Δευτέρα 13 Μαρτίου 2017

Domani a Roma una giornata informativa sul Progetto europeo CARE – Common Approach for REfugees and other migrant’s healt – e i suoi possibili sviluppi

SALUTE E MIGRAZIONI

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Coordinato dall’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e per il contrasto delle malattie della Povertà (INMP), vi partecipano, insieme all’Italia, Croazia, Grecia, Malta e Slovenia, Paesi europei a forte pressione migratoria

ROMA – Si svolgerà domani, martedì 14 marzo, dalle ore 9.15 presso l’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e per il contrasto delle malattie della Povertà (INMP) a Roma (via di S. Gallicano, 25/A) un evento informativo sui risultati raggiunti con il Progetto europeo CARE – Common Approach for REfugees and other migrant’s healt – coordinato dall’Istituto e a cui partecipano, insieme all’Italia, Croazia, Grecia, Malta e Slovenia – e le possibili azioni future.

L’iniziativa sarà aperta dal saluto del direttore generale dell’Istituto, Concetta Mirisola, e dall’intervento in video del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, e articolata in due sessioni tematiche di approfondimento su “La risposta ai bisogni di salute dei migranti” e “L’investimento sulla comunità e sulla ‘preparedness’ dei sistemi sanitari”. Seguirà una tavola rotonda sulle sfide e le possibili azioni future nella presa in carico dei bisogni di salute dei cittadini immigrati.

Tra gli interventi, moderati dalla giornalista Rai Annalisa Manduca, quelli di: Giovanni Nicoletti, direttore dell’Ufficio II del Segretariato generale del Ministero della Salute; Carmine Valente, direttore centrale dei servizi civili per l’immigrazione e l’asilo del Ministero dell’Interno; Antonio Brambilla della Commissione Salute della Conferenza Stato Regioni e responsabile del Servizio assistenza territoriale della Direzione generale Cura della Persona, Salute e Welfare della Regione Emilia-Romagna; Filomena Albano, garante dell’Autorità per l’infanzia e l’adolescenza; Giuseppe Lococo dell’Agenzia Onu per i Rifugiati per il Sud Europa; Federico Soda, capo missione di collegamento dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni per l’Italia, Malta e la Santa Sede; il direttore sanitario dell’INMP Antonio Fortino.

Il Progetto CARE, avviato nell’aprile 2016, nei suoi 12 mesi di durata si è sviluppato in 8 raggruppamenti di attività indirizzate ai differenti aspetti della presa in carico della salute dei migranti e dei bisogni delle società riceventi: gestione della salute all’interno dei centri per migranti in Italia (hotspot di Lampedusa e Trapani-Milo) e in Grecia (Leros e Kos), con team multidisciplinari composti da dermatologi, infettivologi, pediatri, psicologi dell’età evolutiva e mediatori transculturali; sperimentazione di una scheda sanitaria elettronica portatile che racchiude i dati di salute della persona immigrata sin dall’arrivo nel continente europeo, volta ad assicurare la continuità assistenziale; la formazione specifica del personale sanitario sulla multiculturalità e sulle tematiche più rilevanti; l’elaborazione e la sperimentazione di un protocollo olistico per la determinazione dell’età anagrafica dei minori stranieri non accompagnati all’interno degli hotspot; la sperimentazione di una piattaforma per la sorveglianza sindromica; l’intervento sulle popolazioni per sfatare falsi miti e pregiudizi sulla presenza di migranti.

Temi che attraversano tutti gli ambiti di attività dell’INMP, ente pubblico del Servizio sanitario nazionale, vigilato dal Ministero della Salute, che è anche Centro di riferimento della Rete nazionale per le problematiche di assistenza in campo socio-sanitario legato alle popolazioni migranti, e Centro nazionale per la mediazione transculturale in campo sanitario.

“In una fase storica complessa come questa, che vede giungere nei Paesi del sud Europa imponenti flussi di migranti che fuggono da guerre, carestie e da ogni tipo di violenza, siamo orgogliosi dei risultati di questo progetto che vede l’Italia capofila in un percorso di prima accoglienza attento ai bisogni di salute di queste persone, e che finalmente delinea corretti approcci clinici e protocolli operativi condivisi – dichiara Mirisola, ribadendo come una delle priorità dell’Istituto sia “la presa in carico della salute dei migranti, a cui con il nostro personale sanitario offriamo assistenza sanitaria, 7 giorni alla settimana, sia negli ambulatori specialistici di Roma che negli hotspot di Lampedusa e Trapani-Milo”. “Il nostro modello – prosegue – è centrato su un’assistenza sanitaria multidisciplinare, di carattere inclusivo e universalistico, perché la salute è un diritto fondativo di tutti, nessuno escluso, come conferma questo progetto, che ha anche il compito di proporre spunti di riflessione utili alla programmazione sanitaria nazionale e regionale, ponendo l’enfasi sull’importanza delle organizzazioni del privato sociale. In questo senso, sono state anche analizzate le sinergie e le complementarietà tra il settore pubblico e quello privato, in Italia, Grecia e Slovenia, registrando le buone pratiche riscontrate sul campo e le evidenze scientifiche che supportano lo sviluppo di politiche pubbliche integrate per migranti e rifugiati”. Per Mirisola si tratta di “un impegno a tutto campo che necessita di attività di networking e di relazioni istituzionali internazionali mirate anche alla valutazione delle politiche, perché solo attraverso la conoscenza di quello che funziona e la gestione matura e lungimirante dei fenomeni migratori contemporanei si possono abbattere tutti quei muri, geografici e culturali, che alimentano pregiudizi e irrazionali paure”. 


(Inform)


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