RaiNews 19/5/2017 “Grecia, il Parlamento approva un nuovo pacchetto lacrime
e sangue: proteste e scontri ad Atene Bombe molotov di fronte al Parlamento
mentre i deputati approvavano il nuovo pacchetto di misure di austerity
richieste dai creditori internazionali per accedere ai finanziamenti di Bce e
Fmi: a pagare il conto più salato ancora una volta sono le classi più deboli, a
partire dai pensionati che già negli anni scorsi hanno subito tagli
pesantissimi.”
Wall Street Italia 22/5/2017 “Grecia: confisca immediata di beni
non dichiarati e cassette di sicurezza”. International Business Times 22/5/2017
“Il messaggio mandato dall’Unione europea è chiaro: per i Paesi praticamente
falliti come la Grecia non ci sono scappatoie alla politica fiscale del rigore
di bilancio.
Chiudere un occhio non è contemplato nei piani di salvataggio e
nel corso delle revisioni. Il rigore utilizzato in Grecia è un messaggio forte
e chiaro lanciato agli altri Paesi europei che navigano in acque agitate. A
buon intenditor (italiano), poche parole.” Questi sono alcuni titoli delle
pagine web che si possono leggere, in questi giorni, sul disastro economico che
la Grecia sta vivendo. Sono notizie che ormai da sette anni si ripetono
periodicamente, enunciando ogni volta le stesse parole:austerità, salvataggio,
nuovi finanziamenti BCE e FMI, tagli. Soprattutto tagli alle condizioni di vita
dei cittadini greci: pensioni, sanità, salari. Mentre il debito pubblico
aumenta. Un popolo sempre più di disoccupati e sempre più in assoluta povertà.
Il governo, guidato dal partito di sinistra di Alexis Tsipras, è alla ricerca
degli evasori che potrebbero aver nascosto i capitali nelle banche svizzere. Ma
al momento sembra che non abbia ottenuto molti successi nella Confederazione.
Anche questa volta non si sfugge alle parole emblematiche che sembrano
caratterizzare i governi di sinistra: SANGUE e LACRIME. Forse i greci avevano
in passato l’occasione per uscire dalla moneta unica. Però il popolo ellenico
aveva paura di versare SANGUE e LACRIME. E così ha preferito la “sicurezza”,
scegliendo di rimanere nell’UNIONE EUROPEA e con l’EURO. E ora siamo alla
tragedia, una tragedia greca non in scena in un teatro, ma rappresentata nella
vita reale. E dopo sette anni di ubbidienza ai diktat della troika e dopo aver
versato SANGUE e LACRIME, i greci si trovano nel baratro senza via d’uscita. La
stessa tragedia, con toni di colore molto più sfumati, sta capitando dal 2011
anche in Italia. Ma le prospettive del nostro Paese non sono molto differenti
dal quelle della Grecia. Anche tenendo conto delle differenze che esistono tra
i due Paesi, per popolazione, tessuto economico ecc. il declino economico del
nostro Paese è evidente a tutti. I ricchi diventano ricchissimi, le classi
medie scivolano sempre più in basso, verso quelle povere, mentre le povere sono
alla sopravvivenza. I due Paesi hanno sempre mantenuto, in questi anni, una
deferenza verso il sistema, per nulla democratico, che si chiama UE e di voler
legare la propria economia ad una moneta, che non possono controllare, che si
chiama Euro. Sia per i greci che per gli italiani, la moneta unica significa
sinonimo di ricchezza. Significa sentirsi parte della elite che conta,
significa non emarginarsi dal resto dei popoli europei. Ma la miseria avanza, è
reale, si tocca con mano, Ma rinnegare l’Euro mai! Rinnegare il Sacro Graal
significherebbe ribellarsi alla Germania, ribellarsi al IV Reich. Per
ribellarsi ci vuole coraggio. Sia i greci che gli italiani non sembrano
possedere questa virtù. Meglio continuare, insieme, ad essere sudditi della
troika. E poi Grecia e Italia, stessa faccia, stessa razza.
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