Il sito archeologico di Sibari è ubicato sulla costa Ionica della Calabria a breve distanza dalla foce del Fiume Crati, nella frazione Sibari del comune di Cassano all' Jonio nella provincia di Cosenza.
L' antica Sybaris fu fondata fra il 710-720 a.C. da un gruppo di Achei provenienti dal Peloponneso. Strabone attesta la ricchezza e la potenza di Sibari che estendeva il suo dominio su gran parte del territorio circostante.Questa parte del territorio calabro, nota topograficamente come sibaritide vide il sorgere, lo sviluppo e l'espansione e poi il declino della grande polis di Sibari ; qui furono impiantati, in epoche successive alla distruzione della città greca, sovrapponendosi in parte alle sue rovine, prima il centro ellenistico di Thurii e poi quello romano di Copia . Questa eccezionale stratificazione fa di Sibari uno dei siti più estesi ed importanti del Mediterraneo di età arcaica e classica.(vedi di più su archeocalabria.beniculturali.it), tanto che viene chiamata l'altra Pompei, che però versa in quasi completo stato di abbandono, una vergogna !! Per raccontarvi lo splendore e il declino di questa potenza dell'antichità vi proponiamo un avvincente ed interessante articolo di Felice Diego Licopoli pubblicato il 29 settembre 2014 sul sito del consiglio regionale della calabria.
Sibari: splendore e declino della più potente colonia della Magna Grecia
Esiste una minuscola cittadina, proprio là, nella zona meridionale del golfo di Taranto, che oggi è soltanto una frazione del comune di Cassano allo Ionio, in provincia di Cosenza, una cittadina che preserva tutt’ora le vestigia del suo grandissimo ed ancestrale passato, in cui dominò fondando un fiorente impero, nonché l’importantissima colonia di Poseidonia, che per i romani divenne Paestum.Si tratta di Sibari, colonia fondata dagli Achei e dagli abitanti provenienti dalla polis di Trezene, divenuta col tempo il più importante e prospero centro della Magna Grecia. Essi approdarono lungo la costa calabrese intorno al 720-710 a. C. e fondarono la città coprendo un ampio territorio interno, ideale per la coltivazione di cereali; intorno a codesto territorio poi, vi erano delle dolci colline, sulle quali fiorivano i vigneti, e dalle aree montuose circostanti si potevano ricavare innumerevoli prodotti come lana, miele, cera bitume, legno ed argento, materiale quest’ultimo in abbondanza nelle miniere circostanti.
La dolce vita dei sibariti. Era di gran lunga la più popolosa, la più potente, la più ricca tra le colonie achee
I sibariti erano molto legati alla città di Mileto, in Asia Minore, dalla quale acquistavano soprattutto porpora, che lavoravano successivamente nei laboratori, creando così dei tessuti di pregiata qualità, che venivano acquistati dai popoli d’élite della penisola italica, come gli Etruschi, la potenza egemonica per eccellenza del periodo. L’abbondanza, il lusso ed il comfort la facevano da padroni presso i sibariti, di cui si diceva che imbastissero interminabili banchetti dove si degustava del cibo raffinato, e che usassero addirittura gli orinali, di cui si attribuiva loro l’invenzione, insieme a quella delle vasche da bagno. Questi banchetti erano poi allietati dalle cosiddette “Favole sibaritiche”, racconti che i commensali esponevano facendo a gara per quale fosse il più divertente ed interessante, dimodoché gli altri ne godessero.
Famosa era la cosiddetta “triphè”, la dolce vita di Sibari, dove le strade erano coperte per non permettere ai raggi del sole di disturbare il dolce sonno degli abitanti. E’ risaputo inoltre che gli abitanti evitassero che i rumori potessero turbare la propria tranquillità, pertanto bandirono fuori le mura i maniscalchi ed i falegnami, e non era permesso neppure l’allevamento di galli. Inoltre, sempre gli abitanti, organizzavano i giochi in onore agli dei, come si faceva ad Olimpia, proprio per non dover sforzarsi di mandare i propri atleti a gareggiare nella città greca. Secondo lo storico Diodoro Siculo, la potenza della città era attribuibile all’inclusione di nuovi immigrati, per un ammontare di circa centomila uomini, in tutta la città; tra di essi, numerosi erano gli autoctoni di origine italica, per un territorio di circa cinque chilometri quadrati.
