Per i genitori di questi bambini riuscire a registrarli allo Stato civile è indispensabile per stabilire la loro cittadinanza e richiedere asilo.
Che futuro per i bambini Quechua?
Così vengono chiamati i neonati dei profughi ospitati nelle tende di campi improvvisati in Grecia.
Per i genitori di questi bambini riuscire a registrarli allo Stato civile è indispensabile per stabilire la loro cittadinanza e richiedere asilo.
La Grecia potrebbe involontariamente creare futuri individui senza patria.
Possono i neonati acquisire la cittadinanza greca?
Generalmente, gli ospedali rilasciano un certificato di nascita temporaneo per il neonato. Con questo documento, i genitori devono recarsi al locale ufficio di polizia per certificare il nome del bambino e firmare una dichiarazione congiunta.
È importante che i due genitori dichiarino congiuntamente la nascita del figlio. In alcuni casi come quello della legge siriana, solo gli uomini possono trasmettere la cittadinanza ai propri figli.
Ottenere la cittadinanza greca è ancora più difficile e la legge della penisola ellenica prevede che un neonato acquisisca la cittadinanza se almeno uno due genitori vive in grecia da almeno 5 anni, se il bambino è nato prima dei 5 anni, potrà diventare cittadino greco dopo un periodo di dieci anni trascorso dai genitori in Grecia.
Per ottenere la nazionalità greca, un bambino deve essere comunque scolarizzato in Grecia.
Nel campo profughi di Idomeni fino ai primi mesi di quest’anno partorivano in media 4 donne alla settimana e i bambini sono oltre 6000.
Hanan è fuggita dalla Siria, ha 4 bambini, l’ultimo è nato lo scorso giugno.
“La vita è difficile ma in Siria era impossibile, sono scappata dalla guerra. Volevo trovare la pace, ero incinta e volevo solo trovare un posto di pace”.
Il ministero greco per l’Immigrazione si è impegnato a registrare i bambini nati sul suo territorioe a velocizzare le procedure di richiesta d’asilo per tutti i rifugiati.
La situazione non è semplice da gestire e farlo nel modo sbagliato potrebbe aumentare il numero di apolidi nel mondo, stando all’Alto commissariato Onu per i rifugiati.
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