Il Governo
regionale e i partiti di centrosinistra che lo sostengono, ieri sera,
approvando in Commissione Sanità dell’Ars la nuova rete ospedaliera, hanno
fatto una scelta politica: salve le province di Trapani (dove viene eletto
l’assessore alla Salute, Baldo Gucciardi, PD) e di Ragusa (feudo elettorale del
presidente della Commissione Sanità dell’Ars, Pippo Digiacomo).
Sanità in
‘stile Grecia’ per Agrigento e Messina (foto sopra dove la parola Europa va
sostituita con PD). Tagli per le altre province. Salve le piccole e grandi
strutture private. Tagli per i Policlinici (e disagi per gli studenti di
Medicina)
In Grecia, ormai
da qualche anno, tantissimi cittadini non riescono più a curarsi. Per pagare
gli interessi sul debito l’Unione Europea dell’Euro ha deciso di tagliare la
sanità pubblica di questo Paese. I posti letto, negli ospedali pubblici della
Grecia sono stati drasticamente ridotti e solo pochissimi presidi sanitari
possono contare ormai su tutte le specialità mediche. In molti casi mancano
anche le medicine. La ‘Grande informazione’ dell’Europa dell’Euro – compresa
quella italiana – nasconde queste notizie. La rete, no. La stessa fine della
Grecia, a quanto pare, farà la Sicilia, grazie a una rete ospedaliera che salva
solo le strutture private, grandi e piccole (soprattutto le grandi), e alcune
province. Mentre in quattro-cinque province siciliane – in testa Agrigento e
Messina – la sanità pubblica diventerà uguale a quella greca.
Fino ad ora non
siamo entrati nel merito della nuova rete ospedaliera della Sicilia in attesa
di conoscere le ‘carte’. Ma dopo il ‘blitz’ di ieri sera, da parte della
Commissione Sanità dell’Ars, che ha approvato un documento che, da quello che
si legge qua e là, è molto, ma molto discutibile, non possiamo non segnalare ai
nostri lettori alcune anomalie.
La prima anomalia
sta nel rapporto tra linguaggio e realtà. Il Governo regionale di
centrosinistra e la maggioranza che lo sostiene nel Parlamento siciliano stanno
provando a far passare una rete ospedaliera che penalizza la Sicilia in
qualcosa di positivo. Ma già si avvertono i primi scricchiolii.
Agrigento, ad
esempio, è una provincia che viene pesantemente penalizzata. E’ evidente che,
da queste parti, i parlamentari del PD, nazionali e regionali, e gli altri
parlamentari, sempre di centrosinistra, contano quanto il due di denari con la
briscola a coppe. Due cittadine, in particolare, escono a pezzi: Sciacca e
Ribera. Lo dice, senza peli sulla lingua, il parlamentare di centrosinistra
eletto in questa provincia, Totò Cascio – che nella vita fa il medico – in una
dichiarazione che leggiamo sul quotidiano in line, Live Sicilia:
“Questa rete è
una porcata. Una manovra elettorale che distrugge i territori. A cominciare
dall’ospedale di Sciacca e Ribera dove scompaiono, tra le altre cose,
l’urologia, la struttura complessa di chirurgia, la chirurgia toracica.
Quell’ospedale viene apparentemente promosso, in realtà fa tanti passi
indietro, mentre in alte zone, come gli ospedali del Trapanese, i criteri usati
sembrano diversi”.
Trapani è la
provincia dove viene eletto l’attuale assessore alla Salute-Sanità, Baldo
Gucciardi: ed è l’unica provincia, guarda caso, che non subisce penalizzazioni.
Insomma, i voti di Gucciardi, già democristiano, oggi esponente del PD
renziano, sono salvi.
Mentre a fare una
pessima figura con i propri elettori sono i parlamentari nazionali agrigentini
del PD, Angelo Capodicasa (che, lo ricordiamo, pur avendo dissentito dal
secondo ‘Patto scellerato’ Renzi-Crocetta – quello che ha riscritto in modo
proditorio e truffaldino le nome di attuazione dell’articolo 36 dello Statuto –
lo ha pure votato!), Maria Iacono, Tonino Moscat, il parlamentare regionale,
Giovanni Panepinto, e la voce presidente della Regione siciliana, Mariella Lo
Bello.
Ne esce male
anche il citato Totò Cascio, che dovrebbe far parte del gruppo parlamentare di
Sicilia Futura, il contenitore messo su dal ‘mago’ del trasformismo politico
siciliano, Salvatore ‘Totò’ Cardinale da Mussomeli. Ma almeno Cascio ha
espresso il suo disappunto. Mentre gli esponenti del PD agrigentino tacciono.
