Uno studioso olandese ribattezza gli edifici sacri dell’Acropoli: Janric van Rookhuijzen dell’Università di Utrech ne scrive in un articolo sull’«American Journal of Archaeology»
Il vero Partenone molto probabilmente non è l’edificio che tutto il mondo conosce come tale, cioè il grande tempio della dea greca Atena che sorge sulla sommità dell’Acropoli di Atene. Lo sostiene l’archeologo olandese Janric van Rookhuijzen, dell’Università di Utrecht, in uno studio in uscita sul numero di gennaio 2020 della prestigiosa rivista «American Journal of Archaeology». A suo avviso, è più corretto attribuire il nome Partenone a un altro tempio dell’Acropoli, quello chiamato comunemente Eretteo, e in particolare alla sua famosa Loggia delle Cariatidi, la cui funzione è stata sempre un enigma.
Van Rookhuijzen ricorda che il grande edificio oggi conosciuto come Partenone era chiamato dagli antichi Greci Hekatompedon, cioè tempio «lungo cento piedi». Questo nome è menzionato in antiche liste d’inventario per designare la sala dove si trovavano l’enorme statua crisoelefantina (cioè di oro e avorio) della dea Atena, alta undici metri, e altri oggetti preziosi. Ma bisogna aggiungere che negli stessi documenti compare anche il nome Partenone, riferito tuttavia a un altro tesoro, comprendente antiche offerte del più vario genere, tra le quali spade persiane e strumenti musicali.
Gli archeologi hanno sempre ritenuto che anche il secondo tesoro si trovasse da qualche parte nel grande tempio oggi noto come Partenone, ma van Rookhuijzen, alla luce di testi e reperti antichi, ritiene di poter affermare che si tratta di una tesi insostenibile. In particolare l’archeologo olandese osserva che un antico testo romano, un itinerario di viaggio, si soffermava sull’attuale Eretteo e citava alcuni eccezionali oggetti custoditi al suo interno, dei quali abbiamo notizia solo nella già citata lista d’inventario del tesoro detto Partenone. Nessuno ha mai notato questa connessione, sostiene van Rookhuijzen, perché si dava per scontato che la sala del Partenone fosse nel tempio grande. A suo avviso però, di fronte a questo riscontro, «non c’è altra conclusione possibile: il Partenone era parte del tempio piccolo».
Quindi l’edificio comprendente le statue di alcune vergini, la famose Cariatidi, che sorreggono il tetto di una loggia, sarebbe stato indicato per secoli con un nome errato. «È estremamente logico — scrive l’archeologo olandese — che gli antichi Greci chiamassero una porzione di questo tempio Partenone, ossia “casa delle vergini”».
In attesa di vedere come sarà accolta la tesi di van Rookhuijzen dalla comunità accademica, un’altra studiosa dell’Università di Utrecht, Josine Blok, sostiene che questa scoperta può avere l’effetto di un «piccolo terremoto» sugli studi classici riguardanti Atene, poiché l’Acropoli era non soltanto il cuore della città sotto il profilo religioso, ma aveva anche una grande importanza politica. Attribuire una nuova identità ai suoi edifici può dunque determinare ripercussioni incalcolabili su piano scientifico.
https://www.corriere.it/cultura/19_dicembre_18/svolta-archeologia-tempio-cariatidi-vero-partenone-36dc163c-2165-11ea-bb3d-b320cfbfe3f2.shtml?fbclid=IwAR1Q8mKr_MskfG9MEI2seRtKI3t2heiXwdVe2FWaACFpWXZFxIDghBCFV9Y
https://www.corriere.it/cultura/19_dicembre_18/svolta-archeologia-tempio-cariatidi-vero-partenone-36dc163c-2165-11ea-bb3d-b320cfbfe3f2.shtml?fbclid=IwAR1Q8mKr_MskfG9MEI2seRtKI3t2heiXwdVe2FWaACFpWXZFxIDghBCFV9Y
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