Τρίτη 2 Μαΐου 2017

Alitalia unica eccezione, tutte le compagnie dei Pigs fanno utili


L’analista Bordoni: “Improbabile l’ipotesi Lufthansa, meglio puntare sul modello di Aegean Airlines”

LUIGI GRASSIA

Cominciamo da una curiosità: vi ricordate i Pigs, che in inglese vuol dire maiali, ma in sigla sta per Portogallo, Italia, Grecia e Spagna? Erano i Paesi del Sud Europa che rischiavano la bancarotta al culmine della crisi dello spread. Bene, adesso tre su quattro hanno compagnie aeree di bandiera (o ex di bandiera) che macinano utili, nonostante la crisi economica generale non ancora finita. Un solo Paese su questi quattro, invece, ha una compagnia ex di bandiera tecnicamente fallita, indovinate quale. La considerazione diventa ancora più umiliante se si osserva che, in realtà, nella sigla Pigs originaria la «i» non rappresentava affatto l’Italia (forse se ne è perso il ricordo) ma l’Irlanda. Stendiamo un velo pietoso e ci fermiamo qui, evitando di paragonare Aer Lingus, e peggio ancora il colosso Ryanair, con Alitalia.

Non facciamo la solita analisi della colpe ma guardiamo al futuro. Domani comincerà la ricerca di un nuovo socio industriale per Alitalia che possa sostituire l’uscente Etihad (a meno che non si trovi il modo di trattenere la stessa Etihad ridiscutendo le condizioni della sua presenza). La Lufthansa, prima indiziata a un possibile ingresso nell’azionariato, ha già detto di no, ma potrebbe averlo fatto per non scoprire subito le sue carte. A che punto siamo?

L’analista Antonio Bordoni, docente di gestione, osserva che «alla luce dei cambiamenti avvenuti nel settore dell’aviazione civile, se oggi un vettore fosse interessato al nostro bacino di traffico non avrebbe più bisogno di controllare un vettore locale. Ciò è particolarmente vero per le compagnie comunitarie. E dal momento che la maggiore attrattiva nel caso Alitalia non consiste nel comprare la compagnia, ma nel controllo del mercato italiano, c’è da aspettarsi che non ci sarà la fila degli acquirenti fuori alla porta di Alitalia».

Bordoni elenca le opzioni fattibili dell’eventuale acquirente. «La prima possibilità consiste nel totale controllo dell’azionariato, ed è ciò che ha fatto Lufthansa nei confronti della Swiss, della Brussels Airlines, e di Austrian Airlines. In pratica si possono far decollare dai rispettivi aeroporti voli di compagnie all’apparenza svizzere, belghe, austriache che direttamente connettono questi Paesi con i più interessati mercati mondiali rispetto alle esigenze nazionali, ma che nazionali in realtà non sono, in quanto fanno parte di Lufthansa Group». 

In alternativa, «senza ricorrere al totale controllo azionario di ex vettori di bandiera, si possono effettuare collegamenti dagli scali nazionali all’hub straniero del vettore e da qui portare i passeggeri alla destinazione finale. È quello che fanno oggi Air France, Klm, British Airways –per citare solo alcuni vettori- dagli aeroporti italiani». 

Infine, «una terza soluzione intermedia alle due» dice Bordoni «è costituita da quanto proprio Lufthansa fece nel 2009 allorché costituì a Malpensa la Lufthansa-Italia, o quanto fatto da Easyjet che ha fondato EasyJet Switzerland».

Questo significa che «oggi per una compagnia che fosse seriamente interessata al nostro mercato vi siano alternative rispetto all’acquisizione azionaria del vettore. Fra le tre opzioni citate, quella del controllo delle compagnie ex di bandiera è stata scelta da Lufthansa nei confronti di vettori che avevano una penetrazione minima nel loro territorio da parte delle low cost, e comunque hanno una rete nazionale molto più limitata della nostra, caratterizzata da ben 42 aeroporti attivi».

Che cosa se ne conclude? Bordoni: «Può un vettore essere interessato ad acquistare una compagnia aerea di un paese dove Ryanair ha acquisito il primato assoluto per numero passeggeri? 32,6 milioni nel 2016 contro i 23,1 di Alitalia. A mio parere no». 

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Allora in che cosa si può sperare? Secondo Bordoni ci sarebbe questa possibilità. certo tutta da costruire, una possibilità che rinvia a uno dei Pigs, anzi al più derelitto, la Grecia. «Una opzione tuttora praticabile sarebbe quella che in Italia vi fosse un imprenditore o gruppo di imprenditori che essendo svincolati dalla zavorra della gestione pubblica riuscissero a far decollare un vettore realmente indipendente. Si tratterebbe di formare una compagnia che nella fase iniziale limiti le ambizioni all’area continentale e mediterranea riuscendo però a competere con i consolidati vettori low cost. Per quanto può sembrare strano esiste un precedente molto vicino a sostegno di questa ipotesi, in Grecia. La Aegean Airlines originariamente era una compagnia executive, poi si è trasformata in vettore di linea e oggi è oggi il maggior vettore ellenico, avendo assorbito anche la ex compagnia di bandiera Olimpic».

Un sogno a occhi aperti? Fare questo anche in Italia non sarebbe impossibile.


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