La Grecia e i suoi creditori internazionali hanno raggiunto un accordo sulle riforme che Atene dovrà portare avanti per completare la seconda revisione del programma di salvataggio del paese. Il parlamento ellenico sarà chiamato a votare sull’accordo verso la metà del mese, mentre il via libera definitivo dovrebbe arrivare durante la riunione del ventidue maggio dei Ministri delle finanze dell’eurozona.
Il governo di Alexis Tsipras ha
accettato di adottare una serie di misure di austerità fra cui tagli alle
pensioni, l’abbassamento della soglia di reddito free-tax e la privatizzazione
di alcune aziende pubbliche operanti nel settore minerario e dell’energia. Il
piano triennale di aiuti ammonta a 86 miliardi di euro e terminerà nel 2018.
L’intesa, dopo mesi di faticose
trattative, è fondamentale per il risanamento dei conti ellenici poiché
consentirà alla Grecia di accedere a nuovi aiuti per pagare i circa sette
miliardi e mezzo di debiti in scadenza a luglio. Non solo, superato questo
scoglio, si potranno aprire le discussioni preliminari sulla possibilità di
riduzione del debito greco, condizione chiesta dal FMI per rimanere nel piano
di salvataggio. La stessa Germania, con il ministro delle finanze Schaeuble, ha
già affermato che il programma di salvataggio potrà andare avanti solo con la
partecipazione del FMI. Buona parte del debito greco è ora nelle mani del Fondo
salva-stati (ESM), del Fondo europeo di stabilità finanziaria (EFSF), della
Banca Centrale Europea e del FMI.
Austerità, una piccola retromarcia
Il governo di Atene ha ottenuto dai
creditori, in cambio del raggiungimento degli obiettivi promessi, la
possibilità di poter intervenire sulla spesa pubblica in favore delle fasce più
povere. Un importante punto a favore di Tsipras è il ripristino nel 2018 della
contrattazione collettiva. L’obiettivo del leader greco è dimostrare
all’opinione pubblica il miglioramento della situazione dopo anni di misure di
austerità. L’auspicio futuro è che la Grecia possa entrare nel programma di
quantitative easing della BCE. Questo consentirà al governo di poter attuare
politiche espansive con costi minori potendo contare, per semplificare,
sull’acquisto di titoli di stato da parte della BCE.
Berlino e i suoi alleati nordici sono
convinti che si potrà parlare di alleggerimento del debito greco solo una volta
concluso il piano di salvataggio nella metà del 2018. Senza contare che ogni
discussione seria sul debito potrà aprirsi solo dopo le elezioni tedesche di
settembre. L’ala dei falchi del rigore sembra ignorare tuttavia le necessità
politiche di Tsipras che ha investito molto del suo capitale politico accettando
nuove misure di austerità in cambio di politiche capaci di rispondere al
disagio sociale greco, dal momento che le prospettive di ripresa economica
della Grecia sono ancora molto deboli.
Grecia a rischio instabilità politica
Il governo greco può contare su una
maggioranza parlamentare risicata guidata dal partito di sinistra Syriza, che
governa in coalizione con i nazionalisti greci del ANEL. Il passaggio
parlamentare si presenta delicato perché il principale partito di opposizione,
il conservatore Nuova Democrazia, ha già contestato l’accordo. Per Syriza e il suo alleato minore è
necessario evitare a tutti i costi elezioni anticipate alla luce degli ultimi
sondaggi che danno in testa proprio i conservatori.
L’insoddisfazione della popolazione
greca resta alta e le nuove misure di austerità hanno fortemente indebolito
Syriza, che ha impostato due anni fa la propria campagna elettorale facendo
leva proprio sul fallimento delle politiche dei partiti tradizionali che
avevano portato la Grecia sull’orlo del fallimento. Del resto, venuto meno il
bipartitismo che per anni aveva caratterizzato la politica greca, con
l’alternanza al governo fra socialisti e conservatori, il sistema politico è
andato progressivamente frammentandosi. La crescita del sentimento
anti-establishment potrebbe esasperare ancora di più questa situazione
producendo coalizioni di governo deboli e incapaci di portare avanti i piani di
riforme economiche.
La Grecia non è ancora al sicuro. Le
pressioni dei creditori internazionali, l’enorme debito pubblico, la
disoccupazione molto alta e la scarsa crescita economica dicono che Atene avrà
ancora bisogno dell’aiuto esterno. Bruxelles, già occupata a fronteggiare
Brexit, non potrà certo accettare di vedere nuovamente a rischio la tenuta
dell’eurozona. In tutto questo, il sostegno che la popolazione greca ha già
dimostrato verso l’Unione Europea potrebbe non essere più scontato.
Federico Vetrugno
Δεν υπάρχουν σχόλια:
Δημοσίευση σχολίου