Il commissario Ue Pierre Moscovici
Le polemiche di questi giorni sulle divergenze tra le
stime di Bruxelles e quelle del governo gialloverde sulla crescita dell'Italia
ricordano da vicino quanto accaduto con l'arrivo al potere di Tsipras ad Atene
e delle sue battaglie anti-Troika
Dario Prestigiacomo, 9 novembre 2018
Dopo la pubblicazione delle previsioni economiche di
autunno da parte della Commissione europea, che hanno di fatto “ridotto” le
stime contenute del Def del governo Lega-M5s, è polemica tra i tecnici di
Bruxelles e quelli di Roma. Secondo il ministro dell'Economia Giovanni Tria,
gli esperti dell'Esecutivo Ue hanno redatto “un'analisi non attenta e
parziale”. Ma la Commissione difende il suo operato: “Siamo responsabili per le
previsioni che pubblichiamo e le previsioni non cambiano", ha detto oggi
una portavoce di Bruxelles.
Chi ha ragione lo si capirà solo in futuro. Ma anche i
migliori tecnici possono sbagliare, stiano essi a Roma o a Bruxelles. Tanto più
quando le previsioni economiche sembrano eccessivamente influenzate da
valutazioni politiche. C'è un precedente, a tal proposito, che potrebbe servire
di monito per tutti: Il caso delle stime di questi ultimi anni sull'economia
della Grecia da parte della Commissione Ue. Ma andiamo per ordine.
Le stime della Troika
Era il 2014 e l'economia greca aveva fatto registrare
l'anno prima un drammatico crollo del Pil, -3,3%. Una situazione
difficilissima, che si trascinava da tempo e che è scoppiata con forza
nell'autunno del 2009, quando nel bel mezzo della crisi internazionale,
l'allora premier George Papandreou rivelo' pubblicamente che i bilanci
economici inviati dai precedenti governi greci all'Unione europea erano stati
falsificati con l'obiettivo di garantire l'ingresso della Grecia nella Zona
Euro. Fu l'inizio dei programmi di salvataggio.
Il primo a firma Eurozona è datato 2011: 130 miliardi di
prestito e un pacchetto di misure di austerity sotto la guida della Troika
avrebbero dovuto ridurre il debito pubblico entro il 2020 portandolo al 120%
del Pil. Secondo gli analisti di Bruxelles, nel 2012 il debito greco avrebbe
raggiunto il livello record del 198% (era del 107% cinque anni prima allo
scoppio della crisi mondiale). In realtà, si fermo' al 161% e tutti plaudirono
all'intervento europeo. Sembrava la conferma che il rigore era la strada
giusta. Ma il peggio doveva ancora arrivare.
L'austerity e la crisi, infatti, cominciarono a sfiancare
la società greca e ad alimentare una crescente rabbia sociale. Rivolta per lo
più contro l'uomo di fiducia di Bruxelles, il premier Antonis Samaras,
esponente di spicco di Nuova Democrazia, il partito di centrodestra alleato di
Angela Merkel. Fu proprio Samaras, alla guida di un governo di larghe intese
con i socialisti del Pasok (gli stessi accusati di aver truccato i conti per
entrare nell'Euro), a sottoscrivere l'intesa con i colleghi dell'Eurozona e con
la Troika.
L'arrivo di Tsipras
Dopo tre anni di misure di austerity, si arriva appunto
all'autunno 2014: i sondaggi vedono avanzare le forze di estrema destra di Alba
Dorata, ma soprattutto il neo partito unitario di sinistra, Syriza, con il suo
leader Alexis Tsipras. Le elezioni sono alle porte: le agitazioni sociali
contro i tagli lacrime e sangue al bilancio pubblico sono sempre più intense.
Ma gli economisti di Bruxelles vedono per quell'anno un Pil addirittura in
crescita: +0,6 nel 2014, +2,9 nel 2015, +3,7 nel 2016. Insomma, il fidato
Samaras sembrava aver fatto il miracolo.
In effetti, il 2014 si chiude con una crescita dello
0,7%. Ma il vero boom è atteso per il biennio a venire. Solo che nel gennaio
2016, gli elettori non credono al miracolo di Samaras e portano al potere
Tsipras, l'uomo che ha promesso di tagliare i ponti con l'austerity e la
Troika. Propositi che a Bruxelles (e in Germania soprattutto) vedono come fumo
negli occhi. La Commissione europea, nel giro di un anno, cambia le sue stime:
altro che crescita al 2,9% nel 2015 e al 3,7% nel 2016, il Pil greco, scrivono
gli economisti di Bruxelles, calerà rispettivamente del 1,4% e del 1,3%. Tra
l'autunno del 2014 e l'autunno del 2015, la valutazione cambia di ben 4-5 punti
percentuali. Un'enormità.
Di fatto, sia le previsioni ottimistiche con il fido
Samaras al potere, che quelle pessimistiche con il ribelle Tsipras premier, si
sono rivelate profondamente errate: è vero che nel bienno in questione il Pil è
calato, ma si è trattato di una leggera flessione (-0,2 e -0,3), non certo il
crollo preventivato dai tecnici europei.
Il ritorno dell'ottimismo
Le previsioni di Bruxelles sulla Grecia, pero',
improvvisamente tornano a essere più ottimistiche nello stesso autunno 2015,
quando nonostante un referendum in cui i cittadini greci avevano sonoramente
bocciato le condizioni imposte dalla Troika, il governo Tsipras firmò un
contestato Memorandum di intesa in cui il Paese si impegnava a realizzare le
misure richieste dai creditori.
Ed ecco cosi' che per il 2017, gli economisti della
Commissione vedono una crescita del Pil addirittura del 2,7%. Previsione
confermata anche l'anno successivo (2016), quando aggiungono una stima per il
2018: +3,1%. Se i tecnici europei
avevano peccato di ottimismo con Samaras e di pessimismo con il primo Tsipras,
con il secondo Tsipras tornano a peccare di eccesso di ottimismo.
E il debito pubblico?
Nei fatti, il Pil crescerà, ma in modo più contenuto di
quanto previsto dopo l'accettazione del Memorandum da parte del premier greco:
+1,5% nel 2017, oltre un punto in meno rispetto alle previsioni dei due anni
precedenti. Per il 2018, invece, hanno ridotto le stime: +2%, anche in questo
caso la forbice supera il punto percentuale.
E il debito pubblico? All'alba della Troika, come
dicevamo, le previsioni dei falchi del rigore era che entro il 2020, grazie
all'austerity, il peso del debito sul Pil sarebbe sceso al 120%. In realtà,
nonostante persino Tsipras abbia seguito in buona parte i dettami dei
creditori, il debito pubblico oggi viaggia intorno al 180%. L'ultima stima di
Bruxelles è che, allo scoccare del fatidico anno 2020, bene che vada sarà del
167,4%. Insomma, previsioni più sballate di cosi'...
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