Tra gli
agrigentini silenziosi non possiamo non ricordare il ministro degli Esteri,
Angelino Alfano, che a quanto pare negli equilibri politici siciliani non conta
più nulla!
Non va meglio a
Catania. Raccogliamo la dichiarazione – sempre riportata su Live Sicilia, di
Dino Fiorenza, anche lui parlamentare regionale e anche lui medico:
“La nuova rete
ospedaliera rappresenta un estremo tentativo di Crocetta di presentarsi
all’elettorato con le carte in regola, ma così certamente non è e questo vale
soprattutto per le scelte che coinvolgono i Policlinici. Il mancato
coinvolgimento delle università nelle scelte operate dall’assessorato può avere
ripercussioni gravissime sulle Aziende Policlinico e sulla loro attività didattica”.
“In alcuni casi –
prosegue il parlamentare – si è avuta la semplice sottrazione di unità
operative complesse di chirurgia, come avvenuto a Catania, senza tenere conto
delle necessità didattiche ed ignorando il protocollo d’intesa stipulato fra la
Regione e gli Atenei in questa materia. La riduzione delle unità operative non
concordata metterà gli studenti di medicina nelle condizioni di non poter fare
pratica nei reparti universitari, senza considerare le ripercussioni che questa
decisione avrà sulla vicenda del nuovo Ospedale San Marco di Catania che, già
ridimensionato rispetto all’originale progetto di polo d’eccellenza ortopedico,
rischia ora di rivelarsi un fallimento assoluto”.
Anche su Catania
non possiamo non registrare i silenzi di quello che resta di Forza Italia e
degli alfaniani. Silenzio interessato, dal momento che, all’ombra dell’Etna, a
quanto pare, la sanità privata, proseguendo di questo passo, prenderà il posto
di quella pubblica.
Su Messina parla
il parlamentare della Lista Musumeci, Santi Formica, anche lui medico:
“Finalmente –
dice Formica – il Governo di centrosinistra butta la maschera e, nonostante le
promesse e gli impegni più volte ribaditi ai sindaci del comprensorio, con la
nuova proposta di rete ospedaliera viene chiuso l’ospedale di Barcellona che
serve un comprensorio di oltre ottantamila abitanti, e quindi rientra nei
requisiti previsti dal Decreto Balduzzi per essere un ospedale di base con
relativo pronto soccorso, medicina, chirurgia, ortopedia”.
Formica cita anche
il caso dell’ospedale di Milazzo, “che non viene dotato dell’indispensabile
emodinamica e viene mortificato anche in due reparti di elite come oculistica e
otorino”. Nell’ospedale di Milazzo, a quanto pare, verranno meno anche i
reparti di urologia e di altre branche”. E memeno nale che l’ospedale di
Milazzo era stato classificato di primo livello…
Formica fa il
raffronto tra la provincia di Messina e quella di Trapani, cioè del collegio
elettorale dell’assessore Gucciardi. Dove gli ospedali di Mazara del Vallo e di
Castelvetrano – a pochi chilometridi distanza l’uno dall’altro – mantengono
centoventi posti letto ciascuno comprese le rianimazioni e tutte le specialità
mediche e chirurgiche.
Anche a Messina
non possiamo non sottolineare il basso peso politico del parlamentare
nazionale, Giampiero D’Alia, e del presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone. E
non c’è da stupirsi: il manager della sanità messinese, Michele Vullo, è stato
mandato nella Città dello Stretto per ‘tosare’ la sanità pubblica di Messina:
una missione quasi compiuta…
Nella provincia
di Ragusa, invece, non sembra che ci siano particolari penalizzazioni nella
sanità. Normale: il presidente della Commissione Sanità, Pippo Digiacomo (PD),
ha preservato il proprio collegio elettorale.
Ora la parola
passerà a Roma. Che il 4 aprile dovrà pronunciarsi per il sì definitivo.
Due, ieri, i
comunicati del gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle all’Ars. Ecco il
primo:
“Un colpo di mano
del Governo in piena regola. Non si può definire in altro modo, ma non avranno
mai il nostro ok a scatola chiusa”.
“È stato
praticamente un blitz – dice il parlamentare Francesco Cappello – che, per noi,
ovviamente, non avrà seguito. Dare l’ok senza esaminare per bene una cosa così
complessa e delicata è una follia. Tra l’altro noi siamo nettamente critici sul
piano, che non possiamo che definire un libro dei sogni che ci dice solo una
cosa: la campagna elettorale è definitivamente partita”.
Per il M5S,
nonostante l’ok di Roma, sul tappeto restano mille interrogativi che non
possono non pesare come macigni.
