LA CRISI DELLA PENISOLA ELLENICA
Tagli agli
stipendi pubblici, diminuzioni delle pensioni, chiusura delle attività,
bassissima crescita economica e il debito pubblico praticamente immutato
evidenziano come il Paese sia letteralmente fallito nonostante l'austerità
imposta dall'avvoltoio di Bruxelles
Da ben sette anni
la crisi economica sta annientando ogni speranza nel popolo greco e le
manifestazioni ad Atene, come quelle recenti in Piazza Syntagma in cui spicca
un cartello con tale scritta "Metteremo una lapide sui loro sogni neri,
non svenderemo il nostro Paese", sono continue ma vi partecipano sempre
meno persone poiché i greci si stanno realmente rassegnando.
L'austerità
imposta dall'avvoltoio di Bruxelles ha visto ridurre le pensioni e gli stipendi
pubblici si sono dimezzati, l'economia ristagnante dello Stato si è contratta
del 25%, l'enorme debito pubblico è rimasto immutato e il PIL cresce pochissimo
(1,8%).
Mentre dal 1990
ad oggi ben più di 185.000 laureati hanno abbandonato la Grecia e più di tre
quarti l'hanno fatto negli ultimi sette anni della crisi economica e mentre le
attività continuano a chiudere (nella periferia di Atene il 40% di negozi ha
chiuso), Bruxelles ha stretto un nuovo accordo che prevedere la variazione del
non pagare le tasse da 12.000€ l'anno a 5685€ l'anno.
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