La nave da ricerca sismica turca Barbaros è stata avvistata, giovedì 30 luglio, al largo delle coste di Cipro, poco dopo l’emissione dell’ultimo Navtext, con il quale Ankara si è riservata il diritto di esplorazione petrolifera nelle aree a Sud e Sud-Est della città cipriota di Famagosta.
Si tratta di un nuovo elemento di tensione nella già critica situazione del Mediterraneo orientale, dove la Turchia, con le sue rivendicazioni su Cipro, sta aumentando le frizioni con la Grecia.
Il ministro degli Esteri greco, Nikos Dendias, nel corso di un’intervista con l’emittente televisiva Antenna, ha commentato la notizia dell’avvistamento definendo l’atteggiamento della Turchia “una palese violazione dei diritti sovrani degli Stati membri dell’Unione Europea”. Anche da Washington è arrivato l’ammonimento per Ankara, con il Dipartimento di Stato USA che ha definito “provocatoria” la mossa turca. “Gli Stati Uniti rimangono profondamente turbati dai piani della Turchia di esplorare le risorse naturali nelle acque di Cipro. Tali azioni provocatorie aumentano la tensione nella regione”, ha dichiarato un funzionario del Dipartimento di Stato al quotidiano greco Ekathimerini. “Esortiamo le autorità turche a cessare questo tipo di operazioni”, ha aggiunto il portavoce.
La nave da perforazione Barbaros è stata avvistata al largo della costa di Famagosta, alle 6 del mattino di giovedì 30 luglio, dopo essere partita dal porto turco di Tasucu, nella serata di mercoledì 29. Secondo il Navtex, ovvero l’avviso ai naviganti che la Turchia ha inviato lo stesso giorno, alla Barbaros saranno riservate le aree rientranti nei blocchi 2 e 3 e, in parte, nel blocco 13, della Zona economica esclusiva (ZEE) di Cipro. L’avviso riguarda le acque a Sud e Sud-Est della costa cipriota di Famagosta e sarà valido fino al 20 settembre.
Gli ultimi sviluppi sono arrivati poco dopo che il portavoce della presidenza turca aveva annunciato, il 28 luglio, l’intenzione di Ankara di sospendere un’altra attività di esplorazione nel Mediterraneo orientale, in particolare nei pressi di Kastellorizo, in Grecia, per tentare di riprendere il dialogo con Atene. Nonostante le promesse verbali, sembra, tuttavia, che nella pratica la Turchia non voglia rinunciare a perseguire i suoi interessi nella regione. Giovedì 29 luglio, il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha dichiarato che Ankara proseguirà con il “lavoro avviato nel Mediterraneo orientale e nell’Egeo, senza esitare ad esercitare i diritti sovrani del Paese”, ha riferito l’agenzia di stampa turca Anadolu.
Le tensioni di lunga data nel Mediterraneo orientale si sono acuite il 21 luglio, dopo che la Marina di Ankara ha emesso un Navtex nel quale annunciava indagini esplorative a Sud e a Est dell’isola greca di Kastellorizo, dal 21 luglio al 2 agosto, attraverso la nave Oruc Reis. Tuttavia, il 27 luglio, la Grecia ha rivelato che le navi della Marina turca stavano per lasciare l’area al largo dell’isola in seguito a nuovo avviso ma, ha specificato, le forze armate di Atene sarebbero rimaste comunque in allerta.
Le relazioni tra Turchia e Cipro sono caratterizzate da un clima di tensione, soprattutto per quanto riguarda le rivendicazioni di Ankara, ritenute illecite da Nicosia, in merito ai propri diritti in alcune aree del Mediterraneo orientale, dove, il 3 maggio 2019, il governo turco ha avviato, illecitamente secondo la comunità internazionale, le proprie attività di trivellazione. A detta dei vertici turchi, tali azioni giungono in difesa degli interessi dei turco-ciprioti.
La disputa energetica tra il governo greco-cipriota e la Turchia si inserisce nell’ambito della più ampia questione cipriota, ossia la disputa tra Nicosia e Ankara in merito alla sovranità sull’isola, il cui territorio risulta diviso dalla cosiddetta “linea verde” che separa l’area amministrata dalla Repubblica di Cipro e abitata prevalentemente dalla comunità greco-cipriota dall’area amministrata dalla Repubblica Turca di Cipro del Nord e abitata prevalentemente dalla comunità turco-cipriota. Tale divisione risale al 1974, quando, in seguito al tentativo di colpo di Stato da parte di nazionalisti greco-ciprioti che favorivano l’annessione dell’isola alla Grecia, il 20 luglio, Ankara inviò le sue truppe “a protezione della minoranza turco-cipriota” nella parte settentrionale dell’isola, sulla quale la Turchia ha poi stabilito il controllo.
di Redazione
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