Lungo 878 km,
porterà ogni anno in Europa 10 miliardi di metri cubi di gas. Attraverserà
Turchia, Grecia, Albania e Italia. Ma una parte dei cittadini pugliesi si
oppone: "Temiamo per la nostra salute"
In ballo ci sono
dieci miliardi di metri cubi di gas. Ammonta a tanto il quantitativo annuo del
prezioso combustibile con cui l'Azerbaigian rifornirà l'Europa centrale per i
prossimi cinquant'anni. Uno scambio, questo, in cui il principale protagonistà
sarà il Trans adriatic pipeline, meglio conosciuto come Tap: un gasdotto lungo
878 km che collegerà Kipoi, al confine fra Grecia e Turchia, alle spiagge di
San Basilio a San Foca di Melendugno, in provincia di Lecce.
Cos'è – Il Tap
costituisce insieme al Tanap (Trans anatolian pipeline, che attraverserà da est
a ovest la Turchia) e al Scp (South Caucasus pipeline) uno dei tre pilastri del
cosiddetto Corridoio sud del Gas che permetterà l'accesso al mercato europeo
delle gigantesche riserve di gas naturale dell'area del Mar Caspio.
Proprietario delle risorse è il Consorzio Shah Deniz II, che gestisce il
giacimento offshore azerbaigiano situato nel Mar Caspio a sud di Baku. Il Tap è
l'ultima parte di un collegamento composto da tre macro segmenti della
lunghezza totale di circa 3.500 km; ideato per trasportare circa 10 miliardi di
metri cubi di gas naturale all'anno. Una quantità, questa, utile a coprire il
fabbisogno di 7 milioni di famiglie e che, nei piani, dovrebbe crescere con
l'aggiunta di una terza stazione di compressione fino a 20 miliardi di metri
cubi all'anno.
I numeri - Il Tap
è collegato al Tanap in prossimità della città di Kipoi, tra Grecia e Turchia.
Nella suo tragitto verso ovest attraverserà l’Albania fino ad approdare sul
litorale adriatico attraverso un tratto sottomarino che partirà dalla città
albanese di Fier e attraverserà tutto l'Adriatico per arrivare in Italia nella
zona del Salento. Sono, in tutto, 878 chilometri di tubi da 26,8 millimetri che
attraverseranno la Grecia per 550 km; l'Albania per 215 km; le acque
dell'Adriatico per 105 km e, infine, il suolo italiano per 8 km. Il gasdotto
toccherà la sua massima altitudine a 1800 metri tra i rilievi albanesi e la
massima profondità a 820 metri sotto il livello del mare.
Il rivale – Riconosciuto
dall'Unione Europea come un progetto fondamentale per garantire la sicurezza e
la diversificazione dell'approvvigionamento energetico in Europa, il Tap
permetterà al Vecchio continente, secondo le attese dei suoi costruttori, di
acquisire indipendenza dalle forniture di gas da parte di Gazprom. Il colosso
russo è a capo di un progetto diverso e per certi versi concorrente: il South
stream, che prevede la costruzione di un nuovo gasdotto capace di connettere
Russia e Unione Europea e di trasportare 65 milioni di metri cubi all'anno di
gas russo. L'idea iniziale era quella di far passare il gasdotto sotto il Mar
Nero, saltando letteralmente Turchia e Ucraina, fino in Bulgaria. Poi sarebbe
entrato nei Balcani e nel nostro Paese con quattro punti di arrivo in Croazia,
Italia, Slovenia e Austria. Allo sviluppo del mega impianto partecipano anche
Eni, Edf e Wintershall. Nell'attesa di capire come si risolverà il proseguio
dell'opera, attualmente bloccata dopo i contrasti tra Europa e Russia e la
guerra in Ucraina, l'Europa sembra decisa a puntare sul Tap.
L'iter
autorizzativo - Il Tap ha la propria sede centrale a Baar, in Svizzera, e
uffici operativi in tutti i Paesi attraversati dal gasdotto (Grecia, Albania e
Italia). Gli azionisti attuali del progetto sono Snam (20%), l'inglese Bp (20%)
l'azera Socar (20%), la belga Fluxys (19%), la spagnola Enagás (16%) e la
svizzera Axpo (5%). In Italia l'iter sulla fattibilità dell'infrastruttura è
cominciato nel settembre del 2014 con la consegna della documentazione relativa
alla Valutazione di impatto ambientale al ministero dell’Ambiente. Dopo alcune
integrazioni all'incartamento, richieste dal ministero, nel settembre del 2014
l'allora ministro Gian Luca Galletti firmò il decreto di compatibilità
ambientale contro il parere negativo della Regione Puglia e del ministero dei
Beni culturali. Il 9 ottobre 2014 partì quindi l'iter autorizzativo che di
fatto portò ad aprire i primi cantieri italiani all'inizio del 2016. Proclamata
la pubblica utilità, l'indifferibilità e l'urgenza dell'infrastruttura, il
ministero dello Sviluppo economico, capeggiato da Federica Guidi, dichiarò che
l'operatività dell'infrastruttura sarebbe dovuta avvenire entro il 31 dicembre
del 2020.
I perchè delle
proteste – Fin dagli inizi del progetto, il Tap è stato oggetto in Puglia di
dure proteste. In prima fila il Comune di Melendugno e la Regione Puglia.
Diversi i motivi; innanzitutto la salvaguardia della posidonia oceanica:
un'alga fondamentale per la difesa delle coste dall'erosione e la stabilità
dell'ecosistema. Secondo gli ambientalisti il volume di gas, che a pieno regime
attraverserà l'Adriatico, potrebbe compromettere la vita di questo prezioso
vegetale. Ma si teme anche per la salute dei cittadini. Nel 2016 sia il Comune
che la Regione avevano chiesto che sul terminale di ricezione del gas,
costituito da diversi stabilimenti disposti su un'area di dodici ettari tra i
comuni di Vernole e Meledugno, venisse applicata la Direttiva Seveso (numero
334/1999), volta a salvaguardare la salute dei cittadini e l'ambiente da
possibili rischi industriali (perdite, inquinamento e altro ancora).
La risposta del
Governo - La richiesta di applicazione della Direttiva Seveso (numero 334/1999)
non ha trovato risposta positiva da parte del ministero dell'Ambiente. Secondo
l'Esecutivo, il terminale di ricezione in questione non rientra
nell'applicazione della direttiva perché il gas non viene né manipolato, né
stoccato, ma solo depressurizzato per essere immesso nella rete Snam gas di
Mesagne dalla quale proseguirà per altri Paesi.Gli abitanti della zona, però,
non ci stanno e continuano la loro battaglia in una terza direzione: quella per
salvare circa 200 ulivi secolari che dovranno essere rimossi, e poi ripiantati
sul sito, per proseguire con i lavori sul cantiere di San Foca. Gli ultimi
incidenti fra i manifestanti e le Forze dell'ordine si sono verificati nel
pomeriggio del 28 marzo.
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