Un nuovo articolo di keeptalkinggreece riporta
la drammatica situazione dei lavoratori greci. La crisi economica e le ricette
imposte dai “salvataggi” europei hanno ridotto i greci a lavorare per stipendi
da fame, addirittura inferiori ai sussidi di disoccupazione.
E la prospettiva in vista delle prossime trattative
europee è quella di una revisione delle condizioni ulteriormente al ribasso.
Impossibile dubitare, di fronte a queste cifre, del fatto che la Grecia non può
sostenere il peso della moneta unica, e che i greci possono sperare di
ritornare a migliorare le proprie condizioni di vita solo quando si saranno
liberati da questo giogo che li opprime.
Il drastico calo dei profitti dovuto alla recessione, l’esplosione della
disoccupazione e la preponderanza delle forme flessibili di occupazione viene
riflessa in un documento preparato dal comitato di esperti del Ministero del
Lavoro Greco.
Il documento contiene dati dettagliati riguardo la disuguaglianza salariale
nel periodo 2010-2015°° e rivela una nuova classe sociale di lavoratori:
i nuovi poveri greci che guadagnano stipendi molto
inferiori al sussidio di disoccupazione di 360 euro.
Secondo i dati del Ministero:
126.956
dipendenti hanno un salario lordo mensile di 100 euro
343.760
dipendenti hanno un salario lordo mensile tra i 100 e i 400 euro.
In pratica
si tratta di lavoratori part-time o in rotazione con 2 o 3 giorni lavorativi a
settimana o persino poche ore lavorative alla settimana.
Vale la pena ricordare che, secondo i dati del maggiore Fondo Greco di
Sicurezza Sociale per Dipendenti (IKA), il salario medio per i lavoratori part
time è tra i 400 e i 420 euro al mese.
Questi numeri dimostrano che il numero dei lavoratori–nuovi poveri che
percepiscono stipendi inferiori a 510 euro lordi mensili è in totale di
432.033.
Grafico: salario lordo mensile per lavoratori del settore privato nel 2015
Colonna di
sinistra: salario in euro; Colonna di destra numero
totale di lavoratori
Nota: il salario minimo per i lavoratori a tempo pieno minori di 25 anni è
di 510,94 euro lordi al mese. Il salario minimo per i maggiori di 25 anni è di
586 (*) euro lordi mensili (fonte:Naftemporiki)
Ulteriori dati del Ministero del Lavoro mostrano un aumento dei contratti
part time o di lavoro flessibile.
Per esempio: nel periodo tra luglio 2013 e luglio 2016:
152.636 contratti a tempo pieno sono stati trasformati in
contratti part time odi lavoro a rotazione.
Il rapporto indica che l’economia greca deve affrontare un serio problema
di bassa competitività.
Tuttavia, al contrario del Fondo Monetario Internazionale che collega la
“competitività” al “costo del lavoro”, il rapporto sottolinea che:
La
mancanza di competitività è caratterizzata da “problemi strutturali” che sono
legati principalmente alla specializzazione della divisione globale del lavoro
in congiunzione con i metodi di organizzazione e amministrazione dell’economia
greca, anziché al costo del lavoro.
“I dati suggeriscono che le difficoltà economiche hanno fatto da
acceleratore all’espansione delle forme di part time, causando in particolare
dopo il 2012 il drammatico aumento nel numero di lavoratori part time, ma anche
un aumento della conversione dei contratti a tempo pieno in contratti part-time
o di lavoro a rotazione”.
Le “Riforme del Lavoro” sono la nuova patata bollente tra il governo greco
e i creditori, e le “negoziazioni” dovrebbero iniziare ufficialmente a
settembre. Tra le varie richieste, i creditori vogliono abbassare il salario
minimo, togliere tredicesime e quattordicesime, eliminare gli scatti di
anzianità ogni 3 anni.
Le Riforme del Lavoro sono una condizione indispensabile per la seconda
revisione del Programma Greco.
(*) Il costo per il datore di lavoro è di ulteriori 78 euro mensili a causa
del contributo per la sicurezza sociale (13,33%)
– il salario è sceso a 3 euro all’ora.
Anche se i numeri qui sopra mostrano la dura realtà delle vite dei
lavoratori, l’unico aspetto positivo è che si riferiscono al lavoro “ufficiale”
che prevede la sicurezza sociale. Ciò significa che i lavoratori hanno
quantomeno una qualche forma di assicurazione sanitaria. D’altro canto, questi
lavoratori “flessibili” sottopagati non riescono esattamente a riempire i fondi
per la sicurezza sociale, che ne avrebbe decisamente bisogno. Inoltre, tutti
questi che lavorano per salari ridicoli, soffriranno una drammatica riduzione
del reddito una volta che andranno in pensione.
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