Riassunto dell'opera.
Libro I In un tempo lontano ad Atene, quando ancora i Greci adoravano divinità legate alla sfera della natura, come il Sole, il Cielo e la Luna, regnavano saggiamente sulla città il re Iraklis e la moglie Artemis, legati da un profondo amore, al quale mancava solo la gioia di venire coronato da un figlio.
Dopo anni di attesa nasce la principessa Aretusa. Tra i consiglieri del re spicca Pezostratos, il più rispettato e stimato, che ha un figlio di nome Rotokritos, anch'egli molto saggio nonostante la giovane età, e tenuto in considerazione dal re quasi come fosse suo figlio. I due frequentano assiduamente la reggia e senza che se ne renda conto, il giovane si innamora di Aretusa. Nonostante la ragione respinga questo sentimento vince dentro di lui la passione. Ormai impossibilitato a nascondere i suoi sentimenti si confessa con l'amico Polidoros, che cerca in tutti i modi di metterlo in guardia dalle tragiche conseguenze che questo amore può portare nella sua vita e in quella del padre, dal momento che il re non avrebbe mai potuto accettare di dare in sposa l'amata e unica figlia a un uomo della sua condizione sociale. Per vincere la passione, Rotokritos decide di riversarla nel canto, e ogni notte, fino all'alba, si reca nei pressi della reggia e canta le sue pene con parole talmente dolci che commuovono chi le ode e soprattutto fanno innamorare la giovane Aretusa. Così come Rotòkritos ha come confidente l'amico, la giovane può contare sui consigli della propria balia, Frosìni, che cerca anch'essa di sedare sul nascere questa pericolosa passione. Ma Aretusa non è la sola ad apprezzare lo sconosciuto cantore, infatti Iraklis decide di mandare dieci guardie armate a invitare cantore a corte o eventualmente a catturarlo. Rotokritos con l'amico Polidoros, si scontra con le guardie e dopo averne uccise due si dà alla fuga. Si interrompono dunque le serenate notturne, e la giovane Aretusa se ne cruccia profondamente, dal momento che ha cominciato a convincersi che quegli struggenti canti d'amore fossero dedicati proprio a lei. Intanto Rotokritos, spaventato dal tentativo del re di catturarlo e non potendo più dare sfogo alla propria pena attraverso il canto, decide di partire per un viaggio in terra straniera, in compagnia del fido amico, che vede nell'allontanamento dalla principessa la possibilità che il sentimento si assopisca e svanisca. Prima di andarsene, Rotokritos lascia alla madre le chiavi della casetta del giardino, dove sono custoditi i testi delle cantate notturne e un ritratto dell'amata. Mentre i due si trovano all'estero, Aretusa passa le notti insonni e le giornate a discutere dei propri sentimenti con la balia, che sbigottita e inerme assiste all'inarrestabile crescita dell'amore, che consuma la giovane dentro e fuori, cosicché il padre, per dare una gioia all'amata figlia, decide di organizzare una giostra il Venticinque di aprile, alla quale sono invitati a partecipare i più valorosi cavalieri della contrada e dei regni limitrofi. Il premio del torneo sarà una corona dorata intrecciata dalle stesse mani della principessa. Capita che il padre di Rotokritos si ammali e viste la stima e l'amicizia che lo legano alla famiglia reale, riceve un giorno la visita della regina e della principessa, che si vogliono sincerare personalmente delle sue condizioni. La madre del nostro innamorato accompagna la principessa a spasso per il giardino, e orgogliosa ne mostra la bellezza, così orgogliosa che decide di mostrare alla giovane anche la casetta del figlio. Aretusa, spinta dalla naturale curiosità, sbircia dentro un armadio e vi trova non solo i testi delle canzoni che l'avevano fatta innamorare, ma anche il suo ritratto. Non vi sono dunque più dubbi, il misterioso poeta è Rotokritos, e i suoi dolci canti d'amore erano dedicati proprio a lei. Giunta anche all'orecchio del giovane la notizia della malattia del padre, i due amici tornano immediatamente in patria. Pezostratos è ormai fuori pericolo, ma un altro ben più grave male si abbatte sull'innamorato: non trova più i propri canti e il ritratto dell'amata, che Aretusa aveva portato via. La madre rivela a Rotokritos che l'unica ad aver messo piede lì dentro è proprio la principessa. Disperato chiede a Polidoros di recarsi a corte per capire se il re sia al corrente della cosa o meno. Il re non sa nulla, e il fido amico nota anzi che Aretusa è tutt'altro che contrariata, al contrario freme ad ogni parola che sia riferita all'innamorato. Polidoros cerca di celare all'amico il sentimento della principessa, perché la situazione non sfugga loro di mano. Riferisce che la giovane non ha detto nulla al padre, ma ha mostrato di essere offesa e adirata. Il piano però fallisce, perché la giovane fa mandare a Rotokritos, che si finge intanto malato, un dono: un canestro con quattro mele. Rotokritos capisce che l'amico ha mentito, e che il suo amore è probabilmente corrisposto.
