Πέμπτη 5 Δεκεμβρίου 2019

Corridoi umanitari: a Roma i profughi accompagnati da Krajewski e Sant’Egidio

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Sono arrivati a Fiumicino i 33 richiedenti asilo politico provenienti dall’isola greca di Lesbo. Lasciata ieri Mitilene, hanno fatto sosta ad Atene prima di ripartire per Roma. In mattinata, conferenza stampa in aeroporto
Giada Aquilino – Fiumicino
Diciassette ore e mezza circa. Tanto è durato il trasferimento dei 33 migranti dall’isola di Lesbo a Roma, dove sono arrivati all’aeroporto di Fiumicino poco prima delle 10, accompagnati dal cardinale Konrad Krajewski e dagli operatori della Comunità di Sant’Egidio. Un viaggio paradossalmente più lungo di un tragitto su un gommone di trafficanti che dalla costa turca all’isola greca può variare tra i 25 minuti e le 4 ore, come d’altra parte il prezzo che va dai 1.200 euro in su. Senza contare che in fondo quella tratta è solo una parte di un percorso, carico di rischi, che può durare anche anni.

La partenza da Moria

Eppure quest’avventura, cominciata ieri in pullman alle 17.22 dall’hot spot di Moria, è totalmente diversa per i 33 profughi richiedenti asilo politico. Innanzi tutto perché ha avuto subito una pausa per una cena di saluto all’isola, qualche foto, un intenso abbraccio agli amici rimasti a Lesbo. Poi di nuovo in autobus, fino all’aeroporto di Mitilene.

La sosta allo scalo di Atene

Quindi le procedure burocratiche con le autorità aeroportuali e la polizia, sempre assistiti da Daniela, Monica, Daoud, don Paolo di Sant’Egidio, che hanno fatto in modo che ogni documento fosse in regola. A seguire, il volo fino ad Atene e una notte trascorsa in aeroporto, secondo le disposizioni delle autorità greche: ore cariche di emozioni contrastanti, ma in fondo più leggere di tante altre.
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Il corridoio umanitario

C’è Essoessinam, detta Ester, ragazza cristiana che viaggia sola dal Togo. C’è l’afghano Said Mohammad, accompagnato dalla moglie e dalla figlioletta di 3 anni che proprio non ne vuole sapere di giocare a palla per ingannare il tempo. E poi c’è Kasra, altro bimbo afghano che è diventato la mascotte del gruppo col soprannome di “Ciccio”: a gennaio prossimo potrà festeggiare i suoi due anni in una nuova casa, grazie a un desiderio di Papa Francesco che lo ha condotto in Italia assieme agli altri e grazie al viaggio di queste ultime ore che altro non è che il frutto di un corridoio umanitario.


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