Successivamente la città si espanse, arrivando a controllare un’enorme porzione di territorio, divenendo così un vero e proprio impero. Secondo lo storico e geografo Strabone, l’impero sibarita comprendeva 25 città, tra cui le stesse colonie e quattro comunità prive di un centro urbano. Proprio grazie a questa politica espansionistica, le fonti antiche enunciano un numero di 300.000 fanti e 5.000 cavalieri tra l’esercito sibarita La crescita della città, aveva portato in poco tempo alla creazione di vere e proprie sub-colonie, come Poseidonia, (l’odierna Paestum), Laos e Scidro. Sulla costa ionica del Metaponto. In seguito si alleò con Crotone, contro la città di Siri, in modo da distruggerla ed annettere i suoi fertili territori. Al massimo della sua espansione, l’impero sibarita si estende a sud fino alla foce del fiume Traente, al confine con Crotone, e a nord fino alla piana del fiume Sinni ,e sul Tirreno invece fino a Temesa e Terina, formando così un vastissimo territorio, le cui dimensioni non avevano pari nel mondo occidentale ed in tutta la storia ellenica.
Ma, come fu destino di tutti i grandi imperi della storia, anche Sibari, purtroppo vide il proprio tramonto. La politica espansionistica della città, nonché la condotta lussuriosa, preoccupava la vicina Crotone, dove vigeva il moralismo dettato dalla scuola di Pitagora, nonché la stessa città ambiziosa e famelica di nuovi territori, desiderava annettere i fiorenti territori di Sibari ad essa. Gli attriti tra le due città cominciarono nel 520 a.C., quando a Sibari dominava l’egemonia del tiranno Telis, il quale, raggiunto il potere con l’appoggio di alcuni aristocratici ed avendo così scalzato il governo in carica, confiscò i beni di cinquecento cittadini tra i più ricchi della città e li mandò in esilio, ed essi trovarono così asilo tra le mura di Crotone, presso gli oligarchici pitagorici al governo della città.
Gli scontri culminarono in una grande battaglia avvenuta nel 510 a.C, nei pressi del fiume Traente, dove i due contingenti si scontrarono furiosamente, e la battaglia volse a favore dei crotoniati, guidati dal celeberrimo atleta Milone. La leggenda racconta che la cavalleria sibarita fu in grande svantaggio, poiché i cavalli erano abituati a danzare al suono del flauto, divenendo così inerti di fronte alla cavalleria crotoniate. Erodoto narra che l’esercito crotoniate entrò vittorioso a Sibari, costringendola alla resa; la città venne rasa al suolo, e venne deviato il corso del fiume Crati, affinché la città fosse sommersa dall’acqua e di essa non restasse traccia.Ma, come fu destino di tutti i grandi imperi della storia, anche Sibari, purtroppo vide il proprio tramonto. La politica espansionistica della città, nonché la condotta lussuriosa, preoccupava la vicina Crotone, dove vigeva il moralismo dettato dalla scuola di Pitagora, nonché la stessa città ambiziosa e famelica di nuovi territori, desiderava annettere i fiorenti territori di Sibari ad essa. Gli attriti tra le due città cominciarono nel 520 a.C., quando a Sibari dominava l’egemonia del tiranno Telis, il quale, raggiunto il potere con l’appoggio di alcuni aristocratici ed avendo così scalzato il governo in carica, confiscò i beni di cinquecento cittadini tra i più ricchi della città e li mandò in esilio, ed essi trovarono così asilo tra le mura di Crotone, presso gli oligarchici pitagorici al governo della città.
Le rovine dell’antica città furono rinvenute negli anni Sessanta, sotto quattro metri di depositi alluvionali. Nel 2013 un alluvione li ha coperti nuovamente di fango. La città di Sibari, lascia la sua incisione grande muraglia della Storia come una delle più importanti e sfarzose città del mondo occidentale, il cui periodo storico di oltre duecento anni trascorse proprio qui, nella nostra Calabria, onorando così questa regione bellissima e sventurata allo stesso tempo.
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