Libro secondo.
Si avvicina il giorno della giostra, e Rotokritos è combattuto se parteciparvi o meno. Quanto più l'amico Polidoros cerca di dissuaderlo, (utilizza una motivazione intelligente, ovvero che se partecipasse al torneo e vincesse metterebbe a repentaglio la sua stessa vita, in quanto lo potrebbero identificare col valoroso cantore notturno, e i famigliari dei soldati uccisi chiederebbero giustizia), tanto più cresce nel giovane il desiderio di mettersi alla prova delle armi, e decide infine di partecipare. Arriva il momento tanto atteso. Si presentano al torneo quattordici cavalieri, tutti nobili e grandi guerrieri delle regioni circostanti: Dimofanìs, filgio del signore di Mitilene, Andròmachos, figlio del re di Nauplia, Filàretos signore di Modone, Iraklìs signore dell'Eubea, Nikostràtis signore di Macedonia, Drakòmachos signore di Coroni, Tripòlemos signore di Slavonia, Glikàretos il signore dell'Assia, Spithòliondas detto il Caramanita, Pistòforos il figlio del re di Bisanzio, Drakòkardos signore di Patrasso, Kiprìdimos figlio del re di Cipro, Rotokritos e infine Charìdimos il Cretese. I cavalieri sfilano fieramente davanti al palco del re e agli spalti mostrando le loro ricche vesti e armi e soprattutto gli emblemi che portano sugli elmi, che descrivono il loro carattere e i loro patimenti d'amore. Lo spettacolo è sontuoso e ricorda quelli delle corti italiane del Rinascimento. La festa viene guastata dalla lite scoppiata tra il Caramanita e il Cretese a causa della spada di quest'ultimo: Spithòliondas accusa l'avversario di portare ingiustamente quell'arma, poiché apparteneva a suo padre, e il padre del Cretese con la frode gliela sottrasse. Lo scontro non è rinviabile e si arriva al duello all'ultimo sangue, dal quale esce vincitore Charìdimos, per la gioia di tutti i presenti. La giostra viene rinviata al giorno successivo. L'indomani dunque si procede con la scelta dei tre cavalieri che dovranno affrontare gli altri in singoli duelli: sono Rotokritos, Charìdimos e Kiprìdimos. Dopo aver affrontato tutti gli altri si trovano proprio loro tre a contendersi la corona dorata intrecciata dalle mani di Aretusa. Vengono estratti i nomi dei due che dovranno scontrarsi, ed escono Rotkritos e Kiprìdimos. Il valoroso Cretese si allontana arrabbiato e deluso. Lo scontro è molto duro e l'intero pubblico rimane col fiato sospeso per il suo esito (e soprattutto palpita il cuore della principessa sugli spalti).
