
Inglesi non sarebbe mai arrivato al potere [5] . E così si creò uno dei casi
più paradossali della storia europea. Gli Inglesi fecero cadere Venizelos e
organizzarono la restaurazione del re Giorgio II. Poi imposero al sovrano
Metaxas come capo del governo nell’aprile 1936 e poco dopo, il 4 agosto di quel medesimo anno, il
re permise a Metaxas di costituire un regime dittatoriale: il Parlamento era
sciolto, alcuni articoli della Costituzione erano sospesi ed il governo
governava non con leggi ma con decreti.
C’era però
qualcosa di molto importante in quell’affaire della dittatura “alla greca”:
tutto il sistema era basato sull’accordo del sovrano, perché lui aveva
permesso, con la sua firma, che il Parlamento fosse sciolto ed il vigore di
alcuni articoli della costituzione sospeso. Se Giorgio II avesse ritirato il
suo accordo, la dittatura sarebbe crollata. In più, il re aveva tenuto nella
sua unica ed esclusiva giurisdizione la politica estera.
In altre
parole, se Metaxas non si fosse conformato alla politica filo-britannica del
re, pochi sarebbero stati i suoi giorni come capo di governo; ed il re, dalla
sua parte, sapeva benissimo che se non fosse stato fedele alla linea prescritta
da Londra, avrebbe subito la sorte di suo padre [6], Costantino XII, morto nel
1923, in Italia, all’età di appena 51 anni.
IV. In primo
luogo, Metaxas prese da Papagos il portafoglio della Guerra ed in cambio gli
concesse la nomina a capo dello Stato Maggiore dell’Esercito. Papagos, vedendo
che Metaxas portò a termine tutto ciò grazie all’appoggio del re, inghiottì
l’amaro boccone, ma Platis, capo della Lega Militare e risolutamente
filo-tedesco, no. Dunque semplicemente attendeva l’occasione per agire.
La
conclusione? Mussolini aveva praticamente ragione quando, dopo l’inizio delle
ostilità, parlava così:
“Dopo un
lungo pazientare abbiamo strappato la maschera ad un paese ‘garantito’ dalla
Gran Bretagna; un subdolo nemico: la Grecia… I Greci odiano l’Italia come
nessun altro popolo: è un odio che appare a prima vista inspiegabile , ma è
generale, profondo, inguaribile in tutte le classi, nelle città, nei villaggi,
in alto, in basso, dovunque. Il perché è un mistero… Su quest’odio, che si può
definire grottesco, si è basata la politica greca di questi ultimi anni.
Politica di assoluta complicità con la Gran Bretagna. Né poteva essere
diversamente, dato che il Re è inglese, la classe politica è inglese, la borsa
– nel senso figurato e nel proprio – è inglese. Questa complicità, estrinsecata
in molti modi…, era un atto di ostilità continua contro l’Italia [7] .”
Certo è
molto discutibile il fatto che “i Greci odiano l’ Italia”. Ma è vero però che
la borsa era “inglese” come “la classe politica”. Il Duce però non sapeva – e
forse non poteva sapere – che il sovrano e la classe politica fossero “Inglesi”
per timore e non per convinzione. Metaxas, appena scoppiata la Seconda Guerra
mondiale, permise che truppe Inglesi sbarcassero a Creta [8] e nello stesso
tempo convinse (senza troppa pena, per dire la verità) gli armatori Greci a
mettere a disposizione dell’Inghilterra un numero importante delle loro navi
[9].
Era troppo e
Platis, al limite della sua pazienza, decise di agire. Così, il 3 luglio 1940,
si presentò a Papagos e gli fece sapere che i Tedeschi volevano lui (cioè
Platis) come capo di Stato Maggiore dell’Esercito [10] . In altre parole Platis
chiedeva che Papagos desse le dimissioni designandolo però prima come proprio
successore.
Platis era
ingenuo a tal punto? Difficile crederlo. Con ogni probabilità, era ancora
convinto che Metaxas ed il re, filo-tedeschi convinti, insieme con Papagos, suo
subalterno nella gerarchia della Lega militare, appena trasmesso il “messaggio”
di Berlino e dati i risultati delle operazioni belliche, allora molto
favorevoli all’Asse, si sbrigassero a far di lui il capo dello Stato Maggiore.
