I tentativi di riallacciare rapporti di buon vicinato fra
l’Albania e la Grecia rischiano di andare in fumo dopo le recenti frizioni
diplomatiche, culminate oggi con l’interdizione a 52 greci di entrare nel paese
di Tirana.
Tutto è cominciato alcuni giorni fa con la morte di un
albanese di etnia greca, il 35enne Konstantinos Katsifas, il quale, a dire
delle autorità albanesi, nel giorno del “No” (28 ottobre 1940) della Grecia
all’ingresso delle truppe di Mussolini, ha issato la bandiera greca in un
cimitero militare greco del luogo, nei pressi di Argyrokastro, ma alla
richiesta della polizia di toglierla avrebbe risposto con colpi di kalashnikov
in aria, per cui gli agenti hanno aperto il fuoco.
Katsifas viveva ad Atene, ma secondo le autorità di
Tirana si recava spesso nel sud-est dell’Albania per promuovere sentimenti
nazionalisti fra la minoranza greca, e due giorni prima dell’uccisione sulla
sua bacheca di facebook aveva postato un video con bambini di una scuola del
sud dell’Albania che cantavano l’inno nazionale greco.
Alle esequie, tenutesi a Vouliarati, 52 greci hanno
indossato vessilli con i colori della Grecia e scandito “Kostandinos, tu sei
vivo e ci guidi!” e “Bularat è greca! Fuori gli albanesi!”.
In 12 sono stati fermati per “incitamento all’odio” e poi
rilasciati, e ieri sera il viceministro dell’Interno, Aleksander Leshaj, ha
reso noto che i 52 non potranno più mettere piede in Albania in quanto “persone
non grate”, vista “l’intollerabile manifestazione di estremismo che nuoce alla
sovranità e alla sicurezza nazionale e al popolo dell’Albania”.
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