Τετάρτη 11 Δεκεμβρίου 2019

L’Ue sotto il ricatto turco: ora non difende la Grecia

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C’è molta preoccupazione in Grecia per le ultime mosse turche.
Atene già questa estate guardava con sospetto alla posizione di Ankara sulla querelle relativa agli idrocarburi a largo delle coste cipriote. La Turchia infatti ha avanzato pretese per via della presenza a Cipro di uno Stato turcofono, di fatto controllato da Ankara, sorto dopo l’invasione del 1974. La Grecia, che per ragioni culturali e politiche è molto vicina al governo cipriota riconosciuto a livello internazionale e membro dell’Ue, ha subito condannato le iniziative di Erdogan. Adesso, con la sottoscrizione dell’intesa tra Libia e Turchia sui confini marittimi, Atene sente ancor di più minacciati i propri interessi.

I timori di Mitsotakis

Già alcuni giorni prima degli annunci di Erdogan sulle intese con il premier libico Al Sarraj, il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis aveva espresso le sue preoccupazioni sulla Turchia. Nel corso della conferenza stampa congiunta tenuta a Palazzo Chigi con Giuseppe Conte, a margine del bilaterale tra i due, Mitsotakis ha espresso tutta la sua insofferenza: “La Turchia continua a comportarsi in maniera aggressiva e senza sbocco nell’Egeo – ha dichiarato il premier ellenico in quella occasione – Ankara estende le sue violazione nella Zona economica esclusiva di Cipro calpestando il diritto internazionale nel Mediterraneo orientale”.
Un triste presagio di quanto accaduto poi pochi giorni dopo: la visita di Mitsotakis a Roma è stata infatti lo scorso 27 novembre, nei primi giorni di dicembre invece Erdogan ed Al Sarraj hanno stipulato l’intesa sui confini marittimi. Con le sue parole di condanna all’aggressività turca, il capo dell’esecutivo di Atene si riferiva alle provocazioni di Ankara in merito la questione degli idrocarburi a largo di Cipro e, come detto in precedenza, alle pretese turche sulla zona. I nuovi confini marittimi ed i nuovi accordi tra Turchia e Libia non erano in quel giorno stati resi noti.
Chiaro dunque come Mitsotakis adesso, a maggior ragione, ha ancora più profonde preoccupazioni per quanto sta avvenendo nel Mediterraneo orientale e per gli interessi nazionali di Atene.

L’Ue non riesce a difendere le ragioni greche

Con le nuove Zee, le Zone Economiche Esclusive, tracciate da Erdogan ed Al Sarraj, le acque territoriali greche vengono staccate dalla Zee cipriota e dalle acque territoriali di Nicosia. Un problema che per la Grecia è politico, visto il distacco fisico con Cipro, oltre che economico: il Paese ellenico potrebbe riscoprirsi sempre più isolato nel contesto del Mediterraneo orientale e dunque tagliato fuori dai gasdotti risalenti dal medio oriente. Un problema che ovviamente, in ambito Ue, è anche cipriota. Per questo Atene, alla vigilia del consiglio degli affari esteri dell’Unione Europea tenuto lunedì a Bruxelles, ha chiesto una precisa presa di posizione al vecchio continente: “Ho chiesto la condanna esplicita dell’accordo – ha dichiarato Nikos Dendias, ministro degli esteri greco – la previsione di un quadro di sanzioni eventualmente per la Turchia e il governo di Tripoli qualora non rispettassero il diritto internazionale, e, naturalmente, il sostegno dell’Ue alla Grecia e a Cipro”.
Un problema per gli interessi greci e ciprioti rappresenta una minaccia ovviamente anche per l’Ue. Ma al momento da Bruxelles non sono uscite mosse volte a pretendere un dietrofront da Erdogan. E non c’è da sorprendersi: già questa estate, quando Grecia e Cipro hanno posto il problema delle pretese turche sugli idrocarburi, l’Ue ha imposto piccole sanzioni decisamente non in grado di scalfire le posizioni di Ankara. Anzi, per tutta risposta la Turchia ha ammonito che, in caso di ulteriori sanzioni, si era pronti a far transitare verso l’Europa migliaia di profughi siriani.
Dal consiglio degli affari esteri dell’Ue di lunedì, sono uscite parole di condanna alle ultime iniziative turche e poco più: “Mi auguro in una posizione unitaria di condanna verso la Turchia da parte dei paesi europei” ha dichiarato il nuovo responsabile della politica estera comunitaria Joseph Borrell. Tuttavia, è stato lo stesso politico spagnolo ad ammettere che ancora “oggi non è ancora questione di sanzioni nei confronti della Turchia”. In parole povere, tutti sono d’accordo nel condannare le azioni di Erdogan, ma oltre a questo non è pervenuta alcuna concreta proposta volta a far indietreggiare il “sultano”. Il quale, dal canto suo, con la questione migratoria sa bene come poter tenere ancora sotto scacco Bruxelles e le principali cancellerie europee.
Mauro Indelicato

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