Heinrich Himmler
Mauro Bonazzi,
docente di Storia della filosofia antica presso l'Università degli Studi di
Milano, autore del saggio Atene, la città inquieta (Einaudi, 2017), scrive un
articolo su La Lettura del Corriere della sera per annunciare l'uscita del
libro Il nazismo e l'antichità (Einaudi) di Johann Chapoutot, docente
nell'Università Paris-Sorbonne, specialista di storia contemporanea e del
nazismo.
Bonazzi racconta
come lo storico francese dimostri in modo inequivocabile quanto poco risibile
fosse la folle pretesa di Adolf Hitler di proclamarsi erede della cultura
antica e in particolare di quella greca. Ci ricorda che Heinrich Himmler, capo
delle SS, ideologo della 'soluzione finale', amava spiegare pazientemente che gli antichi
tedeschi "non erano quelli rivestiti di pelli di animali, con le corna e
lunghe barbe fluenti", i veri tedeschi erano discendenti degli antichi
Greci (la scienza tedesca lo aveva inequivocabilmente dimostrato!)
Chi è interessato
ad approfondire può leggere il libro. A me preme porre l'enfasi su un brano
dell'articolo di Bonazzi:
Il nazismo è nato
nel pieno di una crisi durissima, in un mondo in cui i poteri nazionali non
erano più in grado di controllare i processi economici. Si è presentato come
una risposta, materiale e spirituale, a tutto questo; come una difesa tanto
dalla barbarie asiatica e semitica del bolscevismo quanto dal capitalismo
globale americano: come un tentativo di costruire una comunità coesa, a partire dalla condivisione
di una stessa storia, di una stessa terra e di una stessa stirpe. Nel mondo
greco ha trovato una fonte di legittimazione preziosa, una trama per mettere
ordine nel caos. Ha portato a esiti mostruosi idee che circolavano da secoli.
Ecco, mi sembra
di poter dire che in questi tempi durissimi (penso al fenomeno
dell'immigrazione, alla crisi economica, alla Brexit, all'ascesa di Donald
Trump, al successo di partiti nazionalisti e razzisti) certe parabole
potrebbero ripetersi.
Scrive ancora
Bonazzi:
La parabola del
nazismo non è un corpo estraneo o un momento di follia. È uno sviluppo
possibile della nostra tradizione: non l'unico corretto, ma comunque uno
sviluppo possibile. Quello che serve è allora studiare questa parabola. Non è
vero, come si ripete sempre, che «comprendere è giustificare». Comprendere vuol
dire capire, e capire può aiutarci a orientarci nel futuro, evitando di
ripetere errori di cui già conosciamo il costo. In questi anni di crisi e
ripiegamenti identitari, di fascinazione per il leader carismatico o per l'
ostentazione del proprio potere, non è forse un compito inutile.
Credo sia
difficile dissentire.
Luigi Bruschi
Δεν υπάρχουν σχόλια:
Δημοσίευση σχολίου