Τετάρτη 1 Μαρτίου 2017

La ricetta per la Grecia, ai tempi degli euroscettici

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La crisi della Grecia non è ancora finita, e Atene ha costantemente necessità di risorse, che sono al momento garantite solo dai piani di salvataggio. Per accedere alla nuova tranche di aiuti sarebbero necessarie ulteriori misure di austerity, ma il rischio di fomentare i movimenti anti-euro è troppo elevato.

Grecia: nuovi accordi – Negli ultimi giorni è tornata alla ribalta, come accade ciclicamente da diversi anni, la vicenda della Grecia. Le negoziazioni per gli aiuti forniti dai creditori europei, infatti, non sono terminate con l’incredibile farsa di un paio di estati fa ed il tira e molla tra il governo Tsipras e la Commissione Europea. La Grecia deve infatti dimostrare progressi nel risanamento delle finanze pubbliche e implementazione delle riforme per poter accedere alle varie tranchedi aiuti messi in campo dai partner europei. Tuttavia il peso molto elevato del debito ha già fatto uscire da tempo il Fondo Monetario Internazionale dalle trattative (vorrebbe infatti una rinegoziazione del debito pubblico della Grecia, vale a dire un vero e proprio taglio). Ora, in alcuni paesi chiavi dell’area euro, come Francia e Olanda, incombe lo spettro delle elezioni, che potrebbero utilizzare la Grecia come pretesto per attaccare ancora di più l’Unione. Anche per questo nessuno sembra essere intenzionato a tirare troppo la corda dell’austerità.
Incontro ad Atene – Proprio per allentare la tensione, i ministri delle Finanze dell’area euro hanno stabilito che i rappresentanti dei creditori si recheranno nei prossimi giorni in Grecia per portare avanti le trattative verso un nuovo accordo. Presumibilmente, date le condizioni descritte precedentemente, si punterà maggiormente sull’aspetto delle riforme strutturali, visto che sembra impensabile imporre nuovi tagli della spesa o incrementi fiscali. Nonostante il Paese tornerà a crescere a ritmi sostenuti nei prossimi anni, il crollo del Pil e gli elevatissimi livelli di disoccupazione non permettono ampi spazi di manovra sui conti pubblici, e la Commissione non vuole mostrare il fianco per nuovi attacchi dagli scettici. Concentrarsi sulle riforme potrebbe inoltre spingere il Fmi a prendere di nuovo in considerazione l’idea di partecipare agli aiuti alla Grecia.
La posizione di Tsipras – Dopo aver abbandonato le posizioni più radicali che avevano accompagnato la sua elezione, il premier Tsipras ha, negli ultimi anni, garantito l’applicazione delle misure chieste dai creditori. Tuttavia non sembra intenzionato a cedere su tutta la linea rispetto alle richieste dei ministri dell’ Eurogruppo, e le trattative potrebbero essere pertanto piuttosto lunghe. Nonostante non vi siano in vista crisi di liquidità e di risorse, è altrettanto vero che lunghe trattative potrebbero instillare una sensazione di incertezza sui mercati, sempre pronti a colpire alla prima possibilità.
La cautela con cui si muove l’ Eurogruppo mette in evidenza la pessima gestione del caso Grecia negli ultimi anni, e quanto l’agenda economica sia dettata più da considerazioni politiche che da reali convinzioni. I tagli della spesa e la riorganizzazione del fisco erano sicuramente elementi essenziali per il salvataggio, ma era noto già da tempo come, i tempi di ripresa, sarebbero stati eccessivamente lunghi. Il taglio del debito sostenuto dal Fmi risulta essere in realtà la via più logica da seguire: le perdite per i creditori sarebbero limitate e, in cambio, si otterrebbe maggiore spazio di crescita e una maggiore stabilità per l’Eurozona. Certo, questo taglio non dovrebbe essere percepito come un condono, e andrebbe gestito come do ut des, vincolandolo a precisi e concreti passi in avanti rispetto alle riforme strutturali, anche perché il rischio che qualche altro paese ad alto debito bussi alla porta è elevato. Tuttavia, dopo anni di trattative al limite del grottesco, è ora di prendere decisioni definitive.
di Alessandro Mauri

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