Aveva però molto sottovalutato la paura che le esperienze della Prima Guerra
mondiale ispiravano ai filo-tedeschi governanti della Grecia.
La fine di
Metaxas
Così il
microcosmo greco non cambiò; Platis invece, ufficiale brillante [11] , si mise
a disposizione [12] e gli altri quadri filo-tedeschi dell’Esercito e della
Marina, il generale Ioannis Striber [13] e l’ammiraglio Alexandros Sakellariou
[14] , non osarono più muoversi. Si limitarono ormai a dei commenti (anodini)
sulla politica estera del governo Metaxas. Presto però sarebbe toccato e a
quest’ultimo.
* * *
Come è
risaputo, se non ci fosse stato Ciano, la guerra italo-greca non sarebbe mai
scoppiata [15] . È vero che costui aveva mantenuto contatti con il nemico fin
dal principio del 1940 arrivando a far sistemare a Palazzo Chigi una
radiotrasmittente sempre collegata con Londra [16]? È meglio non rispondere
categoricamente. In ogni caso, gli Inglesi volevano che la Grecia entrasse nel
conflitto mondiale per poter bombardare, come si è già detto, i giacimenti
petroliferi rumeni a Ploieşti. Da Creta, i loro aerei non potevano arrivare là;
così era per loro una questione vitale avere una base aerea a Salonicco, da cui
la Romania non era lontana.
Metaxàs però
non voleva acconsentire a nessun prezzo. La guerra contro l’Italia poteva
essere innescata. In fin dei conti, le truppe italiane avevano invaso la Grecia
e non le truppe greche l’Albania. Ma una base inglese a Salonicco sarebbe
stata, molto probabilmente, un casus belli per i Tedeschi. Così Metaxàs
resistette fino al 30 dicembre 1940: permise quindi che una base inglese fosse
impiantata a Salonicco, tuttavia appena un giorno dopo revocò la propria
decisione [17] . Nel gennaio 1941 arrivò ad Atene Sir Archibald Wavell,
comandante supremo delle forze britanniche in Medio Oriente, per convincere il
capo del governo della necessità di lasciar sbarcare “alcune truppe” inglesi a
Salonicco. Metaxàs rifiutò di nuovo… e pochi giorni dopo morì a causa di
un’infezione alle… tonsille [18]!
Il suo
successore fu Alexandros Korizis, governatore della Banca Nazionale di Grecia.
Costui seguì la linea prescritta da Metaxas e l’8 febbraio 1941 spiegò al
plenipotenziario britannico ad Atene che una base inglese a Salonicco non ci
sarebbe stata [19] . Con ogni probabilità, il nuovo capo del governo greco
faceva affidamento sull’esercito, i cui capi erano sempre filo-tedeschi. Nel
marzo, gli Italiani sferrarono in Albania il grande “attacco di primavera”;
prima però che l’attacco finisse, il re Giorgio II lanciò all’improvviso
un’epurazione del corpo degli ufficiali: molti generali filo-tedeschi furono
pensionati [20];
Il re poi
insistette presso Korizis perché questi permettesse finalmente che le truppe
britanniche sbarcassero a Salonicco. Al capo del governo greco mancò il
coraggio ed acconsentì. Così, nel marzo del 1941, grandi unità Inglesi
occuparono punti strategici nella Grecia settentrionale [21] e il 6 aprile
1941, il plenipotenziario del Reich ad Atene informò Korizis che, a causa dello
sbarco di truppe britanniche sul suolo europeo, l’esercito tedesco aveva già
cominciato le ostilità contro la Grecia [22].
Lo stoicismo
di Korizis
* * *
Pare che gli
Inglesi si aspettassero che l’esercito greco avrebbe potuto resistere ai
Tedeschi molto a lungo in modo che gli aerei britannici potessero distruggere o
almeno danneggiare enormemente i pozzi di petrolio rumeni. Si dimostrò però che
gli ufficiali Greci filo-tedeschi erano in moltissimi malgrado l’epurazione che
il re aveva realizzato. In tre giorni, cioè il 9 aprile 1941, i Tedeschi
occuparono Salonicco. Ed undici giorni dopo, il 20 aprile, la maggior parte
dell’esercito greco si ribellò e chiese che fosse concluso un armistizio [23].