“Sarebbe bello
capire, ad esempio – afferma il deputato – quando la rete così disegnata potrà
entrare a regime. Quali sono gli interventi sulla assistenza sanitaria
territoriale e come integrarla con l’assistenza ospedaliera. E ancora qual è la
proposta di riorganizzazione della rete di emergenza territoriale, quali e
quante sono le risorse disponibili e quali e quanti sono gli investimenti
programmati“.
“L’obiettivo
primario – dice ancora Cappello – dovrebbe essere quello di integrare il
sistema di emergenza al fine di garantire l’omogeneità e la continuità tra il
sistema di emergenza territoriale 118 e i Pronto soccorso e DEA , ma la rete
ospedaliera progettata ha evidenti limiti. Il primo, ad esempio, è quello
legato all’ adeguamento strutturale ed organizzativo delle strutture
ospedaliere, specialmente quelle individuate quali spoke DEA di I livello, ed
alla ingenti risorse necessarie: non basterà il triennio 2016/2018 e forse
nemmeno il successivo triennio”.
“Secondo questa
rete – prosegue Cappello – si avranno territori di serie A, con strutture hub,
spoke e di base, e territori di serie B, alcuni addirittura con gravi carenze
anche per i servizi ospedalieri di base e, quindi cittadini di serie A e cittadini
di serie B. Molti territori e tanti cittadini dovranno attendere forse fino al
2021”.
“Lo stesso
documento metodologico trasmesso da Roma – aggiunge il parlamentare – fa
riferimento alla necessità di riorganizzare e riformulare la rete dell’emergenza
ospedaliera e territoriale evidenziando criticità nella centralizzazione delle
alte specializzazioni in tre sole aree metropolitane (Palermo, Catania e
Messina), la parcellizzazione dell’ organizzazione ospedaliera in periferia, le
difficoltà di integrazione territorio-ospedale. Tutti nodi che dovranno essere
sciolti nel primo triennio 2016/2018”.
Critico il M5S
anche sui privati.
“Se la rete fosse
approvata esattamente come proposta dal Governo – sostiene Cappello – tutto
rimarrebbe immutato, e quindi continuerebbe lo strapotere dei privati sulla
sanità pubblica, con i primi che continueranno a godere di privilegi
inaccettabili”.
E infine le
assunzioni.
“Ci piacerebbe,
ma non ci riusciamo proprio a farlo – dice Cappello – condividere l’ottimismo
sull’avvio di stabilizzazioni e concorsi in tempi brevissimi. A nostro avviso
questi non sono per nulla dietro l’angolo, come Gucciardi e Faraone affermano.
Ma anche questa non sarebbe una notizia. Da anni, su questa vicenda, assistiamo
ormai a vuoti annunci e spot, che ora diventano ancora più sospetti ed
insopportabili, visto che ci si avvicina a grandi passi alle elezioni”.
Il secondo
comunicato dei grillini dovrebbe essere stato inviato prima che la Commissione
sanità dell’Ars approvasse la nuova rete ospedaliera:
“Domani –
scriveva il deputato Francesco Cappello – capiremo se saranno riusciti a
richiamare qualcuno e a votare. Al momento in cui siamo andati via noi il
numero legale non c’era. Avevamo annunciato che non ci saremmo prestati a
giochi sporchi, ma il nostro appello al presidente della commissione Salute è
rimasto lettera morta. Governo e commissione hanno voluto realizzare un vero e
proprio blitz, forzando la mano e senza alcun preavviso hanno preteso la
votazione su una rete che rappresenta un vero e proprio castello di carta
perché assolutamente priva di risorse economiche, tanto per il presente, in
ordine all’adeguamento di quelle strutture qualificate in modo inappropriato
come dea di I livello, quanto per i futuri investimenti per quanto concerne le
strutture definite in modo inappropriato dea di II livello. È una rete non
coordinata con la medicina del territorio che non realizzerà alcuna
deospedalizzazione e che andrà inevitabilmente riordinata subito dopo questa
esperienza di Governo”.
“È inammissibile
– continua Capello – che si voglia continuare a fare campagna elettorale sulla
pelle dei cittadini. Una valutazione seria e approfondita era quantomeno
doverosa. Ma evidentemente l’intento era quello di nascondere le mille e una
magagna che si nascondono tra le pieghe del documento per giocarsi i soliti
roboanti annunci maledettamente vuoti in chiave clientelare. Ne sanno qualcosa
medici e precari della sanità, che da anni ormai aspettano concorsi e
stabilizzazioni annunciati a più riprese, ma mai arrivati”.
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