È il Mediterraneo. È il luogo in cui arrivi. È la Grecia. È il luogo che ti accoglie. È il terreno che potrebbe essere sotto i tuoi piedi. È il mare che ti affoga. È l’Europa. È il cielo che sembra lo stesso per tutti ma che tale non è. È il mondo. È il cash flow. È la terra che calpesti.
È la strada che ti lasci dietro. È la città in cui entri. È il parlamento vuoto. È la piazza piena.
È Calais. È il mondo. È Parigi. È la casa dove sei stato felice e dove non tornerai più. È il Mediterraneo. È la costa. È Londra. È il fondale del mare.
È lo stop loss. È il rumore sentito nel buio e che scambi per una voce. È la lingua che parli. È Mitilene. È l’Ibex 35. È il luogo in cui arrivi. È la lingua che non parli. È l’ouzo che cambia colore quando si mescola con l’acqua.
È Smirne. È il movimento. È la lacca che la signora Merkel utilizza affinché i suoi capelli, veri, somiglino a una parrucca. È l’odore del gasolio che ti ricorda che sei vivo. È la calma.
È il dibattito sull’identità nazionale. Sono le onde. È il tuo cervello. È l’informazione in tempo reale. È il suono. È l’elettricità. “Se non hai paura al momento dell’acquisto, vuol dire che stai comprando male”: è il consiglio del mediatore.
È il Mediterraneo.
È il capitale che si muove e strappa via tutto al suo passaggio. Sono i numeri da 95 a 118 della tavola periodica degli elementi. Sono tutto il bene e tutto il male mescolati in proporzioni perfettamente identiche. È Casablanca. È il Dow Jones industriale. È l’aria che sembra la stessa per tutti pur non essendolo. È la pelle.
È il debito a tassi variabili. È la mano che si accarezza da sola. È l’amore.
È il debito a tassi variabili. È la mano che si accarezza da sola. È l’amore.
È il vento che viene da Chernobyl.
È l’accesso a una vita Premium. È l’uccello dalle ali impantanate. È un asso che hai nella manica. È il disincanto. È la mano che si carezza da sola. Sono i capelli della Merkel che brillano come se fossero fiamme. È il Cairo. È quel che pensi mentre parli d’altro. È la simultaneità. È il luogo esatto del tuo animo nel quale cresce qualcosa che non puoi fermare (qual è l’esistenza di ciò a cui pensi? È più o meno importante della vita che vivi?).
È Kassel.
Milate ellinika signomi?
È l’impossibilità di cancellare dalla tua memoria quello che hai detto un giorno. Sono le tre email al minuto che dovresti scrivere per aumentare la produttività. È il colore verde di una mantide religiosa che si posa sul libro aperto davanti a te. È il testosterone. È la politica di prevenzione della radicalizzazione islamica.
È l’Europa. È il mondo. È la menopausa. È l’integrazione culturale. È l’oscurità che ricopre la città come un cappuccio da adolescente.
È il Mediterraneo.
È il femminicidio come progetto divino.
È la discarica marcescente nel fiume di Beirut. È il luogo in cui arrivi. È la scarpa che vola e colpisce la testa di Bush. È la tortura. È la sensazione che sotto la camicia tu non abbia corpo. È il tempo che sembra lo stesso per tutti ma che tale non è. È la costa. È il fondale del mare. È il tuo luogo che ti accoglie. È la deforestazione della tua immaginazione. Sono i tre milligrammi di Lorazépam.
È la coda dell’aragosta immersa nell’acqua bollente. È la censura. È la tariffa economica della coscienza. È Luanda. È il suicidio di Foster Wallace. È il corpo che immagini ma che non hai. È l’anima di un cane. È il tasso di sopravvivenza dei sieropositivi, annunciato con fierezza dal ministro della salute. È Kiev. È l’aumento del cancro, l’insufficienza respiratoria, la distruzione della barriera immunologica. È Johannesburg.
È ieri.
È domani.
È il 4 per cento del territorio degli Stati Uniti dedicato alle riserve indiane. È lo stato d’aggregazione della materia. È la selezione dei cento migliori libri: ancora una volta sono tutti scritti da uomini, tranne due. È la democrazia rappresentativa come copertura della corruzione. È l’indice Nasdaq composite. È il Mediterraneo. È l’Europa. È il luogo nel quale arrivi.
(Traduzione di Federico Ferrone)
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