Roma, 20 lug. (askanews) - Sulle isole greche continua il lockdown per migranti e rifugiati, che vivono in condizioni spaventose nei centri di accoglienza, nonostante la vita sia tornata alla normalit sia per la popolazione locale che per i turisti.
Per Medici Senza Frontiere (MSF) una misura ingiustificata e discriminatoria, che viene rinnovata ogni due settimane nonostante la totale assenza di casi nei campi, e continua a deteriorare le condizioni fisiche e mentali delle persone.
Quando il Covid-19 ha raggiunto la Grecia, oltre 30.000 richiedenti asilo e migranti vivevano nei sovraffollati centri di accoglienza delle isole, come Moria o Vathy, senza accesso regolare a cure mediche e servizi di base, ricorda Msf. A marzo, le restrizioni di movimento imposte per il Covid-19 hanno costretto queste persone, di cui il 55% donne e bambini, a restare chiusi nei centri, in scarse condizioni igieniche e senza alcuna possibilit di sfuggire alle crescenti violenze quotidiane.
"Da oltre un anno sono testimone delle disumane condizioni di vita che le persone sono costrette a sopportare nel campo di Moria. Non vita, ma un ciclo di miseria che peggiora di giorno in giorno" afferma Marco Sandrone, coordinatore di MSF a Lesbo. "Molti dei nostri pazienti sono vittime di traumi orrendi nei loro paesi d'origine e ne stanno vivendo un altro a Moria, un luogo che la maggior parte di loro definisce come il peggior incubo. Oggi ancora pi di prima vivono in gabbia, guardando il mondo da dietro una recinzione. Ci sono 6.000 bambini intrappolati qui, un'intera generazione la cui infanzia viene uccisa ogni giorno."(Segue)
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