Alla fine è Rotokritos ad avere la meglio, e viene incoronato tra gioia incontenibile del pubblico. Libro terzo. Dopo la giostra per i due amanti diventa difficile continuare a nascondere, almeno all'amato o all'amata, il proprio amore. I segni esteriori dei patimenti di Aretusa fanno preoccupare il re e la regina, che domandano all'amata figlia quale ne sia la causa. La ragazza dissimula le reali motivazioni ed evita di rispondere alle domande. Solo con Frosini continua a confessarsi e a piangere le sue pene d'amore. Per quanto riguarda Rotokritos la situazione non è di tanto migliore, anch'egli si scioglie nel dolore e nel desiderio: a nulla gli è valso vincere il torneo e la corona intrecciata da Aretusa, quell'oggetto gli ricorda la ragazza e lui non fa che passare le ore a contemplarlo. L'iniziativa la prende la giovane, che trova il luogo adatto dove incontrare l'amato in modo onesto, ovvero una stanza che si trova sotto quella da letto di Aretusa e confina con il magazzino delle granaglie, da cui la separa un muro con una finestra al centro, piccola e con una grata. Quando arriva il momento esprime alla nutrice il desiderio di incontrare il giovane e di confessargli il suo amore, come unica possibile cura al dolore che l'attanaglia. In un primo tempo la nutrice rifiuta recisamente di essere messa in mezzo a questa questione, ma accetta poi, preoccupata per le condizioni della giovane, sempre più consumata e disperata, tanto che dà in escandescenze a qualunque tentativo di opposizione al suo piano. Arriva dunque il tanto atteso incontro, la tanto attesa confessione del loro reciproco amore, un incontro tutto fatto di sospiri e lacrime di dolore e dolcezza. Gli incontri continuano ogni notte e durante uno di questi il giovane innamorato si fa più ardito e chiede alla fanciulla il permesso di toccarle una mano. La giovane risponde che ciò non potrà accadere finché il padre di lei non le darà il permesso, e che dunque Rotokritos vada dal suo di padre e gli domandi di intercedere per lui e di chiedere al re la mano della figlia. Trova egli dunque il coraggio di chiedere al padre di parlare con il re. Sulle prime Pezostratos gli dà del pazzo, ma poi cede per amore del figlio. La furia del re è però grande: il vecchio consigliere viene cacciato dalla corte e gli viene ordinato di non fare più ritorno, mentre Rotokritos viene condannato all'esilio. Gli ultimi due incontri notturni con Aretusa si consumano tre le lacrime e le promesse d'amore. La giovane, come pegno, dona a Rotokritos un anello, che porti sempre con lui in suo ricordo e in ricordo del suo amore fedele: essa ha infatti giurato che rifiuterà di sposare chiunque le sarà proposto, al di là delle conseguenze a cui porterà questa scelta. Si lasciano dopo essersi giurati amore eterno. Giunge il giorno della partenza, Rotokritos saluta l'amico Polidoros, il padre afflitto, la madre inconsolabile e parte per l'esilio. Libro quarto. Il re, una volta partito Rotokritos, d'accordo con la moglie, decide che è arrivato il momento di sposare Aretusa con un pretendente del suo rango, di modo da spegnere subito la fiamma di quell'amore sconveniente. Aretusa, ancora ignara di ciò che sta per abbattersi su di lei, una mattina si sveglia da una notte agitata. Ha fatto un sogno: si trovava sola su una barchetta mentre all'improvviso si addensava intorno la tempesta con tuoni e fulmini; le onde erano così impetuose che la bagnavano fino al petto e infine fecero affondare la barchetta; il cielo si faceva ancora più oscuro e la giovane stava per annegare e cominciò a gridare aiuto, al che comparve una luce nel cielo che con voce dolce le diceva di non temere e come una forza la sollevava dalle onde e la adagiava in acque calme e basse; disorientata, non sapeva dove andare, continuava a gridare aiuto. Quando si sveglia tenta con la nutrice di dare un'interpretazione al sogno, perché la giovane è disperata e considera ciò che ha visto una cattiva premonizione per quanto riguarda l'amato. Frosìni la distoglie da questi pensieri e la convince in primo luogo che coloro che credono ai sogni sono degli scriteriati, e in secondo luogo che il mare grosso e la tempesta sono le difficoltà, e la luce la speranza e il matrimonio, ma il fatto che infine si trovi ancora nell'acqua dimostra che Rotokritos non è l'uomo giusto per lei. La giornata scorre tranquilla finché non giunge notizia che sono arrivati da Bisanzio alcuni messaggeri con la proposta di matrimonio del loro principe, e il re è intenzionato ad accettare. Aretusa viene convocata a corte e alla sua risposta negativa, giustificata con desiderio di rimanere vicino ai genitori e di non essere costretta a vivere lontano dalla sua patria, il re furioso decide di gettarla un carcere insieme alla nutrice, considerata complice. Soffrono i due amanti nella lontananza; Rotokritos si trova in Eubea in esilio e riesce a mandare notizie di sé all'amico Polidoros, il quale riesce a