Korizis
subito capì che gli ufficiali germanofili erano sul punto di dare il via ad un
governo e disse al re che era d’accordo con i militari e voleva dare le sue
dimissioni, per lasciar loro campo libero [24] . Il sovrano gli rispose che
forse aveva ragione ma che avrebbe tuttavia dovuto rifletterci. Korizis si recò
a casa… e poco dopo lo trovarono ucciso con due palle al cuore [25].
L’assassino era un inglese, David Balfour, che circolava ad Atene vestito da…
prete ortodosso [26] . Mai il detto “l’abito non fa il monaco” si rivelò più
verace.
Purtroppo il
re cercò di fare un governo filo-tedesco, ma alla fine fu rapito dagli Inglesi
e portato a Creta, poi in Egitto e infine a Londra. Suo fratello, il principe
ereditario Paolo, ancora più filo-tedesco di lui, fu mandato in Sudafrica. Per
gli Inglesi, infatti, era importante che i Greci continuassero la guerra, affinché
le truppe britanniche che si trovavano in territorio greco potessero evacuarlo
e fosse tenuta l’isola di Creta. È ben noto che quest’ultima fu occupata da
paracadutisti Tedeschi nel maggio del 1941; le truppe britanniche però furono
salvate e portate ad Alessandria.
Conclusioni
La guerra di
Grecia: una strage inutile… una miseria senza fine per i Greci sotto
l’occupazione dell’Asse ma anche per gli Italiani dopo l’armistizio di
Badoglio. Chi scrisse la canzone (La Badoglieide, N.d.C.) aveva ragione: i
soldati mandati al macello… Ma c’è anche di più: a causa della stolta guerra
voluta da Ciano (perché gli Inglesi volevano bombardare Ploieşti) l’invasione
dell’Unione Sovietica dai Tedeschi ritardò per poche ma molto critiche
settimane. E le unità della Wehrmacht che avevano conquistato l’Europa vennero
distrutte dal freddo alle porte di Mosca [27] . (Stalingrado ne fu
semplicemente il corollario.)
Gli Inglesi
però, grazie a Metaxas, a Korizis ed ai generali dell’esercito greco e malgrado
lo sforzo di Ciano, non poterono bombardare la Romania; e il Reich era ormai in
grado di avere il petrolio necessario per la continuazione della guerra. La
vendetta degli Alleati contro il popolo greco non fu terribile, però la sua
storia potrebbe essere oggetto di ulteriori approfondimenti. Limitiamoci qui
alla sorte degli Italiani. Quelli che, a partire dall’anno 1942, furono
catturati dai partigiani comunisti ebbero infatti una sorte tragica: furono
ammazzati sia perché nelle regioni montane, dove le “bande rosse” si muovevano,
i viveri erano scarsi e dunque non si poteva “nutrire i prigionieri” ma anche
perché l’alto comando alleato aveva dato l’ordine ai partigiani greci di “non
fare prigionieri” [28].
Dopo
l’armistizio dell’8 settembre inoltre la strage si generalizzò perché spesso
venivano uccisi pure i Tedeschi. Solo gli Italiani che non accettarono la
capitolazione, come per esempio quelli dell’isola di Lero, nel Dodecanneso,
poterono difendere l’onore e la loro vita. Gli altri furono salvati da Greci
che li ospitarono specie nelle grandi città, sopratutto ad Atene. La storia
delle truppe italiane in Grecia dopo l’8 settembre è una storia da scrivere e
si deve scriverla perché quelle truppe formarono il gruppo delle vittime più
tragiche della guerra insensata del Ciano.
Note
[1] Georges
Castellan, Histoire de la Roumanie (Parigi: Presses Universitaires de France,
1984), p. 88.
[2] Sp.
Linardatos, Pos eftassame stin Tetarti Avgustu (= Come si è arrivati al regime
del 4 agosto [1936]), Atene: Themélio, 1965, p. 117.
[3]
Konstantinos Karamanlìs, O Eleuthérios Venizelos kai oi exoterikès mas
scheseis, 1928-1932 (Eleuthérios Venizelos e i nostri affari esteri, 1928-1932),
Atene: Hellenike Euroekdotike, 1986), pp, 55-56; vedi pure Dimitris
Michalopoulos, O Eleuthérios Venizelos kai to Jugoslavico zitima (Eleutherios
Venizelos e la questione jugoslava), Atene: Club liberale-Museo di Eleuthérios
Venisélos, 1991.
