“A maggio nei campi c’erano 7 mila persone; oggi ce ne sono oltre 15 mila con 800 bambini non accompagnati. Non c’è così per loro speranza oggi. Si ferma in Grecia. Vivono in disagio e condizioni drammatiche. Un problema ed una vergogna per l’Europa…”.
Le parole dell’elemosiniere di Papa Francesco, il cardinale Krajewski, dopo la visita a Lesbo di qualche giorno fa, sono abbastanza eloquenti e descrivono un’emergenza umanitaria che come Oxfam dal 2015 affrontiamo ogni giorno nelle isole greche, per fornire a chi è intrappolato qui, assistenza legale e informazioni a tutela dei propri diritti. Nel cuore di quella Fortezza Europa, che continua a negare come effetto dell’accordo con la Turchia, il diritto di asilo a migliaia di disperati, in buona parte donne e bambini, che lungo la rotta del Mediterraneo centrale, fuggono dalla guerra, in cerca della possibilità di ricostruirsi una vita.
Intrappolati fino a 2 anni in un limbo senza diritti
Non importa se sono donne o bambini, non importa da dove vengono e perché sono stati costretti a fuggire da un Paese in macerie come la Siria. Alle persone che cercano protezione e un futuro in Grecia viene regolarmente negato l’accesso a una procedura di asilo equa.
Una fotografia scattata dal nuovo rapporto diffuso oggi da Oxfam e Greek Council for Refugees (GCR), che evidenzia la negazione dei diritti di cui sono vittime migliaia di persone vulnerabili, traumatizzate dagli orrori della guerra, intrappolate in “hotspot” sovraffollati in condizioni disumane, dove non hanno accesso a tutela legale, supporto psicologico e alle informazioni minime per poter far valere i propri diritti.
Basta guardare i dati. Dopo l’accordo Ue-Turchia, il numero di domande è schizzato alle stelle con una media di circa 5.500 richieste di protezione internazionale presentate ogni mese nel 2018, cinque volte di più rispetto al 2015. Solo a Lesbo, le domande di asilo sono triplicate tra il 2016 (5.000) e il 2018 (17.270). Ogni richiesta impiegava in media 8 mesi e mezzo per essere presa in carico l’anno scorso, ma si è arrivati e si arriva tutt’ora anche a 2 anni.
A Lesbo 30 avvocati per 23 mila richieste di asilo
Già perché nel 2019 la situazione non è certo migliorata, anzi. Al massimo durante l’anno a Lesbo erano presenti 30 avvocati, che fornivano consulenza legale gratuita ai richiedenti asilo, a fronte 23 mila nuovi arrivi.
Calcolando che per la complessità delle normative e il numero di casi pendenti, ogni avvocato poteva farsi carico di 10 richieste alla settimana, si ha l’esatta misura di una situazione in cui parlare di negazione di diritti è un eufemismo. Ovvie quanto tragiche le conseguenze.
A Moria metà dei migranti costretti all’aperto o in alloggi di fortuna
Nel campo di Moria a Lesbo - dopo che gli episodi che quest’estate hanno causato la morte di vittime innocenti - uomini, donne e bambini già vulnerabili vivono nella paura che nuovi episodi di violenza possano esplodere da un momento all’altro.
Solo sull’isola tra agosto e settembre sono arrivate 8.500 persone su una popolazione di 85 mila abitanti, una media di 140 al giorno. A causa della mancanza di spazi all’interno del campo, nel freddo dell’inverno, quasi la metà delle persone si sono ritrovate costrette a vivere negli ultimi mesi nelle aree non ufficiali intorno all’hotspot, in tende improvvisate o direttamente all’aperto in mezzo alla sporcizia. E tra loro ci sono anche famiglie con bambini piccoli, mentre le strutture idriche e igieniche sono del tutto insufficienti, con una doccia per 230 persone e una toilette per 100 persone nella zona adiacente al campo.
Un piano di centri di detenzione nelle isole per dissuadere gli arrivi
Tutto questo continua ad avvenire sebbene la Grecia sia stata condannata in diversi casi davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo per la mancanza di informazioni fornite ai richiedenti asilo e la conseguente mancanza di soluzioni messe in campo per risolvere una situazione sempre più insostenibile. Ma invece di trovare una soluzione che non peggiori ulteriormente le cose, si sta assistendo a un inasprimento delle normative, dopo il voto del Parlamento greco di qualche settimana fa.
Con il Governo che ha annunciato la realizzazione di veri centri di detenzione nelle isole per il 2020, che potrebbero intrappolare le persone nelle isole per periodi ancora più lunghi. Indebolendo così ulteriormente le garanzie fondamentali dei sistemi di accoglienza e di asilo. La detenzione generalizzata e prolungata viene così utilizzata come mezzo per dissuadere persone vulnerabili a raggiungere l’Europa. Nonostante bambini e famiglie in fuga da Paesi dilanianti dalla guerra, rappresentino la maggioranza dei disperati intrappolati in quest’inferno.
L’Unione Europea si ricordi cosa significa tutelare la dignità delle persone
Di fronte a questa situazione, sempre più paradossale, chiediamo perciò al governo greco e all’Unione europea di adottare immediatamente misure per garantire che le persone in cerca di protezione in Grecia abbiano accesso a una procedura di asilo equa, efficace e trasparente.
La Grecia deve adempiere ai propri obblighi ai sensi della legislazione nazionale e dell’Ue, in materia di fornitura di informazioni e assistenza legale ai richiedenti asilo, assegnando finanziamenti supplementari e assumendo più avvocati, personale e interpreti. Servono, in altre parole, misure e stanziamento di fondi, in grado di restituire a decine di migliaia di disperati la speranza di essere arrivati in un continente, che ha ancora il senso di ciò che significa rispettare la dignità delle persone. Un concetto, una pratica, che sembra essersi smarrito assieme al nostro senso di umanità.
https://www.huffingtonpost.it/entry/lemergenza-migranti-in-grecia-disumanita-nel-cuore-delleuropa_it_5dea85c2e4b0913e6f8f964c
Δεν υπάρχουν σχόλια:
Δημοσίευση σχολίου