farle giungere all'orecchio dell'innamorata, e manda all'amante le notizie della drammatica situazione della giovane. Passano così tre anni e poi il quarto, senza però che si affievolisca il loro amore. Sul finire del quarto anno le terre di Iraklis vengono invase dai Valacchi guidati dal re Vladistratos. Atene viene cinta d'assedio e suo territorio saccheggiato e incendiato. Rotokritos decide allora di tornare in patria sotto mentite spoglie e aiutare il suo re a sconfiggere gli invasori. Grazie al sortilegio di una maga, che muta il suo aspetto, torna ad Atene e aiuta l'esercito in varie occasioni e nella più cruenta battaglia, nella quale viene ferito l'amico Polidoros, salva la vita dello stesso Iraklis, conquistando così la sua fiducia. La situazione tra i due eserciti è in stallo ed infine i due re decidono che si sfidino due campioni e che si decidano in questo modo le sorti della guerra. Rotokritos è il campione di Atene mentre per i Valacchi è Áristos, nipote del re ed eccellente cavaliere. Il duello all'ultimo sangue rimane incerto fino alla fine, e i due contendenti si feriscono gravemente a vicenda, ma mentre Rotokritos, creduto morto, riprende conoscenza, il giovane valacco spira tra le braccia di Vladistratos. Il canto si conclude con le esequie e il ritiro dell'esercito sconfitto. Libro Quinto Il re di Atene convoca a corte i migliori medici dei suoi possedimenti per curare Rotokritos, che passa alcuni giorni tra la vita e la morte steso sul letto di Aretusa, la quale in carcere si strugge senza sapere che il suo amato è così vicino. Anche Polidoros, ripresosi dalle proprie ferite, si reca dal misterioso cavaliere, e con dolcezza gli parla dell'amico esiliato. Rotokritos sorride di gioia dentro di sé, ma non rivela nemmeno a lui la propria identità. Una volta tornato in forze, Rotokritos viene convocato dal re, che gli propone di essere adottato e di diventare erede dei suoi possedimenti, poiché è ormai vecchio ed è così grato al giovane per avergli salvato il regno e la vita che è pronto a donargli tutto ciò che è in suo possesso. Il cavaliere rifiuta e avanza un'altra proposta: poiché per fama conosceva la bellezza e la leggiadria della principessa, la ricompensa che desidera è la mano della giovane. Il re mette in guardia Rotokritos sulla cocciutaggine di Aretusa, che infatti caccia i messaggeri del re e poi si rifiuta di indossare i bei panni che il re le fa mandare e al primo incontro si fa beffe dello straniero e non ascolta nemmeno ciò che ha da dire. Andandosene però, il giovane lascia a Frosini l'anello che Aretusa gli aveva lasciato alla sua partenza per l'esilio. Dopo una notte di angosciosi pensieri sulla sorte dell'amato, Aretusa manda a dire che concede un altro incontro allo straniero. Il giovane naturalmente accetta e l'indomani mattina, da solo questa volta, si reca alle prigioni. Non ancora appagato dalle prove di fedeltà dell'amata, decide di aspettare a rivelare la propria identità, dicendo alla giovane che l'anello lo ricevette in punto di morte da un valoroso che trovò ferito in una selva. Aretusa cade svenuta tra le braccia della nutrice, e piangendo invoca il nome dell'amato e la sua morte, unico modo ormai per coronare il loro sogno d'amore. Infine, sentendo queste parole, il giovane si lava il viso con l'acqua magica che gli aveva dato la maga che gli fece l'incantesimo, e rivela la sua vera identità. Gioisce la giovane e finalmente il riso ricompare sul suo viso. Aretusa decide di andare subito dal padre a informarlo che accetta la proposta di matrimonio dello straniero, mentre Rotokritos si bagna nuovamente con l'acqua incantata e riacquista le sembianze dello straniero: hanno deciso di aspettare di essere davanti a tutta la corte, che era già stata convocata alla notizia che la principessa ha accettato di sposare il giovane, per rivelare l'identità del cavaliere. Giunti di fronte al re, alla regina e alla corte (anche Polidoros, Pezostraos e la madre di Rotokritos sono presenti), Aretusa accetta la proposta di matrimonio dello straniero. Il re è al settimo cielo, così come la regina, solo il fedele amico piange dentro di sé pensando al compagno lontano in esilio. Dopo aver ascoltato le parole della giovane, lo straniero fa avvicinare i genitori di Rotokritos e parla rivolto al re. Inizialmente nessuno capisce il senso delle sue parole, ma questo si fa chiaro quando si lava con l'acqua incantata e mostra le sue vere sembianze. Il padre e la madre corrono ad abbracciare il figlio che hanno pianto così tanto. Il giovane ottiene il perdono dal re e, visto il suo valore, viene accettata la sua proposta di matrimonio. E così, dopo tante traversie e sofferenze, il sogno d'amore di Aretusa e Rotokritos si fa realtà: i due regnano con giustizia e amore verso i sudditi e la loro vita sarà allietata dalla nascita di molti figli.
Fonte: http://tesi.cab.unipd.it/59552/1/Davide_Peterle_2018.pdf
Δεν υπάρχουν σχόλια:
Δημοσίευση σχολίου