[4] I
particolari di quell’avventura e specialmente del metodo rozzamente primitivo
che gli Inglesi usarono affinché Venizélos perdesse la partita sono descritti
nel libro di Georgios Rousos, Neotere Historia tou Hellenikou Ethnous (Storia
moderna della Nazione Greca), vol. VI; 1915 –1935 (Atene, 1975), p. 510.
[5]
Un’ottima analisi nel libro di Annibale Velliades, Metaxas-Hitler.
Hellenoghermanikès scheseis sten metaxike diktatoria (Metaxas e Hitler. Le
relazioni germano-greche durante il periodo della dittatura di Metaxàs), Atene:
Eniálios, 2003, pp. 21-22, 26.
[6] Ibidem.
[7] Mario
Cervi, Storia della guerra di Grecia (Milano, Sugar, 1965 2 ), p. 458. “Il
discorso di Mussolini ai gerarchi provinciali del Partito, nel V annuale delle
sanzioni, 18 novembre 1940”.
[8] A. Velliades, op. cit., p. 243.
[9]
Ambrosios Tzifos, Apo to hemerologhio mou (Pagine dal mio diario), Atene:
Govostes, 1977, pp. 367-369.
[10]
Archivio militare (Atene), cartella di Alexandros Papagos, il capo dello Stato
Maggiore al capo del governo, N. 115887, Atene, li 15 luglio 1940.
[11]
Archivio militare, cartella di Costantino Platis, ordine del giorno del 7
dicembre 1938 (firmato da Papágos stesso).
[12]Archivio
militare, cartella di A. Papagos, il capo dello Stato Maggiore dell’Esercito al
capo del governo, N. 115877, Atene, li 15 luglio 1940.
[13] Ibidem.
[14]
Archivio militare, cartella di A. Papagos, note sull’istruzione dell’“affare
Platìs”.
[15] Mario
Cervi, op. cit., pp. 145, 147, 155.
[16] Gian
Franco Vené, Il processo di Verona (Milano: Arnoldo Mondadori, 1967), p. 28.
[17] Ioannis Metaxàs. To prossopiko tou hemerologhio (Ioannis
Metaxàs. Diario), vol. IV. Pubblicato da Fedone Vranàs (Atene: Ikaros, 1960), pp.
549-550.
[18] L’atto
di morte: Giovanni Metaxas. Diario, op. cit., vol. IV, p. 561.
[19] A.I.
Korantìs, Diplomatike Historia tes Europes, 1919-1956 (Storia diplomatica
dell’Europa, 1919-1956), vol. III, prima parte (Salonicco: Institute for Balkan
Studies, 1979), pp. 514-515.
[20]
Georgios Rousos, Neotere Historia tou Hellenikou Ethnous (Storia Moderna della
nazione greca), vol. VII (Atene, 1975), p. 369.
[21] Henas
nauarchos thymatai. Apomnemoneumata tou nauarchou Alexandrou Sakellariou (Un
ammiraglio ricorda. Le memorie dell’ ammiraglio Alexandros Sakellariou), vol. I
(Atene: Iota-sigma), pp. 277-278.
[22] A.I.
Korantìs, op.cit., vol. III, p. 559;
G. Rousos, op.cit., vol. VII, p.356.
[23] G.
Rousos, op. cit., vol. VII, p. 368.
[24] Antonio
Korantìs, Alexandros Papagos kai o polemos tes Hellados (Alexandros Papagos e
la guerra di Grecia), Atene: Fondazione Goulandrìs-Horn, 1995, p. 2
[25] G. Rousos, op. cit., vol. VII, pp.
364, 367.
[26] Smyrne
F. Maragou, He Leucada ste dine tes Katoches ka itou Emfyliou (L’isola di Santa
Maura nel turbine dell’occupazione [delle forze dell’Asse] e della guerra
civile [greca]), Atene: Hellenike Euroekdotike, 1989, pp. 121-123.
[27] Raymond Cartier, Les secrets de la guerre dévoilés par
Nuremberg (Paris: Arthème Fayard, 1946), pp. 189-190.
[28]
Dionisio Haritopoulos, Ares. Ho archegos ton atakton (Ares, il comandante delle
truppe irregolari), vol. I (Atene: Exantas, 1997), pp. 139, 157
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