SALUTE E
MIGRAZIONI
Coordinato
dall’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni
Migranti e per il contrasto delle malattie della Povertà (INMP), vi
partecipano, insieme all’Italia, Croazia, Grecia, Malta e Slovenia, Paesi
europei a forte pressione migratoria
ROMA – Si
svolgerà domani, martedì 14 marzo, dalle ore 9.15 presso l’Istituto Nazionale
per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e per il contrasto
delle malattie della Povertà (INMP) a Roma (via di S. Gallicano, 25/A) un
evento informativo sui risultati raggiunti con il Progetto europeo CARE –
Common Approach for REfugees and other migrant’s healt – coordinato
dall’Istituto e a cui partecipano, insieme all’Italia, Croazia, Grecia, Malta e
Slovenia – e le possibili azioni future.
L’iniziativa sarà
aperta dal saluto del direttore generale dell’Istituto, Concetta Mirisola, e
dall’intervento in video del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, e
articolata in due sessioni tematiche di approfondimento su “La risposta ai
bisogni di salute dei migranti” e “L’investimento sulla comunità e sulla
‘preparedness’ dei sistemi sanitari”. Seguirà una tavola rotonda sulle sfide e
le possibili azioni future nella presa in carico dei bisogni di salute dei
cittadini immigrati.
Tra gli
interventi, moderati dalla giornalista Rai Annalisa Manduca, quelli di:
Giovanni Nicoletti, direttore dell’Ufficio II del Segretariato generale del
Ministero della Salute; Carmine Valente, direttore centrale dei servizi civili
per l’immigrazione e l’asilo del Ministero dell’Interno; Antonio Brambilla
della Commissione Salute della Conferenza Stato Regioni e responsabile del
Servizio assistenza territoriale della Direzione generale Cura della Persona,
Salute e Welfare della Regione Emilia-Romagna; Filomena Albano, garante
dell’Autorità per l’infanzia e l’adolescenza; Giuseppe Lococo dell’Agenzia Onu
per i Rifugiati per il Sud Europa; Federico Soda, capo missione di collegamento
dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni per l’Italia, Malta e la
Santa Sede; il direttore sanitario dell’INMP Antonio Fortino.
Il Progetto CARE,
avviato nell’aprile 2016, nei suoi 12 mesi di durata si è sviluppato in 8
raggruppamenti di attività indirizzate ai differenti aspetti della presa in
carico della salute dei migranti e dei bisogni delle società riceventi:
gestione della salute all’interno dei centri per migranti in Italia (hotspot di
Lampedusa e Trapani-Milo) e in Grecia (Leros e Kos), con team multidisciplinari
composti da dermatologi, infettivologi, pediatri, psicologi dell’età evolutiva
e mediatori transculturali; sperimentazione di una scheda sanitaria elettronica
portatile che racchiude i dati di salute della persona immigrata sin
dall’arrivo nel continente europeo, volta ad assicurare la continuità
assistenziale; la formazione specifica del personale sanitario sulla
multiculturalità e sulle tematiche più rilevanti; l’elaborazione e la
sperimentazione di un protocollo olistico per la determinazione dell’età
anagrafica dei minori stranieri non accompagnati all’interno degli hotspot; la
sperimentazione di una piattaforma per la sorveglianza sindromica; l’intervento
sulle popolazioni per sfatare falsi miti e pregiudizi sulla presenza di
migranti.
Temi che
attraversano tutti gli ambiti di attività dell’INMP, ente pubblico del Servizio
sanitario nazionale, vigilato dal Ministero della Salute, che è anche Centro di
riferimento della Rete nazionale per le problematiche di assistenza in campo
socio-sanitario legato alle popolazioni migranti, e Centro nazionale per la
mediazione transculturale in campo sanitario.
“In una fase
storica complessa come questa, che vede giungere nei Paesi del sud Europa
imponenti flussi di migranti che fuggono da guerre, carestie e da ogni tipo di
violenza, siamo orgogliosi dei risultati di questo progetto che vede l’Italia
capofila in un percorso di prima accoglienza attento ai bisogni di salute di
queste persone, e che finalmente delinea corretti approcci clinici e protocolli
operativi condivisi – dichiara Mirisola, ribadendo come una delle priorità dell’Istituto
sia “la presa in carico della salute dei migranti, a cui con il nostro
personale sanitario offriamo assistenza sanitaria, 7 giorni alla settimana, sia
negli ambulatori specialistici di Roma che negli hotspot di Lampedusa e
Trapani-Milo”. “Il nostro modello – prosegue – è centrato su un’assistenza
sanitaria multidisciplinare, di carattere inclusivo e universalistico, perché
la salute è un diritto fondativo di tutti, nessuno escluso, come conferma
questo progetto, che ha anche il compito di proporre spunti di riflessione
utili alla programmazione sanitaria nazionale e regionale, ponendo l’enfasi
sull’importanza delle organizzazioni del privato sociale. In questo senso, sono
state anche analizzate le sinergie e le complementarietà tra il settore pubblico
e quello privato, in Italia, Grecia e Slovenia, registrando le buone pratiche
riscontrate sul campo e le evidenze scientifiche che supportano lo sviluppo di
politiche pubbliche integrate per migranti e rifugiati”. Per Mirisola si tratta
di “un impegno a tutto campo che necessita di attività di networking e di
relazioni istituzionali internazionali mirate anche alla valutazione delle
politiche, perché solo attraverso la conoscenza di quello che funziona e la
gestione matura e lungimirante dei fenomeni migratori contemporanei si possono
abbattere tutti quei muri, geografici e culturali, che alimentano pregiudizi e
irrazionali paure”.
(Inform)
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