Δευτέρα 28 Νοεμβρίου 2016

Exarchia: Il Quartiere Anarchico di Atene

Nel corso degli anni 60-70 il quartiere Exarchia era uno dei maggiori centri culturali presenti ad Atene, capace di attirare poeti, artisti e scrittori da tutta la penisola ellenica. Conosciuto negli anni anche per essere stato un centro nevralgico dei movimenti autonomi e dei militanti della sinistra extraparlamentare greca.
Anche per questo è sempre stato un quartiere fondamentale all’interno della vita sociale e politica dei cittadini ateniesi, tendenza che si è enfatizzata con l’istituzione del Politecnico Universitario costruito proprio nel quartiere Exarchia.


Exarchia è la vera anima di Atene, in quanto, soprattutto negli ultimi decenni, e soprattutto dal 2008 ad oggi, si è dimostrata non solo il centro delle lotte degli universitari, ma anche e soprattutto un centro fondamentale per i movimenti anarchici che si oppongono al governo centrale greco e all’opprimente e onnipresente Unione Europea. Movimenti che hanno enfatizzato la loro lotta a partire proprio dalla crisi economica che ha scosso l’Europa a partire dal 2008, e che ancora oggi lottano contro l’austerità e i tagli che colpiscono il popolo greco.

Il quartiere è divenuto (tristemente) noto agli onori della cronaca nell’autunno del 2008 a causa dell’uccisione di Alexandros Grigoropoulos, studente 15enne, durante gli scontri con la polizia avvenuti proprio per le strade del quartiere Exarchia. Ed è stata proprio l’uccisione di Alexandros a innescare la scintilla che avrebbe portato di lì a poco la Grecia, e in particolare la capitale Atene, sull’orlo di una contestazione sociale senza eguali.

Exarchia, nel nefasto contesto che affligge la Grecia degli ultimi 10 anni, colpita e dilaniata dalla crisi, dalla recessione, dai tagli decisi dai vari governi, dall’esorbitante debito pubblico, dall’austerità imposta dall’Unione Europea, dalle mancate promesse dei governi e da una crescente sfiducia nei confronti della politica istituzionalizzata, si erge come alternativa concreta e funzionante contrapposta al governo centrale, come quartiere dove speranza, politica dal basso e lotta sociale trovano la loro ideale dimora, il loro spazio prediletto. Exarchia si propone come concreta possibilità da cui voci di dissenso, richieste di autonomia e voglia di lottare si innalzano e autolegittimano in un contesto destabilizzato, disilluso e fortemente provato come quello greco. Exarchia si erge cosi ad enclavè autogestita nel cuore della capitale greca. Un enclavè anarchica, che incarna l’immagine di capitale del dissenso e della lotta politica dal basso in uno scenario di perenne guerriglia urbana. Guerriglia urbana in cui si scontrano e contrappongono, da una parte il popolo, gli universitari, gli operai, i lavoratori (in poche parole le categorie maggiormente colpite dalla crisi) e dall’altra chi ancora difende la classe dirigente, i governanti rei di aver portato la Grecia sull’orlo del collasso e dell’oblio, appoggiando la “dittatura” dell’Unione Europea, ovvero le forze dell’ordine.

Se ad una prima occhiata possiamo definire Exarchia a tutti gli effetti un quartiere anarchico, sarebbe semplicistico se non del tutto errato non riconoscere le due anime che convivono all’interno del movimento anarchico del quartiere “più militante” di tutta Atene. Le stesse due anime che caratterizzano da sempre l’anarchismo, e che incarnano le due principali tendenze in cui si suddivide il pensiero e la lotta anarchica. Da una parte infatti abbiamo gli anarco-socialisti (o anarchici sociali), ala del movimento che crede nell’organizzazione e perciò più vicina alla sinistra extraparlamentare. Dall’altra parte troviamo gli anarco-insurrezionalisti ostili ad ogni forma di struttura del potere e alle varie forme delle istituzioni statali. Questa seconda frangia del movimento è anche quella che maggiormente tende a creare situazioni di conflitto e rottura con le istituzioni della società greca.

Sorge spontanea una domanda: Qual è il numero dei componenti di questo movimento anarchico? Le testimonianze raccolte (tra il 2012 e il 2014) tra i militanti e gli abitanti del “quartiere anarchico” parlano di un numero che si aggira tra le 3 e le 5 mila persone, contando sia i militanti più attivi sia i semplici simpatizzanti del movimento. Numeri che comunque negli ultimi anni son sicuramente aumentati, a causa del peggioramento delle condizioni socio-economiche che stanno colpendo la Grecia e i suoi cittadini. Un numero in continuo aumento, capace di attirare moltissima gente estranea inizialmente al movimento e alle sue idee ad adottare strumenti di lotta e di organizzazione tipicamente anarchiche.
La crisi, i tagli e l’austerità hanno allargato i consensi ai movimenti autonomi e anarchici, un tempo ad appannaggio di un numero ristretto militanti, anche alle classi medio-borghesi colpite dalla crisi, che vedono nelle forme anarchiche dell’autogestione e dell’autogoverno la soluzione con cui contrastare l’ormai invivibile situazione economico-politico-sociale che sta inghiottendo la Grecia.

Il movimento anarchico greco si trova a dover “combattere” su due fronti: da una parte come già più volte ripetuto si sta battendo contro lo sconforto e le difficoltà create dalla crisi e dall’austerità, che tengono sotto scacco il popolo greco. Dall’altro lato cerca di opporsi con tutti mezzi all’ascesa politica-sociale di movimenti e partiti di estrema destra (neonazisti/neofascisti), su tutti Alba Dorata, che trovano terreno fertile nello scenario confuso e disilluso della società greca per promuovere le loro idee populiste e fortemente razziste.

Nello storico quartiere di Atene, si potrebbe benissimo sostenere che lo Stato non esiste più. Ma ciò non presuppone l’assenza di regole. Ed ecco che si concretizza il significato etimologico del termine “Anarchia”, dal greco appunto assenza di governo e/o potere, quindi nulla a che fare con l’assenza di regole, norme e organizzazione. Ad Exarchia infatti si realizza uno dei principali fondamenti dell’anarchismo, ovvero l’autogoverno del popolo.

Exarchia resiste nutrendosi di anarchia e conflitto sociale, di arte e cultura, di lotte universitaria e operaie. Exarchia è l’ulteriore prova che la cosidetta “Utopia” anarchica è possibile, concretizzabile, attuabile. Exarchia incarna l’alternativa libertaria da opporre ai sempre meno stabili e legittimi governi europei.

Alcuni possono pensare che Exarchia sia solo un utopico esperimento nel complesso contesto greco. Altri che si tratti di un insignificante caso isolato tendente all’implosione e al fallimento. A me piace pensare che Exarchia possa rappresentare una solida realtà e una alternativa percorribile anche al di fuori della Grecia, per contrastare l’immobilità generale, la rassegnazione completa e l’afasia mista ad apatia che caratterizzano gran parte della popolazione europea colpita dalla crisi. E per dimostrare ancora una volta che la lotta e il cambiamento iniziano nelle strade, nelle piazze, nelle fabbriche, nelle Università, e non delegando a qualcuno il proprio dissenso, illudendosi per l’ennesima volta che le cose possano cambiare e cambieranno in meglio a favore del popolo oppresso attraverso l’elezione del politico di turno.

Riporto le dichirazioni di un militante ateniese: “Ad Exarchia non si sta combattendo solo per la Grecia, ma per tutta Europa.”


http://www.anarkismo.net/article/29130

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