Παρασκευή 31 Ιουλίου 2020

Esercitazioni nel Mediterraneo con la flotta greca per la portaerei Eisenhower

Esercitazioni nel Mediterraneo con la Grecia per la portaerei ...

Nel bel mezzo di una crisi che vede Turchia e Grecia tornare a fronteggiarsi nell’Egeo, crisi che come vedremo a breve sembra essere parzialmente rientrata, il Csg (Carrier Strike Group) della portaerei Uss Eisenhower (Cvn-69) si è esercitato per quattro giorni con unità navali della Marina Ellenica nel Mediterraneo.

Dal 24 al 28 luglio la portaerei americana, di ritorno dal Mare Arabico dove è stata anche impegnata in operazioni insieme alla Uss Harry Truman (Cvn-75), ha effettuato manovre che includevano navigazione in formazione, esercitazioni tattiche e di comunicazione che hanno consentito alle forze partecipanti di testare e perfezionare i sistemi di comando e controllo tra le due marine.
La fregata della Marina ellenica Hn Aegean (Ffgh-460) ha assunto il ruolo di unità da difesa aerea, localizzando e identificando i contatti aerei attorno al Csg e fungendo da unità di riferimento per gli aerei della Eisenhower in fase di atterraggio. Essendo una nave comando per elicotteri, la fregata ellenica ha controllato gli aeromobili dentro e fuori dallo spazio aereo delimitato dalla portaerei americana.
Il gruppo di volo imbarcato (il Cvw-3) ha effettuato per due giorni (25 e 26) missioni diurne e notturne di attacco di precisione e bombardamenti con ordigni veri nel poligono di Karavia.
Insieme ai velivoli dello stormo della Eisenhower hanno partecipato alle manovre anche gli F-16 della Marina ellenica, che si sono impegnati in combattimenti aria-aria.
“La Marina ellenica ha eccezionali capacità navali” ha affermato il capitano Edward Crossman, comandante dell’incrociatore lanciamissili classe Ticonderoga Uss San Jacinto (Cg-56) facente parte del Csg della Eisenhower. “Non vediamo l’ora di avere l’opportunità di lavorare con loro per apprendere e perfezionare le nostre tattiche e procedure” ha proseguito il capitano, concludendo affermando che questa esercitazione rende più forte l’Alleanza e aiuta a mantenere “la stabilità regionale e sostenere la libertà dei mari”.
Se escludiamo le parole di propaganda del comandante Crossman riguardanti le capacità della Marina ellenica, la dichiarazione è molto significativa dal punto di vista diplomatico: innanzitutto riconoscere, se pur esageratamente, le capacità navali della Grecia significa sostenere Atene nella sua disputa territoriale con la Turchia, secondariamente affermare che una tale esercitazione aiuta a mantenere la “stabilità regionale” significa avvisare avversari, ma anche alleati, della Nato che l’impegno americano nel Mediterraneo in ebollizione non è affatto scemato, anzi tutt’altro.
Questa esercitazione, sebbene non improvvisata, si configura comunque come una dimostrazione di forza nel settore orientale del Mare Nostrum, che oltre alla sempre maggiore presenza della flotta Russa nel porto siriano di Tartus, sta vedendo una piccola escalation a causa della diatriba territoriale che oppone Turchia e Grecia, due Alleati degli Stati Uniti nella Nato. Escalation che sembra rientrare: proprio ieri è giunta la notizia che il governo di Ankara ha deciso di sospendere la campagna di ricerca petrolifera nella zona della piattaforma continentale greca, che aveva acceso l’ennesima miccia dello scontro diplomatico tra i due vicini nell’Egeo. La decisione sembra che sia stata frutto della mediazione di Berlino, ma arriva proprio nel giorno in cui il Csg della Eisenhower ha chiuso la sua quattro giorni di manovre con la Marina ellenica, e forse non è un caso.
Le negoziazioni tra i due contendenti, che si sfidano a colpi di provocazioni utilizzando le proprie forze navali e aeree, continuano e sembrano essere giunte a un compromesso, ma la vera cartina tornasole è rappresentata dalla riunione informale dei ministri degli affari esteri dell’Ue che si terrà il prossimo 27 e 28 agosto. Quell’incontro è considerato fondamentale poiché Ankara presume che, a questo punto, verranno elevate eventuali sanzioni dell’Unione Europea contro la Turchia per le sue violazioni della sovranità ellenica.
Secondo alcune voci, il contributo cruciale della Germania alla riduzione delle tensioni sarà legato proprio a queste sanzioni: Berlino potrebbe risultare decisiva nel mediare la posizione di Atene ed evitare di colpire economicamente Ankara, che già gravita nella pericolosa orbita russa nonostante il terreno di scontro libico. Sanzioni alla Turchia significherebbe infatti aprire ancora di più il mercato turco alla penetrazione russa, e questo non è tollerabile per l’Europa ma nemmeno per gli Stati Uniti.
A questo si aggiunge la difficoltà che avrebbero l’Ue e la Nato nel gestire la situazione libica, dove la Turchia ha sempre più campo libero nel suo sostegno al governo di Tripoli. Si aprono quindi due prospettive: le sanzioni, se elevate, potrebbero portare a un accomodamento russo-turco in Libia per favorire gli interscambi tra i due Paesi, mentre se così non fosse si manterrebbe questo difficile status quo sacrificando sull’altare della real politik la Grecia.
Una Grecia che sembra avere pochi amici nella sua “lotta” contro le violazioni della Turchia, una Grecia che è stata anche la sola nazione europea, insieme alla Russia, a lamentarsi vivacemente per il ritorno a moschea della cattedrale di Santa Sofia di Istanbul. Atene sembra essere stata costretta, in un certo qual modo, a cedere terreno davanti alle rivendicazioni turche, ma bisogna chiedersi a che prezzo: fermo restando che non crediamo affatto possibile che si possa giungere alla cessione di sovranità, conoscendo lo spirito greco, né che si possa sbilanciare troppo l’equilibrio interno alla Nato parteggiando per uno o l’altro dei due contendenti, riteniamo che sia arrivato direttamente l’intervento degli Stati Uniti in supporto a un alleato che si è sentito “abbandonato” e l’esercitazione dei giorni scorsi ne è stato un chiaro segnale.
Del resto Washington ha dimostrato di guardare con attenzione a cosa succede in Grecia: un recente interessamento di Atene per i caccia F-35, fino a oggi preso con le dovute pinze diplomatiche da parte della Casa Bianca proprio per le implicazioni politiche che avrebbe con la Turchia, potrebbe quindi vedere la sua finalizzazione.
di Paolo Mauri


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