Sulle coste
dell’egeo si confrontano da 3000 anni, tra rovesci imprevedibili. L’ultimo
capitolo di un’iliade infinita.
Si può solo immaginare
cosa ci sia davvero nella mente di coaches e giocatori prima di una Final Four.
Gli allenatori si ricordano dell’unica situazione che non hanno allenato; i
giocatori si scaldano. Si sono visti di sfuggita, d’altronde ormai giocano un
sacco contro. Si conoscono.
Obradovic non ha
più niente da inventarsi contro Vassilis Spanoulis e tutto l’Olympiacos è un
pericolo. I greci, per loro mentalità, cercheranno di ingannare l’avversario.
Se dovessi paragonare Steropoulos a qualcuno, sarebbe Senofonte, che nell’Anabasi
attraversa l’Impero persiano per tornare in Grecia, superando l’enorme esercito
avversario.
I Greci hanno
sempre fatto così. Milziade e Temistocle vinsero a Maratona e Salamina con
eserciti più piccoli ma più agili.
La grecità è un
tema. La stampa ellenica ha sottolineato l’assenza di turchi in campo. Quasi
compiaciuta. È dai tempi dell’Iliade che si fanno dispetti.
Per l’Olympiacos,
avere fede nei momenti difficili, non spaventarsi del grido possente dei
Turchi, lottare come non mai.
Per i Turchi,
essere umili. Non è successo nulla. Non si è vinto nulla. Non avere pietà.
È lo scontro più
vecchio del mondo. La grecità contro i barbari, in termini cestistici. Achille
contro Ettore. I Turchi contro l’Europa che li schifa.
Fenerbahçe –
Olympiacos: tenete gli occhi aperti!
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