Il presidente Conte ha annunciato alcune ore fa, di buon mattino, la chiusura delle trattative europee riguardo il Recovery fund.
Una cifra considerevole quella destinata allo Stato italiano, considerando che lo stesso percepisce il 28% dell’ammontare totale e ben 36 miliardi in più di quanto previsto.
Tali fondi, tra le altre cose, dovranno essere investiti nel sistema infrastrutturale ITALIA VELOCE, laddove sono previsti interventi per l’AV SA-RC e per il terzo megalotto alla Statale 106. Occorre precisare, se veramente vogliamo portare il Sud a camminare con le proprie gambe, senza essere più considerato l’anello debole del sistema Paese, che non si può esulare dal fatto di rendere le aree joniche, ancor più periferiche, rispetto al resto della Regione, parte integrante di una progettualità infrastrutturale calabrese. Tale constatazione, parte dalla consapevolezza che ristabilendo principi d’equità tra l’est e l’ovest della Calabria, oggi assolutamente squilibrati, si potrà stabilire un processo di crescita comune e vicendevolmente efficace a tutto il contesto regionale.
Al Primo Ministro, alla Deputazione Parlamentare Jonica, Sibarita e Crotoniate, diciamo che l’asse ferro-stradale-marittimo-aeroportuale Sibari-Crotone è la spina dorsale del sistema che potrà inserire di diritto l’area della Magna Graecia fra quelle titolate a guidare i processi di miglioria in campo economico, e della Regione Calabria, e del Mezzogiorno.
Si consideri che i quattro HUB già presenti nell’area (Aeroporto Sant’Anna, Porti di Crotone e Corigliano Rossano, Terminal ferroviario di Sibari) necessitano di un adeguato sistema infrastrutturale che faccia da collettore fra gli stessi, inquadrandoli in un contesto di intermodalità. Il rilancio di dette infrastrutture è imprescindibile da una strada di Categoria B a 4 corsie e da una linea ferroviaria moderna e collegata ad un sistema AV, che da Salerno a Reggio Calabria, prediliga il tracciato vallivo pertanto funzionale alle esigenze joniche ed a quelle tirreniche. Le città di Crotone e Corigliano Rossano, nonché le relative pertinenze territoriali, stanno pagando un prezzo troppo alto da quando lo Stato ha abbandonato codesti territori, lasciando spazio ad un aziendalismo che si basa sulla fredda legge dei numeri, che pure ci sono, ma si tende ad indebolire i flussi privilegiando il traffico su gomma nonostante quell’unica strada larga appena sei metri, a doppio senso di marcia, non illuminata e con accessi abusivi. Le cifre da investire, irrisorie per l’ammodernamento dell’asse Sibari-Crotone, rispetto all’ammontare del fondo, concorrerebbero a togliere dall’atavico isolamento un’area relegata dai poteri delle politiche centraliste dei capoluoghi storici, a periferia della periferia. Oggi esiste concretamente la possibilità di cambiare il volto dello Jonio Sibarita e Crotoniate, inverando i fasti del periodo storico Magnograeco che aveva portato questo meraviglioso territorio ad essere la culla della civiltà. Non permettiamo che a vincere sia ancora una volta la logica del centralismo, puntiamo sul policentrismo che riverbererà benessere al Mezzogiorno inquadrandolo di diritto nel nuovo asse degli equilibri mondiali: il bacino del Mediterraneo.
Sarà necessario pianificare, sin da subito, gli interventi per non essere soggetti a carenza progettuale nei primi mesi del prossimo anno, quando saranno scaglionate le prime porzioni delle spettanze economiche in relazione alle progettualità proposte.
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