Una doppia valuta eviterebbe la catastrofe per un ritorno choc alle monete
nazionali
Il ritorno alla dracma? Sarebbe catastrofico per la Grecia e per l'Europa,
una soluzione invece potrebbe trovarsi in una «zona euro con due valute».
La proposta berlusconiana di due monete è oggi «sposata» anche dal Nobel per l'Economia Christopher Pissarides, fortemente critico verso la gestione che Berlino e Bruxelles hanno avuto della crisi finanziaria. L'economista britannico-cipriota, a margine del Delphi Economic Forum, a cui ha preso tra gli altri anche il senatore a vita Mario Monti, ha ragionato sul futuro della moneta unica, nella consapevolezza che «se vogliamo parlare di Ue, Eurozona e di convergenza economica, allora le possibili economie comuni dovrebbero garantire lo sviluppo di quelle più deboli».
Punto di partenza, secondo il Nobel, è la catastrofe data da un ritorno tout court alle monete nazionali.
Lo spunto è offerto dalla crisi greca, ma la tesi di Pissarides è rivolta
all'intera eurozona. Tassi di interessi elevati, instabilità per aziende e
cittadini sarebbero le prime spie rosse. Le continue discussioni su una
possibile Grexit, sostiene, si traducono in una maggiore incertezza e un futuro
nebuloso sugli investimenti. Aggiunge che nell'economia europea c'è bisogno di
un organo di controllo indipendente da tutte le economie, non solo per i paesi
più deboli, come fa la Commissione europea oggi. Un corpo non vincolato da
«agende politiche» ma da esigenze reali.
Le sue parole pro doppia valuta si legano alla proposta lanciata pochi
giorni fa da Silvio Berlusconi, secondo cui uscire dall'euro sarebbe
velleitario, e l'Italia pagherebbe un prezzo altissimo «per il suo debito
pubblico e anche per le aziende e per il risparmio degli italiani». E per
evitare l'inflazione galoppante, con ondate speculative che travolgerebbero la
nostra moneta, il leader di Forza Italia aveva immaginato la possibilità di una
moneta italiana con una doppia circolazione di euro e lira, «in modo da
riacquisire una parziale sovranità monetaria».
Un logico compromesso, quindi, come lo stesso Nobel Pissarides rimarca
quando mette l'accento sul modus con cui ai piani alti dell'Unione hanno deciso
di affrontare la crisi dell'eurozona dopo il quasi default in Grecia.
Pissarides è attualmente titolare della cattedra Norman Sosnow in Economia e
direttore del Programma di ricerca sulla macroeconomia al Centro per le
Performance Economiche presso la London School of Economics.
Sostiene che la Grecia ha bisogno di altri prestiti e non può che chiederli
altrove e «se dovesse ottenerli della Banca Mondiale al fine di evitare il
quarto memorandum, sarebbe uno sviluppo positivo», dal momento che «la Banca
Mondiale non dà prestiti senza piani di sviluppo». Indica una possibile via
fuga dalla crisi nell'assunto che «se si vuole venire incontro alle esigenze
dei dipendenti pubblici, prima bisogna venire incontro a quelle delle imprese».
Un altra picconata al partito dell'austerità e degli avanzi primari che hanno
avuto nel feldministro tedesco Schaeuble il massimo ispiratore.
Francesco De Palo
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