Per i greci il
formaggio feta è un must: come la pasta per gli italiani, le salsicce per i
tedeschi, le uova strapazzate per gli inglesi. Insomma, un alimento non solo
basilare ma quotidiano che non manca mai da ogni tavola che si rispetti.
Leggere i dati diffusi dai maggiori produttori di feta nel paese significa
certificare come la crisi abbia colpito il primo alimento di maggior consumo.
Il crollo nelle vendite è un fatto.
Il calo dei
consumi di feta nel circuito interno trascina verso il basso anche un prodotto
fino a qualche tempo fa considerato inattaccabile dalla crisi. La feta nel
mercato dei prodotti lattiero-caseari, nel complesso, incide per il 40%. Per
riparare alle perdite di questo inizio del 2017 (fatte registrare per la prima
volta nella storia greca), gli analisti stimano che il mercato delle
esportazioni di feta dovrebbe far segnare un più 25% annuo. Un traguardo
possibile ma improbabile.
I volumi di
vendita interni parlano di meno 15,4% per Mondelez, meno 14,4% per Mevgal, meno
13,7% per Minerva. Mentre salgono solo due marche: Optima e Fage, ovvero quelle
con la vocazione al mercato estero.
E'dello scorso
aprile una missiva indirizzata agli agricoltori in cui si annunciava una
revisione al ribasso dei prezzi alla produzione. Decisione che le società
interessate fanno dipendere dalle condizioni di mercato.
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